La giornata mondiale della Terra, che si celebra ogni anno il 22 di Aprile, è stata originariamente concepita dall’attivista John McConnell come un momento in cui mettere in guardia gli esseri umani in merito alla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati dalle attività antropiche.
Ogni anno gli ecosistemi terrestri rimuovono circa il 30% delle emissioni di combustibili fossili, soprattutto grazie alle foreste.
Oggi la Terra dovrebbe essere in un trend di raffreddamento, da circa 7000 anni, ma non è così per via dell’attività umana. Dopo il picco dell’ultima era glaciale, avvenuto circa 22000 anni fa, la temperatura è risalita e poi ha iniziato a ridiscendere fino alla Rivoluzione industriale.
Da allora gli esseri umani hanno iniziato a emettere grandi quantità di CO2, contribuendo in modo significativo a portare il contenuto atmosferico di CO2 da 280 ppm alle 421 ppm odierne. Di tutta la CO2 emessa dagli esseri umani ogni anno, gli oceani ne assorbono un quarto, le piante un altro quarto e l’altra metà rimane nell’atmosfera, accumulandosi nel tempo e aumentando le temperature terrestri.
Ma la percentuale rimossa dalla natura ogni anno sta diminuendo, poiché le foreste vengono distrutte e gli oceani si riscaldano, amplificando così l’effetto feedback. È questo riscaldamento dovuto alle attività antropiche che ha innescato le retroazioni naturali della Terra, che riscaldano ulteriormente il pianeta.
Nel corso del 2020 l’area di foresta tropicale vergine andata distrutta a causa della deforestazione e degli incendi è aumentata del 12% rispetto all’anno precedente. Nonostante la crisi economica globale.
L’estensione approssimativa secondo i dati di Global Forest Watch, basati su rilevazioni satellitari, è di circa 4.2 milioni di ettari. Il Brasile si trova al primo posto per percentuale di superficie interessata. La foresta tropicale fa parte delle 3 foreste più importanti per il contenimento del riscaldamento globale, insieme a quella boreale e quella temperata.
La più importante per il raffreddamento del pianeta è quella amazzonica (rappresenta circa 1/3 d tutte le foreste tropicali), con oltre 2 milioni di metri quadrati in oltre nove Paesi. Stiamo parlando di un ecosistema che ha immagazzinato carbonio per millenni. Ora, a causa dell’impatto antropico, sta per rilasciare più carbonio di quanto ne assorba.
Quando si taglia un albero, da metà a due terzi del carbonio immagazzinato viene rilasciato con la combustione di rami, foglie, radici e suolo circostante. Oggi il 17% delle emissioni globali di carbonio annuali può essere attribuito al taglio e alla combustione di pellet di legno.
Dobbiamo ricordare che le foreste giocano un ruolo vitale per la salute del Pianeta. Grazie alla fotosintesi, aiutano la Terra a regolare la temperatura trattenendo dall’atmosfera CO2 (gas serra per eccellenza) nei rami, nei tronchi, nelle foglie, nelle radici e nel suolo ed emettendo ossigeno.
Procedendo alla deforestazione dell’Amazzonia, l’effetto della traspirazione si riduce, ottenendo un clima più secco. Negli ultimi 20 anni la stagione secca è durata molte settimane, stressando ancora di più gli alberi e creando un ambiente ideale per i roghi.
Durante le siccità estreme, bruciano grandi porzioni di foresta, che passa così da pozzo di carbonio a fonte di carbonio. Nel caso accada per 5 anni su 10, la foresta diventa fonte fissa di carbonio. Oggi, le foreste tropicali assorbono un terzo del carbonio rispetto agli anni 90. La foresta più a rischio di passare da pozzo a Fonte di carbonio, dopo l’Amazzonia, è quella boreale che si estende dal Polo Nord alla Siberia fino al Nord America. La scienza non sa esattamente quando, ma prevede che alla velocità attuale il passaggio avverrà entro fine secolo, raggiungendo un punto in cui la foresta non riuscirà più a riprendersi.
Riteniamo come strategia migliore, al fine di mitigare i cambiamenti climatici, che le foreste vengano preservate così come sono.
A livello italiano, riveste un ruolo di fondamentale importanza il Gufi (Gruppo Unitario per le Foreste Italiane), un’associazione scientifica che si batte per tutelare il patrimonio forestale italiano, con cui noi del movimento Parents For Future Italia stiamo collaborando da tempo. Le foreste europee stanno vedendo una drastica diminuzione della loro biomassa, nonostante un aumento della superficie, a causa dell’eccessivo sfruttamento (come segnalato dal Guardian) causato anche dal sempre maggiore utilizzo di biomasse forestali per la produzione di energia. Proprio su questo tema ci sarà un convegno online il 22 aprile, organizzato da GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Isde – Medici per l’Ambiente, Parents For Future Italia, Wwf Forlì-Cesena e Green Impact.