Come nuovo segretario del Pd, Enrico Letta (eletto quasi per acclamazione) ha tutto il diritto di cambiare le presidenze dei gruppi parlamentari con due donne (o con chi preferisce), ma se al Senato la consistente fronda che sostiene l’attuale capogruppo barricato Andrea Marcucci protesta per “l’uso strumentale delle donne”, qualche ragione ce l’ha.
Infondata non sembra neppure l’osservazione di Base riformista (così si chiamano i renziani imboscati al Nazareno) che rimprovera a Letta di non avere usato il tema della parità di genere quando non gli conveniva: “Per il gruppo a Bruxelles o quando non ha chiesto ai ministri maschi del Pd di lasciare il posto a donne” (La Stampa). A parte l’unanimità di facciata finita subito in pezzi, da parte di Letta non sarebbe stato più rispettoso parlar chiaro? Dire per esempio: propongo queste due parlamentari al vertice dei gruppi non solo per le loro indubbie capacità, ma anche perché più in linea con la mia proposta politica rispetto a Delrio e Marcucci? La parità di genere non dovrebbe essere una quota rosa, e neppure blu, ma il rispetto rigoroso della Costituzione là dove si stabiliscono le pari opportunità tra le persone senza distinzione alcuna? Il che dovrebbe significare non un astratto equilibrio numerico, ma la possibilità per le donne di occupare, sulla base del merito, perfino tutti i posti disponibili in un’assemblea o in un cda se ciò assicurasse un beneficio collettivo.
E cosa dire del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che propugna la creazione di “piattaforme anonime che denuncino chi viola l’art. 27 del codice delle Pari opportunità”, cioè la norma che “proibisce ai datori di lavoro di fare domande personali a una donna” durante un colloquio di impiego? Un’abitudine odiosa, non c’è dubbio, ma lo strumento della denuncia anonima non rischia di essere un rimedio peggiore del danno quando venisse usato, in dispregio della privacy, per spargere veleni, o addirittura per colpire le lavoratrici invece di tutelarle? Si ha l’impressione che sulla questione il Pd abbia una grossa coda di paglia e si muova un po’ come capita senza un metodo e una visione complessiva. Dove non si sente la voce dei dem, infatti, è sulla emergenza drammatica dei nidi e delle scuole d’infanzia sbarrati causa lockdown. Sono servizi essenziali la cui privazione ha conseguenze devastanti per le famiglie, a cominciare dalle mamme costrette in situazioni disperanti. Altro che uso politico della parità di genere e pari opportunità di facciata.