Tradisce rancore l’attacco che Michele Santoro ha riservato su Facebook a chi scrive. “In una lunga intervista – lamenta Santoro –, durante la quale un giornalista de il Fatto ha dimostrato di non conoscere niente della storia di Maurizio Avola, Claudio Fava solleva dubbi…”. Da anonimo giornalista del Fatto rispondo di essere lo stesso che ha firmato, il giorno precedente, giovedì 29 aprile, un articolo ancora più lungo sullo stesso giornale in cui si dava conto del nuovo libro di Santoro e delle affermazioni dell’ex killer di Cosa nostra Avola; ho riportato anche la posizione della procura di Caltanissetta che non ritiene Avola credibile. “Nessuno degli elementi – scrive poi Santoro – che la procura di Caltanissetta ha lasciato trapelare con tempismo politico perfetto smentisce un bel niente”. La procura, però, non ha fatto trapelare nulla: ha diffuso un comunicato. E mi spiace che le domande rivolte all’onorevole Fava non siano state gradite da Santoro; credevo che lo stesso Santoro volesse un dibattito su un personaggio, Avola, controverso per suo stesso dire. Ma appena magistrati e personalità qualificate (non antimafia prezzolata) hanno espresso dissenso, Santoro ha gridato ad “attacchi vergognosi ”, nel “tentativo di impedire la diffusione del libro”. Censura, però, che non si è vista. A meno che per essa non si intendano dibattito e dubbi su Avola e sul libro.
Santoro, sul caso Avola aprire un dibattito comunque la si pensi
Di Giampiero Calapà4 Maggio 2021