“Una valutazione sul modo in cui il governo Draghi è nato ed è stato accreditato presso l’opinione pubblica italiana crediamo sia necessaria, se non altro per alcune legittime preoccupazioni che esso reca con sé.
(…) Il secondo governo Conte è stato oggetto di un’imboscata frutto dell’alleanza di Renzi con la Lega e Forza Italia, puntualmente tornati al potere. Che questo scardinamento dell’alleanza tra Pd e M5S sia stato possibile dimostra la debolezza strutturale del Pd, confermata dalle improvvise dimissioni del segretario Zingaretti, che ha aperto una crisi che complica ancora di più il quadro politico. E questo non può che allarmare chiunque mantenga un orientamento politico progressista.
Ancor più grave è che la scelta di chiamare Draghi al vertice di governo ha avuto il sapore di una radicale delegittimazione del ceto politico italiano, nella sua totalità. (…) Un altro motivo di preoccupazione democratica è che questo governo operi in quasi totale assenza di una opposizione parlamentare.
(…) In questo quadro, impressiona e inquieta osservare come anche gli organi di informazione sono nella loro quasi totalità impegnati a magnificare l’avvento del governo Draghi, come fosse un’ancora di salvezza a fronte dell’acclarata incapacità ‘della politica’ di affrontare efficacemente i problemi del Paese. (…) Si vuole mettere in guardia dall’imporsi di una cultura che, dando per scontata l’insipienza dei politici, si affida acriticamente a ‘uomini della Provvidenza’, prescelti dall’alto anziché mediante il meccanismo elettorale dettato dalla nostra Costituzione.
(…) Dietro la modalità di formazione del governo Draghi e la grancassa mediatica che lo ha invocato si intravede il rischio di altri ‘uomini forti’, spinti dal cinismo e dalla volontà di comando, anziché da competenza e spirito di servizio. E magari la riproposizione, questa volta unanime, di ‘riforme’ costituzionali intese a legittimare un sistema di potere ‘che promana dall’alto’ e non tollera opposizioni. In tempi eccezionali, proprio l’emergenza potrebbe essere strumentalizzata per consolidare politiche nel segno di un aggravamento dell’ingiustizia sociale, di una sistemazione oligarchica delle forme democratiche, di un ridimensionamento della funzione del pubblico, persino di un ‘ripensamento’ del radicamento antifascista della nostra Repubblica.
Noi di Libertà e Giustizia denunciamo con forza questa deriva della cultura politica del nostro Paese e i rischi derivanti dal contemporaneo operare di una situazione di emergenza sanitaria ed economica e della debolezza dei partiti di centro-sinistra, e chiediamo a questi partiti di vigilare e tutelare i fondamenti costituzionali del nostro sistema democratico. A noi e a tutti i cittadini italiani tocca l’esercizio della responsabilità culturale e politica, come sempre e tanto più in questo periodo così particolare”.
Sandra bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare, Paul Ginsborg, Nadia Urbinati, Sergio Labate, Elisabetta Rubini, Fabrizio Tonello