Quel genio di Renzi ha querelato la giornalista sbagliata: i post di Scanzi

12 Marzo 2021

Renzi il genio e le querele alle persone sbagliate

Matteo Renzi è un genio. E ormai lo sappiamo. Ma stavolta si è superato.
Leggete bene, perché siamo alla leggenda. Cito l’articolo di stamani di Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano. “È accaduto in una delle numerose azioni legali intentate contro di noi. Citazione civile nei confronti della società editoriale, del direttore e di tre giornalisti del Fatto. Tra i quali la nostra valida Ilaria Proietti, cronista del settore politico. Nata nel 1973 e non nel 1974 come l’omonima collega di altra testata che si è vista recapitare a casa la busta verde, gravido presagio di noie legali che tutti preferiremmo evitare.
A questo punto va aperta una parentesi. L’equivoco non ci sarebbe stato se la citazione fosse stata notificata soltanto alla sede del giornale (e sarebbe stata valida comunque). Renzi però preferisce far notificare ai domicili privati dei giornalisti. Così forse i loro vicini di casa possono assistere alle procedure di consegna della citazione legale.
Parentesi chiusa. E chiuso anche il processo per l’Ilaria Proietti omonima: il giudice ha condannato Renzi a rimborsarle le spese legali sostenute, quantificate in 4.700 euro, da pagare subito.
Una bastonata alla quale i legali dell’ex premier hanno provato invano a sottrarlo con motivazioni davvero singolari: le Ilaria Proietti iscritte all’albo dei giornalisti sono quattro (vero), e quelle che lavorano al Fatto Quotidiano sono due (falso, ce n’è una sola). E allora? Anzi, secondo il giudice proprio le omonimie avrebbero dovuto indurre Renzi a verificare con scrupolo chi stava chiamando in causa. Se Renzi guarirà dalla querelite, farà più attenzione la prossima volta”.
Sei un gigante, Matteo. Sempre ti ho difeso e sempre ti difenderò. Stima!

Il mio nuovo spettacolo

Da oggi è possibile vedere su TvLoft il mio spettacolo “Com’era bello quando parlava Gaber”.
È una versione inedita e minimale dello spettacolo che porto in scena da dieci anni, e che continuerò a portare in giro quando la pandemia lo permetterà.
Il gruppo di lavoro di TvLoft è straordinario. Hanno fatto un lavoro incredibile. E sono riusciti anche a farmi dire tante cose inedite nell’intervista che mi ha fatto l’ottimo Alessandro Ferrucci.
Ve lo consiglio con convinzione. È una cosa a cui tengo molto. E spero proprio che vi piaccia.

Turchia, così Cemre (9 anni) ha salvato il suo cane

Questa notizia l’ho letta solo adesso. Credo sia di una settimana fa.
La protagonista è Cemre. La vedete in foto. Ha 9 anni e vive in un villaggio in Turchia. Il suo cane, Pamuk, stava male da qualche giorno. Così lei, dopo aver saputo che nel vicino villaggio di Düzpelit era arrivato un veterinario per visitare una mucca, ha camminato sulla neve per oltre due chilometri con l’animale in spalla per chiedergli aiuto.
Il veterinario, Ogün Öztürk, ha curato con successo il cane. Non era nulla di grave. Poi, su Twitter, ha pubblicato la foto e raccontato la storia: “Il mondo sta cambiando grazie a gesti come questi”. Ogün è diventato amico della famiglia di Cemre e spesso va a trovarla.
Il veterinario ha poi aggiunto: “Al giorno d’oggi si verificano tanti episodi di violenza contro gli animali. Il comportamento di Cemre è esemplare, mi ha scaldato il cuore”.
Anche il mio. Il rapporto che si instaura tra uomo e cane è così totalizzante e meraviglioso da risultare, di fatto, una delle poche cose per cui valga la pena vivere.

I ristoratori protestano ancora, ma nessuno li fila più

Molti si stanno domandando: ma i ristoratori non protestano più? Dopo Conte si sono calmati, anche se restano chiusi? Certo che protestano ancora. Dal loro punto di vista legittimamente. Solo che, per certi giornali e tivù, non fanno più notizia. Caduto Conte, non se li fila più quasi nessuno.
E il primo a non filarlo più è Salvini, perché nel frattempo è andato al governo.
Che vergogna.

