Ci sono vari modi per suicidarsi: l’aspide, la cicuta, il gas, il cappio, il balcone, la finestra, il ponte, la clinica svizzera, i barbiturici, le vene tagliate nella vasca da bagno, il topicida, la pasticca di cianuro. Tutti tragici, ma rispettabili. Il meno onorevole è consegnarsi volontariamente al carnefice pensando o raccontando che così lo si migliora e lo si controlla. Eppure è la strada che, secondo indiscrezioni, pare abbiano scelto Grillo e parte dei 5Stelle poche ore dopo che i gruppi parlamentari che avevano deciso (a maggioranza ampia al Senato e più risicata alla Camera) di non appoggiare il governo Draghi.
Intendiamoci: il carnefice non è Draghi, che anzi s’è accollato una bella gatta da pelare. I carnefici sono i compagni di strada che si ritroverebbero accanto i 5Stelle con l’insano gesto. Draghi non è un drago sceso dal cielo che ripulisce, con un colpo di coda e di spugna, le lordure di un Parlamento pieno di voltagabbana, sciacalli e squali. Anche lui, come Conte e come tutti, dovrà far fuoco con la legna che c’è per trovare una maggioranza, possibilmente più ampia di quella che ha sbarrato la strada a Conte malgrado la fiducia appena ottenuta alla Camera e al Senato.
E lì, quando inizieranno le consultazioni “vere”, rinviate per due giorni per frollare partiti e coalizioni per sfinimento, finirà la truffa del governo “tecnico uguale neutro”. I governi tecnici sono quanto di meno neutro e più politico esista: decidono anch’essi dove indirizzare i nostri soldi e ora anche quelli dell’Ue, l’economia, la finanza, la giustizia, il lavoro, la sanità, l’istruzione, la cultura, i diritti. Quando il polverone della crisi si sarà depositato insieme ai fiumi di bava e saliva dei media per SuperMarioBros, l’equivoco si scioglierà. Ogni partito detterà a Draghi le sue condizioni e tutti capiranno che non esistono salvatori della Patria né uomini della Provvidenza né governi, premier o ministri asessuati (mica sono angeli). Il sesso dipende da chi li vota e da cosa fanno. Invece per Draghi “basta la parola”, come per il confetto Falqui, e chissenefrega dei contenuti. Come se esistessero premier multiuso per tutte le stagioni, gli stomaci e i palati (è l’accusa che si faceva a Conte, che però prima governò con la Lega e poi col Pd, ma sempre con maggioranza 5S,e in tempi diversi: non contemporaneamente). Come se i governi nascessero da un bel curriculum, anziché dalla volontà e dai programmi di una coalizione. E meno male che era Conte quello “senz’anima”.
Vediamo le 4 alternative di Draghi.
Governo giallorosa-bis. Includerebbe M5S, Pd e LeU, che si ritufferebbero nelle grinfie dell’Innominabile, di nuovo decisivo, come se questi 17 mesi di sevizie non fossero bastati.
Ammetterebbero che il problema era Conte (non una grande idea per chi lo vuole candidato premier). E ricomincerebbero a litigare su Mes, giustizia, reddito, bonus, autostrade ecc.
Governo Ursula. Terrebbe insieme M5S, Pd, LeU, FI, Iv, Bonino e Calenda. Tutta gente col pelo sullo stomaco abituata da anni a inciuciare e a far digerire di tutto ai rispettivi elettori (reali o virtuali), con un’eccezione: i 5Stelle. Che con tutti possono governare, fuorché col pregiudicato amico dei mafiosi e con l’irresponsabile che ha rovesciato Conte per espellerli dal consorzio civile, cancellare le loro riforme, sputare sulle loro bandiere, radere al suolo ogni loro traccia e spargervi il sale misto al veleno dei Calenda & Bonino. Se Di Maio restasse ministro con berlusconiani e renziani, qualcuno potrebbe domandargli perché nel 2018 rinunciò a fare il premier per rifiutare non l’alleanza, ma una semplice telefonata con B. E giungerebbe alla conclusione dei peggiori detrattori dei “5S pronti a votare qualunque roba pur di salvare la poltrona”. Intanto, soli soletti all’opposizione, Salvini e Meloni griderebbero all’attentato alla democrazia, lucrerebbero consensi su ogni scelta impopolare e lite del governo (dove nessuno sarebbe d’accordo con nessuno su nulla) e si spartirebbero le spoglie dei fu 5Stelle. Che, sì, avrebbero reso superflua Iv e tenuto uniti i giallorosa, ma non potrebbero più uscire di casa.
Governo Ursula senza 5S (che si asterrebbero salvando, se non l’anima, almeno la faccia). Non avrebbe la maggioranza neppure relativa. E sarebbe curioso se Mattarella lo consentisse, dopo aver archiviato il Conte-2, dimissionario sì, ma senza accettazione delle dimissioni e appena “fiduciato” dalle due Camere. Ma a quel punto sarebbe lo stesso premier incaricato a rinunciare.
Governo Pd-FI-Iv. Avrebbe ancor meno voti del precedente. Dovrebbe elemosinare l’astensione di almeno un grande gruppo fra 5Stelle o Lega, o di entrambi (la Meloni si astiene solo se nessun alleato dà la fiducia, sennò vota contro). E sarebbe un governo balnear-elettorale di minoranza, tutto il contrario del mandato di Mattarella, per giunta esposto a ricatti degli astenuti che potrebbero votare contro se non ottenessero ciò che vogliono. Cioè, per i 5Stelle, il mantenimento di tutte le loro riforme, invise a quasi tutti gli altri. E, per la Lega, i mantra di Salvini: condono fiscale, flat tax, “libertà di scavo” (cioè di trivelle), basta Dpcm e chiusure anti-Covid, rinuncia ai prestiti del Recovery, frontiere e porti chiusi e altre cazzate. Dunque neppure Draghi ci starebbe. E tutti i suoi turiferari scoprirebbero che la politica, scacciata dalla porta, rientra sempre dalla finestra.