Jane Fonda. Greta. Qui, invece, Giorgia. Chissà quanto il prossimo governo vorrà prendere sul serio la questione del clima. Come Joe Biden, per capirsi. Avrebbe i consensi delle nuovissime generazioni, che magari non votano ancora ma hanno anima e birra per ripensare il mondo a nostra insaputa. Credevo, ad esempio, che il mio monitor sociologico funzionasse finché ho scoperto a poca distanza da me un intero mondo giovanile “a rete” che nell’area nord al confine tra Lombardia e Piemonte va impegnandosi e fondando coordinamenti e associazioni proprio sulla questione del clima.
Ricordate le manifestazioni studentesche dello scorso anno? Clima, ambiente, il mito di Greta che arrivava quasi dal circolo polare artico a scaldare istinti e passioni e culture delle nostre scuole? Ecco, in provincia di Varese la rivolta climatica l’hanno aperta, sempre al femminile, tre ragazze: si chiamano Giorgia Giovanelli, Isabella Cusatelli e Martina Sansone. A pochi giorni dal Natale del 2019 è stata Giorgia a leggere con emozione e ad alta voce nel consiglio comunale di un paese di 1200 abitanti, Brezzo di Bedero, davanti alla sindaca Maria Grazia Camagnani, la loro “Dichiarazione di emergenza climatica”, poi approvata all’unanimità.
Pareva una cosa minuscola. Invece da lì è partito un movimento che si va allargando. La Dichiarazione è stata infatti portata e letta in molti altri comuni, come un giuramento da fare approvare ovunque possibile: “Il Consiglio comunale di… delibera: 1. di dichiarare l’emergenza climatica, che minaccia il nostro territorio, la nostra Regione, l’Italia, l’umanità e il mondo naturale. 2. il Comune di… condivide l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale ad un massimo di 1,5°C rispetto all’epoca pre-industriale”. Impegni netti, imperativi, insomma. Compreso quello di mettere permanentemente in rete i comuni della provincia e di dare informazioni puntuali ai cittadini e “in particolare ai giovani” sull’emergenza climatica e sulle attività concretamente svolte dalle singole amministrazioni.
Dietro questo slancio civico c’è anche il Centro Internazionale Insubrico, che rappresenta in tema di etica e di legalità quel territorio “un po’ così” (l’Insubria, appunto) tra le province di Varese, Como, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e il Canton Ticino. E, a sua volta, dietro questo centro c’è da anni una professoressa, Stefania Barile, filosofa e con una passione autentica per il suo progetto: un’idea viva di legalità, 20mila leghe oltre quella linda e geometrica che impera al confine svizzero. Riferimento, il pur magro articolo 9 della Costituzione, volto alla tutela del patrimonio storico-artistico culturale e ambientale (del “paesaggio” in realtà). Dal clima alla Costituzione, insomma, il passo è stato breve.
Antonella Sonnessa, un’altra professoressa, dell’Istituto Città di Luino-Carlo Volontè (e da settembre anche vice-sindaca del comune di Luino), ha presentato la proposta di collaborazione con la “Rete per il clima e la Comunità operosa dell’Alto Verbano”. Obiettivo finale, coinvolgere sul tema per eccellenza dei giovani il capoluogo di provincia e i comuni di Induno Olona e Cassano Magnago. E poi l’intera provincia da nord a sud, entrando nelle amministrazioni comunali e monitorandone il lavoro di tutela ambientale, come prevede il testo della “Dichiarazione”, ormai firmato da dodici Comuni: oltre Brezzo di Bedero, nell’ordine, Laveno Mombello, Germignaga, Castello Cabiaglio, Travedona Monate, Ranco, Porto Valtravaglia, Besozzo, Cocquio Trevisago, Comabbio, Maccagno con Pino e Veddasca, Brenta e Luino.
Non so di che cosa discuteranno concretamente a Roma le cosiddette delegazioni dei partiti, visto che “prima ci sono i programmi poi gli uomini”. Ma se, per parlar di programmi, avessero la priorità le idee dei ragazzi “insubrici” non sarebbe male. O no?