(il video)

Le carognate a Zingaretti

Le carognate che ha subito e sta subendo Zingaretti sono davvero oltre ogni immaginazione.
Vergogna!

Eutanasia, la scelta disperata di Roberto

Roberto Sanna se n’è andato. Aveva solo 34 anni ed era affetto da sindrome laterale amiotrofica.
Ha scelto il suicidio assistito ed è dovuto andare in Svizzera, perché la politica italiana non ha le palle per affrontare il tema eutanasia ed è troppo impegnata a seguire le turbe dei vari casi umani travestiti da parlamentari.
Con Roberto c’erano la mamma Marina, il fratello Andrea, lo zio Aldo e Gioia, la compagna.
La Sla è una malattia particolarmente carogna, e per fare una scelta come quella di Roberto devi essere fortissimo. Lui l’ha affrontata addirittura con il sorriso, perché era un ragazzo raro.
Come quasi sempre capita, la politica dovrebbe vergognarsi della sua pavida inutilità. Siamo un paese arretratissimo sul piano dei diritti civili, zavorrato da bigotti, ignoranti e senza cuore.
Queste notizie mi devastano, perché non oso neanche immaginare quanto eroismo sia servito a Roberto per il suo ultimo viaggio. È tutto troppo enorme per essere tollerabile.
Da Roberto c’è solo da imparare. E tanto, ma proprio tanto.

