I nostri coetanei ricorderanno il famoso brano pop anni ’80 The Final Countdown degli Europe, tutto fanfare e poche parole che parlano del conto alla rovescia prima di abbandonare il pianeta Terra per trovare salvezza altrove. Noi Parents For Future – ala anagraficamente adulta del movimento globale dei Fridays For Future – siamo al fianco dei giovani che da più di due anni si mobilitano e fanno pressione politica a tutti i livelli per contrastare l’emergenza climatica e per salvaguardare gli ecosistemi del nostro pianeta. Ad abbandonare la Terra non ci pensiamo affatto: per promuovere la giornata mondiale di azione per il clima del 19 marzo dall’inizio del mese abbiamo avviato il countdown sui nostri profili social. Un post al giorno con le richieste del movimento e le parole chiave – “obiettivo 1.5°C”, “Next generation EU”, “transizione ecologica”. Lo sciopero globale è ancora una volta segnato dalla pandemia, le manifestazioni di piazza sono fortemente limitate, così per moltiplicare l’eco della giornata abbiamo invitato tutti a mandare una propria foto con lo slogan della manifestazione da far rimbalzare in rete durante la giornata. L’azione culmina proprio il 19 marzo con la pubblicazione sul sito web dei Parents For Future della nostra lettera al Governo Italiano e di un video corale realizzato con il contributo di decine di attiviste e attivisti di tutta Italia. Un altro anno è passato e niente è cambiato, per questo insieme ai ragazzi diciamo “basta promesse vuote”, i fondi del Next Generation Eu devono essere destinati a una transizione ecologica socialmente giusta e condivisa.
La pandemia non ci ha fermato, subito dopo l’incontro di Bologna nel gennaio 2020 dove è stato fondato il movimento dei Parents For Future Italia, ci siamo organizzati per lavorare insieme a distanza, digitali fin dallo sciopero della primavera successiva. I gruppi di lavoro che abbiamo formato hanno lanciato una campagna sul passaggio all’energia verde e organizzato alcuni webinar su forestazione e transizione energetica. Lungo il cammino abbiamo incontrato compagni di viaggio preziosi: dai Pff global ai Gufi (Gruppo unitario foreste italiane), da Ecolobby a Transition Italia (ne citiamo solo alcuni), tutto il lavoro fatto insieme è servito a fare informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento.
Fin dal principio osserviamo che c’è una apparente contraddizione in tutto il nostro affannarsi: la scienza ci dice da tempo che la combustione di gas, petrolio e carbone provoca l’aumento della temperature del Pianeta, uno dei primi a darne notizia a fine Ottocento fu il chimico e fisico svedese Svante Arrhenius, più noto per la omonima equazione. Da allora agli ultimi rapporti dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico aperto a tutti i paesi membri delle Nazioni Unite) è stato un fiorire di conferme della natura antropica dei cambiamenti climatici. I movimenti – per l’ambiente prima e per la giustizia climatica poi – negli ultimi cinquant’anni hanno consumato parole, pennarelli, fantasia e suole nel tentativo di passare il messaggio di allarme. Eppure nessuno fa niente ai piani alti, oltre ad aggiornare il vocabolario del discorso pubblico.
Le emissioni di CO2 tornano a salire a livello globale e i piani di ripresa post Covid rischiano di esserne un potente acceleratore, come dimostrato anche da una recente ricerca apparsa su Nature. Abbiamo richieste precise da fare ai decisori politici, ricollegandoci alla campagna Ritorno al Futuro dei Fridays For Future, sostenuta da numerosi scienziati e un gran numero di organizzazioni della società civile.
Ripensare i cicli produttivi e bonificare i siti inquinati, trasformare obsoleti inceneritori in una filiera del riciclo e della lotta allo spreco – già fiori all’occhiello dell’Italia, con una riduzione a monte e una raccolta porta a porta dei rifiuti operante in più di 300 comuni italiani (circa 7.000.000 di abitanti in totale) – trasformare la filiera della produzione alimentare verso soluzioni rispettose degli ecosistemi, tutelare e ripristinare il patrimonio forestale e la risorsa idrica, abbandonare velocemente i combustibili fossili per le fonti rinnovabili. La lista della spesa è ancora lunga, non infinita, ma le sole promesse non bastano più.
La transizione ecologica può essere un progetto davvero entusiasmante. A condizione che sia condivisa e giusta. Profonde trasformazioni del nostro modo di produrre e di consumare, delle politiche economiche e sociali saranno necessarie e richiederanno la collaborazione e il consenso della società civile. Per questo motivo è indispensabile che l’informazione sulla crisi climatica raggiunga – tramite scuola, radio e tv pubblica in primis – anche quella parte di popolazione che ancora non ne ha consapevolezza. Altresì serve il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini, dei movimenti per il clima, delle Ong ambientaliste storiche e delle realtà associative nei territori, tutte insieme depositarie di un vasto patrimonio di conoscenze e competenze. Solo tutti insieme possiamo vincere la corsa contro il tempo.