Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana dovrà spiegare molte cose rispetto all’inchiesta sui conti esteri e sui 5,3 milioni di euro scudati nel 2016. Nella ricostruzione fatta dalla Procura di Milano, che due giorni fa ha inviato una richiesta di rogatoria in Svizzera, emergono ora dettagli inediti. A partire dall’attivismo di Fontana, è spiegato negli atti, rispetto alla ripulitura (anche grazie a investimenti ad alto rischio) di una parte importante (circa 2 milioni) di evasione fiscale grazie a una Voluntary disclosure usata in modo alterato. Di più: il governatore lombardo non ha mai avuto delega a operare sul conto aperto nel 2005 se non dopo la morte della madre. La signora Brunella morirà nel 2015, eppure nella dichiarazione dei redditi del 2014, Fontana, allora sindaco di Varese, dichiarerà di avere la delega per movimentare il denaro.
Una seconda nuova bugia, per come è stato ricostruito dai magistrati, che si aggiunge alla prima nota e che gli è valsa l’accusa di falsa dichiarazione in voluntary. Reato a cui è collegato quello di autoriciclaggio. Fontana, è spiegato negli atti dell’inchiesta, nella procedura di voluntary da un lato dichiara che tutto il denaro è frutto dell’evasione della madre e dall’altro utilizza questo denaro, anche provento di sua evasione secondo la Procura, per fare operazioni sul mercato finanziario, alcune ad alto rischio, reimpiegando così denaro di “provenienza illegale”. Nel febbraio 2016, otto mesi dopo la morte della madre, c’è una prima successione ereditaria di 1 milione tra beni immobili, azioni e quote societarie. Quattro mesi dopo, Fontana integra la sua dichiarazione di successione per altri 5,5 milioni. Si tratta del tesoretto estero. Le procedure di Voluntary disclosure iniziano già nel settembre 2015 per 5,3 milioni in collaborazione con l’avvocato Valerio Vallefuoco. Denaro distribuito su due conti di Ubs Lugano. La prima relazione con codice finale (…) viene aperta nel novembre del 1997 ed è intestata a Maria Giovanna Brunella. Qui Fontana può operare. Otto anni dopo, nell’agosto 2005, il conto viene chiuso con motivazione: costituzione trust. Un mese prima, infatti, il denaro sarà trasferito su una seconda relazione sempre presso Ubs collegata alla società offshore di Nassau Montmellon Valley Inc istituita da una fondazione familiare chiamata “Obbligo” con sede a Vaduz nel Liechtenstein. Nel 2014, quando la signora Brunella ha passato i 90 anni, interviene una nuova e inedita schermatura. Fontana, ricordiamo, è ancora sindaco di Varese. Nell’agosto 2014 così tutte le azioni della Montmellon Valley vengono cedute a Tectum Trust Ma che si pone come trustee della fondazione di Vaduz. La Procura ha individuato il regolamento della Fondazione dal quale si comprende che la signora Brunella ha diritto esclusivo sul patrimonio. Non vi è, ancora una volta, riferimento ad altri beneficiari. Nell’agosto 2005 quando il denaro passa nel secondo conto il saldo lievita fino a 6 milioni di euro. Qualcosa non torna visto che sul conto del 1997 erano presenti 3,5 milioni.
Quando viene aperta la seconda posizione vi è una immissione di denaro nuovo. Di chi è? Sicuramente non è della madre, sostiene la Procura. E per farlo porta in dote il valore della pensione della signora che supera di poco i 20mila euro l’anno. E visto che Maria Giovanna Brunella va in pensione nel 1998, è difficile pensare che da quell’anno al 2005 abbia accumulato 2,5 milioni di euro. Rispetto poi alla provvista totale dei 5,3 milioni una nota dell’Agenzia delle entrate depositata il 21 gennaio spiega che il patrimonio censito nel 2014 è poco congruo rispetto agli stipendi percepiti dai genitori di Fontana tra il 1988 e il 2004. Ma vi è di più. Secondo una perizia grafologica la firma con cui la madre di Fontana dà il via libera al trasferimento di denaro dal primo al secondo conto è falsa. Nella perizia si analizzano altre firme della signora prese da alcune denunce fatte ai carabinieri. E non vi è corrispondenza. Secondo la Procura, ci sono forti dubbi anche sulle firme di madre e figlio per l’apertura del conto del 1997. Quella di Fontana sarebbe stata fatta in tempi successivi e luoghi differenti rispetto a quella della madre.
Emerge, dunque, secondo la lettura dell’accusa, una forte posizione primaria di Fontana in relazione a questi conti. L’attivismo del presidente prosegue anche dopo lo scudo e ciò costituirà, per i magistrati, la base (oltre alla voluntary) per l’accusa di autoriciclaggio. Nel settembre 2015, in contemporanea con le procedure di emersione, Fontana dà mandato alla milanese Unione fiduciaria di gestire il patrimonio scudato. Nasce una terza relazione bancaria presso Ubs sulla quale arrivano tre trasferimenti di liquidità per 3,1 milioni e 35 trasferimenti di titoli per 2,1 milioni. Il governatore poi aderisce a un programma di investimento di Ubs con un profilo di rischio elevato. Tutto avviene dopo lo scudo. Eppure, è spiegato in Procura, tra i documenti della voluntary vi è un foglio in parte bianco: è quello che dovrebbe indicare come sono stati creati i fondi esteri.
Nonostante questo, l’emersione con una procedura alterata va a buon fine. La Procura ha cercato per mesi i documenti della voluntary senza trovarli. Per farlo ha sentito quattro persone ricevendo in cambio risposte evasive. Fabio Frattini, commercialista di Varese, si sarebbe solo limitato a trasmettere gli atti. Paolo Vincenti si è occupato del quadro Rw sui redditi all’estero. Un terzo professionista è morto. Mentre Vallefuoco si appella a un allagamento che ha coinvolto il suo ufficio. Fatto è che lo scudo fiscale così compilato, secondo la Procura, ha permesso a Fontana di ripulire parte dei 5,3 milioni e di risparmiare in sanzioni 171mila euro. Il tutto a partire da una voluntary, secondo i pm, alterata. Ora si attendono le risposte dalla Svizzera. La Procura ha chiesto la documentazione di apertura dei due conti, i nomi dei soggetti delegati a operare e gli estratti conto. Tutto però potrebbe essere anticipato da Fontana se, come annunciato dalla difesa, metterà a disposizione i documenti e la sua testimonianza.