Gascoigne all’Isola dei famosi. Che malinconia

L’approdo di Gascoigne all’Isola dei famosi mette un po’ malinconia. Giocatore pazzo e sublime, scrissi di lui sette anni fa sul Fatto.
Ripropongo oggi quell’articolo.
Poco più di un anno fa, dopo l’ennesima ricaduta nell’alcolismo e un ricovero d’urgenza pagato dagli ex compagni come Gary Lineker perché nel frattempo i soldi li aveva quasi finiti tutti, Paul Gascoigne detto “Gazza” incontrò a Londra un gruppo di fans. Li rassicurò: “Voglio tornare alla realtà, a differenza di George Best voglio guarire”. Forse non era sincero e forse si era sopravvalutato un’altra volta.
Due sere fa è stato trovato ubriaco davanti alla sua porta di casa a Sandbanks, località costiera nel Dorset affacciata sul canale della Manica, con una bottiglia di vodka in mano. Aveva appena chiamato un amico: “Sto a pezzi, aiutatemi”. Nelle foto, scattate mentre lo conducono in ospedale, appare trasfigurato e consumato. L’amico ha confermato: “Paul ha ricominciato a bere. Il padrone di casa gli ha ordinato di lasciare la casa entro dieci giorni perché i vicini si sono lamentati per i rumori. Questo ha aumentato il suo disagio”. Poche ore prima era circolata la notizia secondo cui, dieci anni dopo il ritiro, Gascoigne sarebbe tornato in campo a 47 anni con l’Abbey Windows FC, una squadra amatoriale di quarta divisione. Avrebbe potuto esordire a settembrecontro il Rentech Repairs, un’azienda di riparazioni, o contro l’ARC Cleaning, una ditta di pulizie. L’invito era arrivato da Chris Foster, tassista e presidente dell’Abbey: “Gli ho promesso che, ogni volta che viene a giocare, lo passo a prelevare a casa gratis”. Probabilmente non se ne farà di nulla.
Talento tanto vero quanto autodistruttivo, Gascoigne ha colorato la sua genialità di una guasconeria ostentata. Ha sempre fatto più notizia per le stranezze che per le giocate, e a volte sembrava lui stesso il primo a volerlo. Quasi che, finché poteva godere della ribalta calcistica, il nichilismo fosse tutto sommato controllabile.
Poteva vincere tutto e ha vinto poco, poteva fare quasi ogni cosa e ne ha fatte poche. Eppure, soprattutto negli anni spesi con Newcastle, Tottenham, Lazio (1992-95) e Rangers, sembrava felice. Una felicità esagerata e urlata. Giornate da fenomeno si alternavano a prestazioni smisuratamente apatiche, complice un grave infortunio patito durante l’ultima partita con il Tottenham che ne condizionò il rendimento in Italia.
Prima dell’esclusione dai convocati per i Mondiali ’98, che non ha mai metabolizzato appieno, appariva in qualche modo spensierato. Molto e forse pure troppo. Gigi Corino ha raccontato che per lui era normale “farti la cacca sui calzini e poi metterteli a posto come nuovi”, Casiraghi ricorda ancora quella volta che sfruttò una serie di gallerie sulla A1 per sedersi accanto a Zoff nel pullman della Lazio e spogliarsi totalmente mentre l’allenatore dormiva. Quando Zoff si svegliò, biascicò solo: “Gazza, ma che cazzooooo fai?”. Zoff ha più volte garantito di non avere mai conosciuto “un pazzo come lui”, ma lo ha sempre detto senza astio, confermando come la follia di Gascoigne – finché ha potuto giocare, e sapeva giocare splendidamente – avesse un’inclinazione più buffa che maledetta. Più ludica che fastidiosa. Più cazzara che antipatica.
Dopo il ritiro quella follia è esplosa nel dolore. Nella violenza. Nella malattia. Ulcere perforanti, crisi cardio-respiratorie, coma, aggressioni a ex moglie e tifosi, camere d’albergo distrutte, voci che lo davano affetto da Sla, ricoveri coatti, bancarotta. Da almeno otto anni, Gazza non smette mai di ferirsi.
Uno dei gol più belli lo concesse a Euro ‘96 contro la Scozia. Si disputavano in Inghilterra e aveva il paese ai suoi piedi, ma anche allora avvertì il bisogno di sporcare il protocollo. Pochi giorni prima erano circolate le foto di lui, sdraiato sul tavolo di un pub, mentre gli amici gli versavano addosso la tequila. Dopo il gol, simulò la stessa scena sdraiandosi a terra e chiedendo ai compagni di schizzargli in faccia l’acqua delle borracce. Amava così tanto Roberto Baggio che una volta si presentò con un codino posticcio. Era bruttissimo e dopo tre giorni lo buttò. Non amava i giornalisti e alle domande rispondeva a volte con un rutto, ma con la Gialappa’s ha scherzato spesso. In Scozia, dopo un’ammonizione, all’arbitro cadde il cartellino dalle mani. Lui lo raccolse da terra e, prima di restituirlo, ammonì a sua volta il direttore di gara.
Durante i Mondiali di Italia ’90, a bordo del Boeing che trasportava la nazionale inglese, chiese al pilota di farlo entrare in cabina. Il pilota acconsentì e, già che c’era, gli mostrò il bottone per virare la rotta. Gazza lo premette e il Boeing andò tre miglia fuori rotta: “Dovevate vedere la faccia del pilota”, disse ridendo ai compagni. Appena arrivato in Italia si buttò nella vasca delle aragoste di un ristorante romano per far capire al cameriere quale volesse mangiare. Prima di una Inghilterra-Norvegia, gli chiesero se volesse dire qualcosa ai rivali. Lui: “Sì. Fanculo Norvegia!”. Ne nacque quasi una crisi diplomatica. Si faceva accompagnare da un amico non meno pazzo, Jimmy “Cinquepance” Gardner, che conosceva come lui la realtà di Gateshead in cui è nato nel ’67: birra, pub, sussidio di disoccupazione, amici e sbronze. Prima che l’alcol lo travolgesse, Gascoigne sapeva essere un battutista sublime.
Durante un allenamento con il Tottenham, un compagno calciò la palla oltre il campo. Paul promise: “Mister, la cerco io”. Scavalcò la rete e scomparve. Ventiquattro ore dopo, rientrando dallo stesso punto e con la palla sotto il braccio, disse come niente fosse: “Ehi, ragazzi, l’ho ritrovata!”.
In bocca al lupo, Gazza.
(Il Fatto Quotidiano, 23 agosto 2014. Extended version)

Renzi il traditore spera nel Pd

Ha tradito politicamente Conte. I renziani ancora nel Pd hanno indotto alle dimissioni Zingaretti. E ora spera che il Pd stesso lo riaccolga tra le sue braccia.
Politicamente irricevibile come nessuno negli ultimi anni, Renzi ha davvero compiuto il suo “capolavoro”.
Che pena.
Massimo Fini stratosferico.

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