La spy story all’amatriciana del capitano di fregata Walter Biot da Pomezia, la spia che venne dall’Agro Romano arrestata a Spinaceto mentre vendeva terribili segreti Nato a due russi in cambio di 5mila euro in una scatola da scarpe per pagarsi il mutuo e le medicine, un merito l’ha avuto: restituirci i nostri Le Carré preferiti, al secolo Paolo Guzzanti fu Mitrokhin (Giornale), Claudia Fusani fu Pompa (Riformatorio) e Jacopo Iacoboni (Stampa). Tutti e tre sgomenti per una notizia inaspettata: in Italia ci sono spie russe. Ora manca solo che scoprano quelle nel resto del pianeta. Noi non vorremmo sconvolgerli con troppe sorprese tutte insieme, peraltro reperibili al cinema, in edicola, sul web e in libreria, ma si sospetta che s’aggirino per il mondo anche spie americane, inglesi, tedesche, francesi, cinesi, financo italiane. E da sempre. I nostri eroi invece parlano della spia che venne da Pomezia come di un caso unico nella storia. Il commissario Iacoboni lo spiega così: “Lo spionaggio russo in Italia si è intensificato nel 2018 col governo Lega-M5S e ha avuto un punto di svolta ulteriore nei controversi marzo e aprile 2020” con “la missione degli ‘aiuti russi’ per il Covid” . Chissà cosa spiavano quei 32 medici russi mentre fingevano di aiutare l’ospedale da campo a Bergamo, oltre alle scollature delle infermiere. Feltri jr. non ha dubbi: “militari che scorrazzavano in Italia, convocati dal nostro governo con Di Maio a fare da dama di compagnia”.
Sì, è vero, gli stessi Le Carré de noantri accusavano Conte di aver venduto l’Italia a Trump, cioè agli Usa. Sì, è vero, negli anni 60 e 70 la Fiat (editore della Stampa) trescava con l’Urss e negli anni 80 fu scoperto un italiaco spione dei sovietici all’Olivetti di De Benedetti (editore di Rep). Sì, è vero, B. (padrone del Giornale) è pappa e ciccia con Putin. Sì, è vero – lo scrive il commissario Iacoboni – negli ultimi mesi sono state beccate spie russe in Bulgaria, in Francia e in Olanda, dove non risultano governi grillini. Ma il problema per Feltri jr. sono “Beppe e Luigino divisi a Berlino”, anzi al Cremlino. Il loro “governo populista ha reso l’Italia anello debole della Nato” (Rep). Infatti ora – denuncia Iacoboni – c’è un’“offensiva di influenza russa sul vaccino Sputnik”, che in ogni fiala nasconde una microspia per tenerci d’occhio. Fortuna che con l’“atlantista” Draghi non passerà. Ma solo qui. La stessa Stampa annuncia: “Parigi e Berlino, vertice con Putin: ‘Pronti a collaborare su Sputnik’”. Hai capito Giuseppi e Giggino? Han subornato pure Macron e Merkel. Intanto Stampubblica, capofila dell’atlantismo nostrano, s’è battuta come una leonessa per riportare al governo B. e Salvini, i migliori amici di Putin. In cambio di 5mila euro in una scatola da scarpe? No, gratis. Furba, lei.