Con periodicità regolare i satiri si danno delle gran grattate. Per “satiri” non intendo creature con corna, zoccoli e zufoli che vagano per le campagne cercando di accoppiarsi pure coi sassi. “Satiri” è ormai convenzionalmente accettato come abbreviazione di “satirici”, categoria comprensiva di persone senza corna (se le hanno non sono organiche ma acquisite) che invece di scegliersi mestieri più sicuri e deresponsabilizzanti quali il casellante autostradale o il rappresentante di droni, che li traghetterebbero a una serena pensione dopo una vita senza debiti e querele milionarie, si buttano come kamikaze a fare i disegnatori, gli scrittori, gli autori e gli attori satirici, cioè dedicano la vita a pigliare per il culo il prossimo, con quest’ultimo che molte volte ci passa sopra, anzi lo considera un vanto (mi prendono per il culo, sono uno che conta), ma altre volte manda gente ad aspettarli sotto casa, quando va meglio gli sputa in un occhio di persona, quando va peggio li sbatte in galera o li accoppa direttamente.
Chiarita la masochistica, eroica, non destinata alla ricchezza, figura lavorativa del satiro (pure se quando mi chiedono di che campo e rispondo “disegnatore satirico”, la replica è “No, dicevo di lavoro”), vado a motivare l’assioma di inizio. Perché i satiri si danno delle gran grattate (di palle, che altro?) a mano piena, attenzione alle unghie? Perché con periodicità regolare qualcuno, opinionista, filosofo, satiro depresso, sentenzia, grave, “La satira è morta”. Motivi: non ci sono più i satiri (senza corna) che c’erano anni fa, quelli sì che. I satiri sono sempre quelli che c’erano anni fa, basta. Non ci sono giovani all’altezza dei vecchi, che meno male resistono, incrollabili. Ci sono tanti giovani bravi, ma i vecchi non li fanno emergere, pensassero agli acciacchi. Non c’è più voglia di antagonismo, di lottare, tutti si vendono per soldi e visibilità. Non si può ancora giocare a fare gli antagonisti in lotta con tutto, il mondo è mutato, i soldi non sono il diavolo ma il merito. O addirittura, mi piace la satira di tizio perché non fa il piacione, mi piace la satira di caio perché è telegenico. Per districarsi tra queste forze centrifughe e magari individuare qualche orizzonte a breve/media distanza, di più non è pensabile visti i tempi farciti di mascherine e vaccinazioni (ben organizzate, a singhiozzo, alla paracula), s’è mossa nientemeno che la Fondazione Feltrinelli, che per la sua nuova stagione, s’è inventata Sarabanda 2021 (cito) “percorso di incontri e ricerche per mobilitare energie e ridisegnare la società con le idee della politica, dall’ecologismo sociale all’economia che garantisca meno disuguaglianze e più diritti, agli immaginari, arti e creatività che accompagnino il bisogno di sociale”. Non c’è da farsi intimorire dall’altisonanza delle parole, il progetto è concreto, lucido e prezioso in un Paese dove ancora ci si imbatte in grandi fratelli, naufraghi di lusso su isole non deserte e amici di una tizia che litigano favore camera. Sarabanda 2021 sarà (ricìto) “dibattiti, workshop, webinar (conosco tante parolacce, questa mi mancava), percorsi espositivi e Festival,”.
Proprio in un Festival estivo, uno spazio rilevante sarà dedicato alla Satira, alle sue funzioni e contraddizioni, alla verifica della sua attuale rilevanza sociale (mi interessa molto capire se posso smettere di grattarmi) e al suo ruolo, se non proprio di faro-guida (ogni tanto mi piacerebbe essere un faro-guida), sicuramente di sensore di problematiche e malaffari. “Scacco al Potere” sarà una ricca mostra dedicata alle maggiori testate satiriche internazionali e nazionali, come Krokodil, Liberation, Solidarnosc e i nostri Ca Balà, Lotta Continua, Vernacoliere, il Male, ovviamente Cuore che ci mancò poco ci candidassero alle elezioni a furor di popolo e Il Misfatto, inserto satirico per me affettivo del giornale che avete in mano. Iniziativa ghiotta, da maggio mascherina d’ordinanza e tutti a Milano. Anche se, altro che morta, Satira e Satiri sono come i foruncoli, ne sparisce uno, ne spuntano altri venti. Dai tempi di Orazio bonanima.