Gino Strada, fondatore di Emergency, è tra i promotori della petizione “Diritto alla Cura, nessun profitto sulla pandemia”, una richiesta al governo italiano per sostenere la proposta in discussione all’Organizzazione Mondiale del Commercio: liberalizzare i brevetti dei vaccini anti-Covid fino a fine pandemia. Lo chiedono India e Sudafrica, che hanno ottenuto l’appoggio di altri 100 Paesi.
In Italia continuiamo a vedere persone che cercano di farsi vaccinare saltando la fila. Questione culturale o dipende dalla disorganizzazione delle regioni?
Entrambe le cose. Certamente la disorganizzazione di alcune regioni – la Lombardia è un caso clamoroso anche a livello internazionale – favorisce la ricerca di strade alternative.
In questo momento la sanità andrebbe gestita a livello centrale e non più dalle Regioni?
Assolutamente sì. In una pandemia i localismi andrebbero messi da parte. Non ha senso che ogni regione prenda le sue decisioni in autonomia.
Perché crede sia necessario sospendere i brevetti sui vaccini?
Di fronte a un fenomeno globale come questo, è meschino portare avanti la discriminazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Ci sono Stati africani che hanno ricevuto solo 50 fiale, mentre alcune nazioni ricche hanno comprato una quantità di dosi sufficiente a vaccinare la propria popolazione cinque volte.
I brevetti cosa c’entrano?
Bloccano l’aumento della produzione. Ovviamente quelli che ci sono vengono accaparrati dai Paesi più ricchi. Sospendendo i brevetti, molte aziende in possesso del know-how e delle tecnologia potrebbero invece mettersi a produrre e così aumenterebbe rapidamente la disponibilità di dosi.
Lucia Aleotti, presidente di Menarini, ha detto che chi chiede la sospensione dei brevetti fa “populismo”: “La carenza di vaccini non dipende dai brevetti”, dice, “ma dalle limitate dimensioni e potenzialità degli impianti”.
Bella scusa. Le case farmaceutiche proprietarie dei brevetti oggi non sono in grado di produrre vaccini per tutti, l’unica soluzione è aprire alla possibilità che altri possano produrli, ma questo significa di fatto rinunciare ai brevetti.
Senza i brevetti, pensa che le aziende farmaceutiche avrebbero comunque investito nella ricerca e sarebbero arrivate a produrre vaccini in meno di un anno?
Il risultato dal punto di vista scientifico è stato eccezionale, ma non dimentichiamoci che una parte dei fondi con cui è stata realizzata la ricerca è pubblica.
L’altra parte però è privata.
Certo, qui però bisogna fare un appello alla coscienza di tutti. Se le aziende rinunciassero a fare profitti per alcuni mesi non andrebbero certo in rovina. Si chiede loro di sospendere i brevetti temporaneamente, fino a quando la pandemia verrà ridotta ai livelli di una normale influenza.
Nella vostra petizione citate il caso dell’Hiv. Perché?
Fino a prima della liberalizzazione dei brevetti sui farmaci retrovirali, se ne producevano pochi e ad altissimo prezzo, e questo ha provocato una quantità di morti impressionante. Solo con la liberalizzazione dei farmaci i prezzi si sono abbassati e si è riusciti a controllare l’infezione. Lo stesso vale per il Covid. Se i vaccini non verranno liberalizzati temo che ci saranno ancora tantissimi morti.
Avete scritto una lettera a Draghi per chiedergli di appoggiare la proposta di India e Sudafrica. Risposta?
Per ora nessuna. Speriamo che la prenda in considerazione.