Da domani verranno vaccinati “prioritariamente” circa 24 mila cittadini, di età compresa tra i 60 e i 79 anni, nei Comuni al confine tra Bergamo e Brescia, per creare un “cordone sanitario” e contenere il contagio in quelle zone ostaggio delle varianti (ieri solo a Brescia i contagi hanno toccato quota 901, quasi raddoppiati in 24 ore).
Così la Regione Lombardia rimodula la sua strategia vaccinale anti-Covid: lo ha annunciato ieri il responsabile della campagna Guido Bertolaso, dopo la presentazione del piano aggiornato dalla vicepresidente e assessora al Welfare Letizia Moratti. L’obiettivo è “fare circa 4.000 inoculazioni al giorno in modo da chiudere entro 5-6 giorni”, ha detto Bertolaso. E come raggiungere l’obiettivo? Tagliando dosi al personale e ai pazienti delle Rsa.
Lo schema è semplice: siccome i vaccini a disposizione non sono sufficienti, Bertolaso ha deciso che, da una parte, darà fondo alle riserve accantonate per le seconde somministrazioni (circa il 30% delle forniture), perché le seconde dosi potrebbero farsi con un intervallo di tempo maggiore rispetto ai 20-21 giorni previsti. Dall’altra, che “toglierà” i vaccini a qualcuno: “Probabilmente dovremo rallentare la somministrazione della cosiddetta fase 1Bis (che comprende sanitari e residenti delle Rsa, ndr), dove tutto sommato ci sono categorie che non sono le più a rischio”, ha detto proprio così.
Il problema è che la fase 1Bis è tutt’altro che conclusa. Sono ancora molti i sanitari e gli ospiti delle Rsa che attendono la prima, o la seconda dose. Tra questi, personale e ospiti della Residenza Sacra Famiglia di Cesano Boscone, la struttura tanto cara a Silvio Berlusconi, tanto da essere scelta per il periodo di affido ai servizi sociali. Lì infatti dal maggio 2014 a marzo 2015 trascorse 4 ore alla settimana cantando e suonando il piano per i malati di Alzheimer.
E proprio lì, ieri, i dipendenti e i pazienti hanno ricevuto una lettera della direzione la quale “con rammarico” comunicava “che in data odierna l’Asst Rhodense ci ha informato della sospensione immediata delle dosi di vaccino sia per gli ospiti che per i dipendenti delle sedi di Cesano, Settimo e Inzago”. “Questa brusca interruzione – si legge ancora – ci costringe a sospendere già da domani (oggi, ndr) la somministrazione del vaccino ai nostri ospiti e a tutto il personale. Speriamo si possa riprendere il prima possibile la campagna vaccinale”.
Nella conferenza stampa di ieri, Bertolaso ha svelato anche un altro mistero: interrogato sul perché in Lombardia si sia usato solo il 20% delle dosi del vaccino AstraZeneca, il commissario ha risposto che la responsabilità è dei lombardi, “che si sono inventati ogni tipo di patologia pur di non avere quel vaccino”.
Del resto, se martedì 23 febbraio in tutta la Regione sono stati vaccinate solo 10.291 persone (6.134 under 80 + 4.157 over), e se a Brescia – zona arancione scuro – gli anziani vaccinati sono stati solo 82, un motivo ci deve pur essere. Ora sappiamo che il sospettato principale non è la Regione con la sua campagna-flop, ma la ritrosia dei lombardi verso AstraZeneca…
E sempre a proposito dei numeri delle vaccinazioni in Lombardia, Matteo Salvini, ospite martedì sera su Rai3 a #Cartabianca, ha ricordato come “l’ottimo Guido Bertolaso, che ho sentito prima di venire in studio – e che ieri il leader della Lega ha riproposto per la corsa a sindaco di Roma –, mi ha detto che lui in Lombardia fa 15 mila vaccini al giorno, ma potrebbe arrivare a 50 mila al giorno se il governo gli desse le dosi”. Aggiungendo: “Se al posto di Arcuri ci fosse Bertolaso, questo sarebbe il risultato nazionale.
In realtà, però, la Lombardia ha superato quota 15 mila vaccini al giorno solo tra l’11 e il 16 gennaio (prima dose) e tra il 2 e il 5 febbraio (seconda dose). Negli altri giorni, ha sempre vaccinato ben al di sotto di quella soglia. Basti pensare che il 18 febbraio, primo giorno di vaccinazione per la platea da 720 mila over 80, le dosi somministrate sono state appena 13.200. Era la prima giornata di vaccinazione di “massa”.