Il giorno dopo la condanna, al fianco di Chiara Appendino si schierano sindaci di mezza Italia, da nord a sud. La prima cittadina di Torino è stata condannata per la tragedia del 3 giugno 2017, quando tra la folla che assisteva alla finale di Champions League in piazza San Carlo si scatenò il panico per colpa di alcuni rapinatori che usavano spray urticanti. Due donne persero la vita, i feriti furono oltre 1600. Per Appendino mercoledì è arrivata una condanna a un anno e sei mesi in primo grado (con rito abbreviato) per omicidio, lesioni e disastro colposi.
La sindaca ha reagito chiedendo “una sana riflessione sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti”. Un ragionamento che è stato condiviso e rilanciato dai primi cittadini delle principali città italiane. La prima a farlo è stata la collega 5Stelle Virginia Raggi (“Chiara, ne uscirai a testa alta. Serve una riflessione sulle responsabilità degli amministratori pubblici”), ma il tema è stato sollevato in modo trasversale a partiti e movimenti.
Anche i dem Beppe Sala e Giorgio Gori, non tacciabili di simpatie grilline, si sono espressi in termini molto simili. Il sindaco di Milano condivide il bisogno di ripensare le tutele per i decisori pubblici. La solidarietà l’ha inviata via twitter: “Non ho strumenti per entrare nel merito della sentenza di condanna. Mi spiace però per una persona di cui sono collega e amico. Ed è corretto il suo stimolo a una riflessione sul ruolo del Sindaco e sui rischi a cui si va incontro”.
Gori, primo cittadino di Bergamo, ha mandato un messaggio ancora più netto: “Piazza S. Carlo fu un grande dolore, ma la condanna di Chiara Appendino per i fatti di quella notte dimostra l’assurdità di una legge che scarica sui sindaci responsabilità cui non possono far fronte. Ha tutta la mia solidarietà”. Il tema è molto sentito dagli amministratori. L’ha rilanciato anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, interpellato anche nel suo ruolo di presidente di Anci (l’associazione dei comuni italiani): “Mi sembra che il sindaco sia il capro espiatorio – ha detto in un’intervista alla Stampa–. Qualcuno ha spruzzato uno spray per derubare le persone che erano in piazza, non capisco che responsabilità può avere un amministratore visto che non ha competenze sull’ordine pubblico. Sono convinto che tra qualche anno non troveremo nessuno disposto a candidarsi, nei piccoli centri è già così”. Parole cui si aggiungono quelle di Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, anche lui del Pd: “Siamo tutti sconvolti per questa sentenza. Serve una seria modifica del Testo unico Enti locali rispetto alle responsabilità dei primi cittadini. Non può essere sempre il sindaco a pagare per tutti, altrimenti davvero non si vorrà candidare più nessuno. Come Anci stiamo pensando a un’iniziativa in tal senso”.
Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, da magistrato ha conosciuto anche l’altro lato della trincea. Anticipa il suo ragionamento con una premessa “doverosa”: “Per esprimere un parere su una sentenza bisogna conoscere gli atti giudiziari, in particolare per una vicenda dolorosissima come questa”.
Poi spiega: “Io pongo un tema generale, dopo 10 anni di esperienza a Napoli. Il sindaco si trova in una situazione ai limiti della responsabilità oggettiva. Viene chiamato a rispondere di qualsiasi incidente, quasi fosse un demiurgo. La distinzione tra livello amministrativo e politico non sempre è lineare. Così rischiamo che ci venga attribuita qualsiasi responsabilità, anche se cade un cornicione o un ramo da un albero. Considerata anche la situazione economica delle metropoli che dobbiamo governare, credo serva davvero una riflessione su questo tema”.