L’imbarazzo è forte, ma più forte ancora è il timore di finire nel mirino dei pm. Ché a Padova, sulla questione dei banchi a rotelle, si è consumato un pasticcio colossale ed è già partito lo scaricabarile. A far deflagrare la bomba, un servizio del Tg5 e le parole del vicepresidente della Provincia, Vincenzo Gottardo (FI) che a favor di telecamere ha mostrato lo scempio: un corridoio zeppo di sedute per la didattica frontale, mai utilizzate e ancora impacchettate. Colpa di chi?
Nel servizio finiscono sulla graticola il già commissario per l’emergenza Domenico Arcuri e pure l’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: ma i banchi in questione ancora incellophanati e respinti al mittente dalle scuole che non li hanno voluti sono quelli acquistati dalla Provincia di Padova, con fondi europei, quando i banchi inviati da Arcuri erano stati già consegnati alle scuole che ne avevano fatto richiesta. E la caccia al colpevole si trasforma in un autogol, a tener fede alle date, ai bandi di gara e alle parole dello stesso Gottardo, che al Fatto dice: “Colpa dei presidi”.
Ma andiamo con ordine: la gara per l’acquisto viene indetta il 21 luglio 2020 da Arcuri. Da quel momento, gli istituti e i dirigenti scolastici possono comunicare al ministero il proprio fabbisogno di banchi tradizionali e di sedute con le rotelle. Nonostante sia spesso specificato che i banchi con le rotelle richiedano un diverso tipo di approccio alle lezioni, tantissimi li ritengono utili per il distanziamento e quindi garantire la scuola in presenza. In tutta Italia, comunque, su un ordine totale di 2,4 milioni di banchi, poco più di 400 mila sono sedute innovative.
Il fabbisogno totale di queste ultime che al 10 agosto arriva dai 42 istituti scolastici della provincia di Padova è di 3.754 banchi: le consegne di Arcuri, a quanto risulta al Fatto, iniziano dal 10 settembre e vengono ultimate entro ottobre. Intanto, però, inspiegabilmente la Provincia di Padova si muove anche da sola e il 14 agosto decide di acquistare autonomamente banchi e banche a rotelle, tanto che il 17 agosto pubblica il relativo bando di gara impiegando i soldi provenienti dai fondi Pon.
Risultato? La Provincia il 25 settembre chiude i contratti con i fornitori per una spesa di 688.994 euro di cui 197 mila circa proprio per altre sedute innovative, circa mille, di cui la metà però restano su groppone dell’amministrazione: per farla breve tra scuole che si lamentano per la loro poca qualità e altre che evidentemente non ne hanno più bisogno, quando a Natale vengono consegnati circa 500 finiscono, nuovi nuovi, a prendere polvere in magazzino.
“Ma che ne sapevo io che le nostre scuole avevano già fatto richiesta dei banchi a rotelle al Commissario? Se sapevano che li avrebbero ricevuti da Arcuri perché a me non hanno detto niente lasciando che la nostra amministrazione acquistasse quello di cui dicevano di aver bisogno?” si sgola il vicepresidente della provincia Gottardo. Che giura di “aver agito in buona fede. Avremo anche noi qualche responsabilità. Ma allora i presidi?”. Per l’ex ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, è difficile credere che non sapesse: “Figuriamoci – dice al Fatto –. Se così fosse bisognerebbe credere all’ipotesi che i dirigenti scolastici non sapessero di aver comunicato quei fabbisogni anche a noi”.
La polemica non finisce mai: “Spesso torna in auge quando ci sono difficoltà di altri e si vuole provare a nascondercisi dietro. Si vuole far credere che il ministro abbia deciso quali banchi ordinare per 40 mila plessi scolastici. È impensabile che il ministro sappia quali banchi siano più adatti per ogni classe, per questo le scuole hanno la loro autonomia. Potevano scegliere tra le diverse tipologie, dai i tradizionali agli innovativi e quelle scelte sono state rispettate”.
Ora però il problema nel padovano rimane. Si cerca di riparare alla spesa come si può, darli anche a qualche associazione di volontariato per riciclarli all’estero, magari in Paesi che i banchi non li hanno e manco le scuole. Ma il danno è fatto e pure coi soldi europei. “C’era questo finanziamento dell’Europa – dice Gottardo – e ci siamo detti: utilizziamolo per un giusto fine”. Apposto.