Si perde il pelo ma non il vizio. Parliamo di Massimo Gnagnarini, coordinatore di Italia Viva nella zona di Orvieto. Che due giorni fa si è reso protagonista di un attacco con minacce ad Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano. Il post in questione, pubblicato su Facebook in risposta a un post di Scanzi di critica a Matteo Renzi, recita quanto segue: “Io sono nato e cresciuto nel quartiere di Orvieto Scalo, che veniva chiamato La Corea. Lì uno come Andrea Scanzi lo avremmo definito un piccolo testa di cazzo e segaiolo. E gli avremmo usato violenza praticandogli ‘la stira’. Ecco!”. Sorvoliamo su cosa sia la stira (ma potete trovare il significato sul web), il fatto è che Gnagnarini non è nuovo a manifestazioni di questo tipo. Nel 2017, infatti, si è dovuto dimettere da assessore al bilancio del Comune di Orvieto a seguito di parole razziste scritte sempre sui social in risposta a un cittadino che si lamentava della presenza di donne rom in zona stazione. “C’aveva provato anche lo zio Adolf a prendere qualche rimedio, politicamente scorrettissimo, ma non gli è riuscito neanche a lui”, le parole dell’assessore che, dopo un mare di polemiche, fu costretto alle dimissioni.
Ma Gnagnarini, che nella vita lavora in banca, non si dà per vinto e alle Politiche 2018 si candida alla Camera per Civica Popolare, la lista “petalosa” di Beatrice Lorenzin, senza essere eletto. E a chi gli ricorda quell’attacco razzista spiega che “dopo quella frase orrenda e sfortunata, di cui era chiaro il senso paradossale, credo di aver pareggiato i conti presentando le dimissioni”. E ancora: “Mio malgrado il circo mediatico mi aveva accreditato come un beniamino della destra, ma la mia storia personale dimostra che in 40 anni di attività ho vissuto la politica con tutt’altro spirito”. Sarà. Ma lo spirito per le minacce e gli insulti deve essergli rimasto. E ora è finito in Italia Viva.