In questo periodo, o meglio, da quando sono disponibili i vaccini, mi capita di pensare incessantemente alle persone che in questo tragico anno se ne sono andate e non hanno potuto vaccinarsi e salvarsi, morte senza neppure il conforto dei famigliari. La vita non è solo tragica, ma anche beffarda. Chi si ammala adesso, chi rischia la vita – e non parliamo di chi la perde o la perderà perché non si è vaccinato – sarà vittima ancora di più di una beffa. Si cerca di non pensarci, aggrappandosi alla speranza che l’omonimo ministro della Salute ci sta dando, ossia che nei prossimi tre mesi saremmo sostanzialmente invasi da tutti i tipi di vaccini.
Tanti politici e amministratori comunicano ai cittadini che non bisogna fare polemica sui malfunzionamenti e sull’organizzazione della vaccinazione e correre, correre per somministrarli. Peccato che non si possa proprio non fare polemica, una denuncia, di fronte alle centinaia di morti registrate ogni giorno e – in parallelo – ai disagi e alle disorganizzazioni continue. Non ci sono abbastanza vaccini. Dunque sentir ripetere “dobbiamo correre” fa venire in mente il criceto in una ruota, con il generale Figliuolo che lo fa correre bene sul posto, con berretto e piuma militare. Abbiamo poi il caos delle regioni, almeno buona parte di esse, che impongono alle persone di una stessa nazione di accettare differenze inaudite pur appartenendo alle stesse categorie fragili.
Ogni volta che si segue un criterio non comprensibile, con tempi biblici causati da scelte poco sensate, è come assistere a un assassinio legalizzato, perché ci saranno persone che per ingiustizie, incapacità amministrative o disorganizzazioni si ammalano e muoiono. E ci si chiede perché il vicino di casa con le stesse credenziali è stato vaccinato mentre la persona che non c’è più non era stata chiamata. In questa situazione, la “polemica” è l’unica cosa che si possa fare per chiedere aiuto.
Posso raccontare la situazione in cui si trova la Regione Toscana, dove ha residenza mia madre, over 80 con gravi patologie che richiedono una totale assistenza domiciliare. La Regione Toscana, in mano alla cosiddetta sinistra, quella che dovrebbe lavorare il più possibile per annullare le differenze sociali, è assolutamente deficitaria nel percorso dei vaccini.
Ci hanno insegnato che gli anziani e i portatori di patologie importanti devono fare Pfizer o Moderna e vengono seguiti direttamente dai medici curanti, sommersi da chiamate cui non riescono nemmeno più a rispondere. Peccato che di Pfizer e Moderna non ce ne siano abbastanza. Dunque tocca aspettare, aspettare e aspettare ancora. Perché poi per gli anziani non in grado di spostarsi, come nel caso di mia madre, non serve solo il vaccino, ma anche una macchina apposita che possa portare la dose nel “frigorifero”. Poi però c’è Astrazeneca e chi ottiene di farlo, anche mettendosi in lista per evitare vengano buttate le dosi, non ruba la dose a mia madre. Non mi fa scandalo ci siano le liste di chi si fa avanti, piuttosto chi non le sa gestire.
Mia madre non deve fare Astrazeneca, ci hanno detto. La Regione Toscana ci ha fatto capire che tra le categorie fragili c’erano gli operatori dei tribunali e gli avvocati. Mi piacerebbe tanto capire perché.
I vaccini non bastavano per tutti e si è scelto di partire dalle categorie fragili. Poi, però, capita una regione che, forse per sorteggio, decide che gli avvocati sono più fragili delle persone che lavorano alle casse dei supermercati, che non possono fare smart working perché non hanno mai chiuso. Ma prima di arrivare ai dipendenti dei supermercati, non riesco a comprendere come mai, non potendo vaccinare tutti gli anziani e i fragili velocemente, non si è pensato di dedicare i vaccini Astrazeneca degli avvocati a quelle persone che silenziosamente ogni giorno assistono anziani, disabili, non autosufficienti che non possono mangiare, lavarsi, vestirsi, scendere da un letto da soli.
Al pari degli operatori delle Rsa, giustamente vaccinati, c’è un mare di angeli silenziosi che assistono i nostri anziani e i nostri famigliari fragili che sono stati sorpassati da una categoria completamente estranea al criterio nazionale da tutti compreso e ritenuto giusto. Fossero stati anche dieci i vaccini Astrazeneca destinati agli avvocati, sarebbe stato un bel gesto cederlo a dieci di quegli angeli. Già dobbiamo assistere all’assurdità dei vaccini per tutti i docenti, anche quelli in Dad; ma, se si chiudono le scuole, non è meglio vaccinare chi non può chiudere ed è più a rischio? E com’è possibile che un presidente di Regione possa decidere liberamente un’azione del genere, senza un diktat nazionale che possa sorpassare, di fronte a una tale emergenza e tragedia, le decisioni delle Regioni e impedire tali ingiustizie? Nel Lazio e nell’Emilia-Romagna stanno vaccinando già gli under 80, in Toscana e in Lombardia sono in ritardo completo su over 80, badanti e assistenti, e mi tocca vedere tanti amici avvocati di 40 anni con il vaccino già somministrato? Allora non dobbiamo solo correre a fare i vaccini, che peraltro in buona parte mancano: forse dobbiamo farci un esame di coscienza, specie quando amministriamo la vita delle persone.
Se fossi un “governatore” non dormirei di notte nel sapere che non funziona nulla, perlomeno non abbastanza. E parlo per me stessa. Se dovesse ammalarsi la badante di mia madre contagiando anche lei, che avrebbe buone possibilità di morire, non farei solo polemica. E, come me, tutti i famigliari delle persone che aspettano e subiscono un’ingiustizia. Vergogna.
*Ad Seif (Società editrice il Fatto Quotidiano)