A gentile richiesta di molti lettori, e solo per quella, provo a dire la mia sul gran frastuono attorno a Fedez, alla legge Zan, al caso Rai e al monologo scorretto di Pio e Amedeo. Premessa: a me gli artisti che non si fanno gli affari propri ma dicono la loro anche su temi politici divisivi piacciono sempre a prescindere, perché vanno contro i loro interessi commerciali (dividono il pubblico). Se poi lo fanno anche con passione e intelligenza, tanto meglio: suscitano dibattito molto più dei politici, segno che hanno molto più da dire di loro.
Legge Zan. In un Paese decente, non c’è bisogno di una legge contro l’omofobia: bastano quelle contro chi minaccia o diffama. Idem per la legge Mancino contro chi incita all’odio e alla discriminazione razziale e religiosa. Ma in Italia (e non solo) da qualche anno è montata un’incultura, che la Lega e i suoi trombettieri amplificano e legittimano, contro i “diversi” per sesso o etnia. Quindi purtroppo una legge ci vuole. La pena però non dev’essere la galera, ma una versione 2.0 dei lavori forzati: studiare a memoria e declamare in piazza, secondo i casi, le poesie di Sandro Penna e Se questo è un uomo di Primo Levi.
Fedez. Ha fatto benissimo a dire ciò che pensa (fra l’altro documentato carte alla mano) e i gerarchetti di Rai3 malissimo a tentare di impedirglielo (a proposito: dov’era il direttore Pampers Di Mare?). Ma i politici di sinistra indignati per la tentata censura cosa avrebbero detto se un artista fosse andato in Rai ad attaccare loro? Quando i politici, tutti, impareranno a non occuparsi dei palinsesti televisivi e a tacere sarà sempre troppo tardi.
Pio&Amedeo. Sotto quel travestimento da buzzurri, si nascondono due comici raffinati (come Checco Zalone). Infatti han detto col linguaggio più basso la cosa più alta di tutte: il razzismo e l’omofobia non risiedono tanto nelle parole, quanto nella testa di chi le usa. Omofobo non è chi dice “frocio” né chi ci scherza: è chi odia i gay e ne parla con cattiveria. Le migliori battute sui gay le fanno i gay, anche definendosi “froci”. Il nostro compianto Paolino Isotta lo era, ma pretendeva di essere chiamato “recchia” o “recchione”. Omofobo pure lui? Lo stesso vale per l’antisemitismo: le più belle battute sugli ebrei sono quelle che gli ebrei si fanno da soli (la grande tradizione yiddish). Perché non dovrebbero poterle fare anche i non ebrei? Dipende sempre dallo spirito, dai toni, cioè dalla testa. Si può, anzi si deve scherzare su tutto. Altrimenti diventa omofobo pure Totò. E i fratelli Grimm, con i sette nani, erano body-shamer.
Rai. Cambiare i vertici senza levarla al governo di turno serve solo a sostituire gli attuali camerieri con altri camerieri. Che magari non sono nati camerieri. Ma lo diventano appena ci entrano.