Otto militari italiani reduci dalla missione in Afghanistan sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale di Roma, due per omicidio colposo e sei per falsa testimonianza. L’inchiesta riguarda la morte del caporal maggiore Francesco Positano, 29 anni, investito da un mezzo corazzato dell’esercito il 26 giugno 2010, mentre era in missione a Shindad, nella provincia di Herat, a pochi chilometri dalla base dell’Esercito italiano.
I pm hanno individuato in due militari i responsabili della morte di Positano, il primo in qualità di autista per aver “lasciato acceso il motore dell’automezzo e non controllato la marcia e l’inerzia del veicolo mentre la vittima era scesa”; il secondo, ufficiale responsabile del plotone, per aver “dato disposizioni o comunque non impedito com’era suo dovere che Positano scendesse dal mezzo mentre il motore era acceso”. Secondo le prescrizioni contenute nel “riepilogo delle avvertenze” – si ricorda nel capo di imputazione – non è consentita “la presenza di passeggeri fuori dal veicolo”. Inoltre, “prima di accendere il motore”, si deve “verificare sempre che nell’area non siano presenti personale e ostruzioni”. Tutte norme di sicurezza non seguite nell’occasione dell’incidente.
L’indagine, chiusa nel 2019, si è protratta a lungo anche per le false dichiarazioni rese nel 2014 dai sei militari appartenenti al plotone, tutte smentite dai rilievi effettuati dai carabinieri del Ris e dalla consulenza del medico legale. Le perizie hanno dato modo di accertare come il caporal maggiore sia morto schiacciato dalla ruota anteriore destra del Buffalo Mk, sul quale viaggiava il plotone, nell’intento di verificare l’entità di un guasto. Convocati dai pm di Roma, nell’aprile 2014, i sei commilitoni hanno però fornito dichiarazioni totalmente differenti fra loro. “Ho visto Francesco a terra dietro il mezzo…”, “è caduto lateralmente al Buffalo… l’ho visto cadere di testa con la faccia rivolta verso il mezzo”, “il Buffalo era fermo quando Positano è caduto…”, sono alcune delle affermazioni rese dai militari chiamati a rendere sommarie informazioni agli inquirenti. Per i pm, però, si tratta di “dichiarazione false”. Anzi, i militari avrebbero “taciuto ciò che sapevano sui fatti”, complicando la corretta ricostruzione dei fatti. Parti civili al processo saranno Luigi e Rosa Positano, genitori del caporal maggiore ucciso, seguiti dagli avvocati Annamaria Antonetti e Lucia Frazzano.