IL RECOVERY DI SUPERMARIO. Mario Draghi ha illustrato alla Camera il Recovery Plan, un piano che è arrivato a sfiorare i 250 miliardi di euro. Ma i dettagli non sono ancora stati visti dal Parlamento. Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi – ha spiegato il premier – e al Piano complementare da 30,6 miliardi “sono stati stanziati, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro”. Poi ha illustrato come questi soldi verranno divisi: “La quota dei progetti verdi è pari al 40% del totale (comunque meno dello stanziamento del governo Conte, ndr). Quella dei progetti digitali il 27%, come indicato dalle regole che abbiamo deciso in Europa. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40%. C’è una forte attenzione all’inclusione di genere e al sostegno per i giovani”. Un piano che farà crescere il Pil del 3,6% e l’occupazione del 3,2%. Mentre gli enti locali gestiranno il 40% dei fondi. Draghi ha lanciato l’appello per “evitare che i fondi vadano solo ai monopolisti” e ha concluso dicendosi “certo che riusciremo ad attuare questo Piano. E che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti”. Sul Fatto di domani tutti i particolari del Recovery e un racconto delle reazioni in Parlamento.
IL PIANO: MENO CONTROLLI, PIÙ PRIVATI. La differenza tra il piano di Draghi e quello di Conte sta nel fatto che Mr Bce è sensibile alle riforme care all’Europa. E deve dar conto a Lega, Forza Italia (e Italia Viva). Tradotto significa un ruolo maggiore dei privati nella gestione dei servizi pubblici e un minor controllo sulle opere da realizzare (vedi Corte dei Conti). Discorso a parte merita il capitolo Giustizia, argomento che divide la maggioranza: quindi l’azione si concentrerà sulla riforma civile, mentre prescrizione e riforma del Csm – su cui la destra è contraria – potrebbero uscirne penalizzati. E non solo: come vedremo l’intenzione è quella di correggere la legge Severino in tema di prevenzione e repressione della corruzione.
COVID, LE BARRICATE DI SALVINI. “Siamo d’accordo con Draghi, entro metà maggio ci sarà un aggiornamento in base ai dati scientifici, se continueranno a essere positivi, dal nostro punto di vista la riapertura deve essere totale”, Matteo Salvini – dopo che i suoi ministri si sono astenuti in Consiglio dei ministri – ogni giorno alza il livello dello scontro. Questo anche in previsione della mozione di sfiducia nei confronti del ministro Speranza: sembra, difatti, che la Lega si stia orientando verso l’uscita dall’Aula, un pessimo segnale di tenuta della maggioranza. Anche il caso Lombardia va in quella direzione: la Regione non ha rispettato le indicazioni del generale sui vaccini, correndo troppo. Visto che i farmaci in questo momento scarseggiano, Fontana preme per avere vaccini invece destinati ad altre Regioni. Sul giornale di domani ci occuperemo anche della causa che l’Europa ha avviato nei confronti di AstraZeneca. Qui il numero odierno dei contagi.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE DOMANI
Verso le amministrative. Salvini ha dato la benedizione ad Albertini per Milano: “È una persona che ha un’idea di città, è libera e indipendente. Ha dimostrato di saper fare e di parlare poco e costruire tanto. In questo momento di ricostruzione Milano ha bisogno di un ricostruttore”.
La Libia bolle. Il primo ministro ad interim della Libia Abdul Hamid Dbeibah ha annullato la sua visita lunedì nell’est del Paese dopo che una squadra di sicurezza del governo è stata respinta dall’aeroporto nella città orientale di Bengasi (quindi da Haftar). Vedremo cosa sta succedendo.
Radar. La nostra Selvaggia Lucarelli si occuperà del caso del figlio di Grillo, dopo che Giletti ha intervistato uno dei presunti stupratori.
La statuetta più ambita. Federico Pontiggia ci guiderà tra le pellicole che hanno vinto gli Oscar.