In Italia – Protagonisti della settimana sono stati i forti rovesci dalla Sardegna al Centro per effetto di una depressione mediterranea. Allagamenti in Lazio e Campania (52 mm di pioggia martedì a Napoli), copiosa grandinata mercoledì in Gallura, e belle nevicate sull’Appennino anche sotto i 1.000 metri, come all’Aquila. Pausa più soleggiata giovedì, in attesa dei venti nord-occidentali che ora portano variabilità e acquazzoni. Nonostante l’episodio freddo di metà mese, secondo il Cnr-Isac febbraio 2021 in Italia è stato il settimo più caldo nella serie dal 1800 con 2,2 °C sopra media, e anche l’intero inverno (dicembre-febbraio) si è sbilanciato verso il caldo con 1,1 °C di troppo a livello nazionale, all’ottavo posto in oltre due secoli di misure. Tiepida pure la prima metà di marzo, ma tornerà freddo nella seconda parte di questa settimana: niente di che, rientra nel consueto saliscendi termico che ogni anno caratterizza il passaggio dall’inverno alla primavera.
Nel mondo – Febbraio 2021 si è distinto per il gelo straordinario in Nord America (1,8 °C sotto media negli Stati Uniti, febbraio più freddo dal 1989) e dal Baltico alla Russia settentrionale. Tuttavia a livello planetario questi rigori di fine inverno sono stati sovrastati dal caldo anomalo di altre zone (Canada orientale, Mediterraneo, Asia centrale), tanto che secondo l’agenzia meteo americana Noaa si è superata di 0,65 °C la media globale del ventesimo secolo. Analogamente il trimestre dicembre-febbraio è stato nel complesso l’ottavo più caldo dal 1880 (+0,7 °C). L’inizio della primavera meteorologica è rimasto gelido dalla Finlandia alla Siberia (record marzolino di -44,8 °C a Egvekinot), caldo precoce invece sulla costa Est degli Usa con 26 °C a Washington, ma ora è in corso una recrudescenza invernale sotto la tempesta Xylia con bufere di neve a partire dalle Montagne Rocciose. Weekend burrascoso anche in Europa centrale, venti dall’Atlantico talora oltre 100 km/h, temporali e mareggiate. Gravi alluvioni, strade interrotte ed evacuazioni alle Hawaii (quasi 500 mm di pioggia in due giorni), ma anche nel Sud della Spagna e in Algeria, dove sabato 6 marzo lo straripamento di un “uadi” quasi sempre asciutto ha causato dieci vittime. D’altronde il riscaldamento globale accelera il ciclo dell’acqua e permette inoltre all’aria di contenere più vapore, alimentando così gli estremi di precipitazione: lo ribadisce uno studio del MetOffice su Atmospheric Science Letters (Record‐breaking daily rainfall and the role of anthropogenic forcings). Nel Regno Unito rovinosi diluvi come quello del 3 ottobre 2020 (lo stesso giorno delle alluvioni tra Nizzardo e Italia Nord-Ovest, tempesta Alex) nel clima naturale si vedevano in media ogni tre secoli, oggi la loro frequenza è già passata a una volta al secolo, e in futuro potremo aspettarceli ogni trent’anni, anche in uno scenario intermedio di emissioni di gas serra. A queste ultime contribuiscono non solo industrie, automobili e caldaie, ma anche i sistemi alimentari, che liberano nell’aria circa 18 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno, circa un terzo del totale. Una quantità veramente rilevante che deriva dalla deforestazione e dal cambiamento d’uso dei suoli, dai fertilizzanti (che rilasciano ossido di diazoto), da allevamenti intensivi (produttori di metano), lavorazione, distribuzione e conservazione dei cibi tramite l’energivora catena del freddo, nonché imballaggi e gestione dei rifiuti, sempre più voluminosi e assurdi. Lo dice una ricerca Fao (Food systems are responsible for a third of global anthropogenic Ghg emissions) sulla rivista Nature Food. I primi passi, facili da fare perché partono dalle nostre tavole, sono azzerare lo spreco di cibo e consumare meno carne.