Il piano di Pfizer post-pandemia: rincari del 900% sui vaccini. Una dose costerà fino a 175 dollari

Big Pharma - Entro fine anno Biontech, Moderna e AstraZeneca fattureranno oltre 35 miliardi di dollari

Inumeri da tenere a mente, quelli utili per capire quanto potrebbero costare in futuro i vaccini anti-Covid, li ha svelati lo scorso 2 febbraio Frank D’Amelio. Durante una riunione con gli analisti delle più importanti banche d’affari al mondo, il responsabile finanziario di Pfizer si è lasciato andare. “Voglio solo avere una migliore percezione per […]

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Inumeri da tenere a mente, quelli utili per capire quanto potrebbero costare in futuro i vaccini anti-Covid, li ha svelati lo scorso 2 febbraio Frank D’Amelio. Durante una riunione con gli analisti delle più importanti banche d’affari al mondo, il responsabile finanziario di Pfizer si è lasciato andare. “Voglio solo avere una migliore percezione per il medio e lungo termine, quando il Covid passerà da essere considerata una pandemia a un’epidemia”, ha chiesto Jason Eron Zemansky, uno dei vicepresidenti di Bank of America Merrill Lynch. “Jason, ti rispondo così – ha esordito D’Amelio – inizio spiegandoti come funzionano i margini attuali, e poi passo a come possono funzionare in futuro. Per i margini attuali, diciamo, siamo in un momento di prezzo pandemico. L’unico prezzo che abbiamo pubblicato è quello applicato agli Stati Uniti, cioè 19,50 dollari per dose. Ovviamente, questo non è il prezzo a cui normalmente vendiamo un vaccino, che invece è 150-175 dollari per dose”.

Durante le riunioni con gli analisti, le parole pronunciate dai manager di una società valgono miliardi. Possono fare impennare o crollare il titolo in Borsa. E quelle di D’Amelio avevano tutta l’aria di voler ingolosire la platea degli investitori. L’uomo dei conti di Pfizer non ha detto esplicitamente a quanto verrà venduto il vaccino una volta che quella da coronavirus verrà declassata da pandemia a epidemia, ma ci ha tenuto a dare dei prezzi di riferimento. Se il vaccino anti Covid venisse messo sul mercato a una cifra compresa tra i 150 e i 175 dollari per dose, come ha lasciato intendere il manager, l’aumento rispetto a oggi sarebbe di circa il 900%.

Nel frattempo, le case farmaceutiche possono già fregarsi le mani. Dei cinque gruppi occidentali che stanno commercializzando i vaccini, solo tre hanno pubblicato dati sulle prospettive di mercato per il 2021: si tratta di Astrazeneca, Moderna e Pfizer/Biontech. Nel complesso contano di fatturare almeno 35 miliardi di dollari entro fine anno con le vendite dei rispettivi vaccini anti-Covid.

Non male, soprattutto considerando che le stesse imprese hanno beneficiato di 10,9 miliardi di dollari di sussidi pubblici per la ricerca dell’antidoto. A fatturare di più saranno Moderna e Pfizer/Biontech (33,2 miliardi in totale), che vendono a prezzi molto più alti rispetto ad Astrazeneca. Lo dicono i contratti firmati dalle tre aziende con la Commissione europea tra agosto e novembre dello scorso anno, quelli validi per le prime forniture: Astrazeneca ha venduto il suo vaccino a 2,9 euro per dose, Pfizer/Biontech a 15,5 euro, Moderna a 18,8 euro. Secondo uno studio pubblicato nel dicembre scorso da alcuni ricercatori dell’Imperial College di Londra, i costi di produzione dei vaccini a base Rna messaggero (come quelli di Pfizer-Biontech e Moderna) variano dai 60 centesimi ai 2 dollari a dose.

Di conseguenza, visti i prezzi di vendita, i profitti per le compagnie saranno alti. “Dato il notevole afflusso di denaro pubblico per la ricerca e sviluppo di questo vaccino e i costi probabilmente molto bassi per la commercializzazione – ha scritto Oxfam International in un rapporto pubblicato il 22 aprile – una stima ragionevolmente prudente è che Moderna e Pfizer beneficeranno di un margine di profitto netto del 25-30% da questo vaccino”. Tradotto: Moderna potrebbe registrare quest’anno un utile netto di circa 5 miliardi di dollari, mentre Pfizer e Biontech dovranno accontentarsi (si fa per dire) di spartirsi equamente 4 miliardi di dollari di profitti. Queste cifre, ha scritto l’ong nel suo report, stridono con i numeri delle persone vaccinate nel mondo. Mentre nelle nazioni ricche attualmente una persona su quattro ha già ricevuto la puntura, in quelle più povere il rapporto è infatti di un vaccinato ogni 500 persone, ha calcolato l’Onu. Ribattezzata apartheid dei vaccini, secondo molti esperti questa situazione potrebbe essere alleviata se i brevetti venissero liberalizzati, almeno fino al termine della pandemia.

L’idea è stata proposta all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) dai governi di India e Sudafrica e ha ottenuto l’appoggio di 175 tra ex capi di Stato (tra i tanti Gordon Brown, Francois Hollande, Mikhail Gorbaciov, Romano Prodi, Mario Monti) e Premi Nobel (come gli economisti Joseph Stigltiz e Muhammad Yunus e l’immunologa Francoise Barre-Sinoussi). Avanzata sei mesi fa, all’ultima riunione del Wto è stata bocciata da alcuni membri importanti, tra cui Ue e Usa. Ora però la proposta ha ricevuto l’appoggio dalla Casa Bianca.

Proprio ieri si è saputo che la rappresentante Usa per il Commercio, Katherine Tai, lunedì ha parlato del tema con i vertici di Pfizer e Astrazeneca. Un incontro che anticipa la riunione del Wto programmata per il 30 aprile, dove gli equilibri potrebbero per la prima volta cambiare rispetto agli ultimi mesi.

Restando sui numeri, le prospettive di guadagno di Big Pharma si basano sulle stime di fatturato pubblicate dalle varie aziende a febbraio. Nel frattempo, i prezzi di vendita dei vaccini sono già aumentati. Pfizer, ad esempio, nel contratto firmato con la Commissione europea nel novembre dell’anno scorso aveva previsto che, “per ogni ordine aggiuntivo effettuato e concordato” dopo il via libera dell’agenzia europea Ema ma entro i due anni dalla firma, il prezzo sarebbe stato di 17,50 euro.

Un aumento di soli due euro rispetto alla prima fornitura (venduta a 15,50 euro), che moltiplicato per le dosi nel frattempo acquistate da Bruxelles promette però di fare la differenza sui bilanci della joint venture tra l’americana Pfizere e la tedesca Biontech. Basti dire che, come ha ribadito pochi giorni fa Ursula von der Leyen, la Commissione europea sta negoziando con Pfizer-Biontech un contratto di fornitura da 1,8 miliardi di dosi.

Se il prezzo pattuito fosse di 17,5 euro, le due compagnie incasserebbero la bellezza di 31,5 miliardi. Con un margine di profitto netto di circa il 30%, significherebbe un utile netto di quasi 9 miliardi e mezzo di euro. Da aggiungere a tutto quanto già incassato finora.