Dal pomeriggio di martedì scorso, la tifoseria più depressa e frustrata del pianeta, quella della As Roma, appare come tarantolata da una tempesta magnetica ad altissimo voltaggio, alimentata da una centrale nucleare e da un deposito di nitroglicerina: sta per arrivare José Mourinho. Al di là dei meriti (e dei demeriti) dello Special One, onusto di gloria e di esoneri (tre negli ultimi anni), l’attesa messianica che si è impadronita di una moltitudine di individui (a cominciare da chi scrive), persone in genere sane di mente pur se incattivite dal cinismo della storia (secoli di pontefici e di imperatori, mica pizza e fichi) e dalle sconfitte, non ha precedenti. In poche ore la febbre per l’Allenatore della Provvidenza ha generato l’alleluja dell’informazione capitolina, un tripudio di cuoricini social e un nuovo gusto di gelato giallorosso (mango e fragola), intitolato al suddetto.
Un profeta, un apostolo a cui vengono attribuiti straordinari poteri taumaturgici visto che con la sola forza del pensiero ha fatto sì che una squadra imbrocchita dalle disfatte e dagli infortuni riuscisse, domenica scorsa, a battere l’ultima in classifica. Nel clima di sbornia collettiva si preferisce, naturalmente, dimenticare i meriti del mister congedato – anch’egli portoghese ma della riva sobria e malinconica del Tago – che in totale solitudine si era fatto carico di una situazione orrenda (aggravata da congiure di spogliatoio). Un signore che ha evitato il crollo definitivo della squadra e accolto il debordante successore con grande disponibilità e senza una parola fuori posto.
Ora, è possibile che leggenda del santo allenatore, invocato e acclamato senza aver diretto neppure una sgambatura possa essere accostata a un’altra figura mitologica (peraltro tifoso romanista) il cui busto era stato collocato tra i grandi della storia patria e senza che ancora avesse messo piede a Palazzo Chigi (e tanti saluti al predecessore, rimasto al timone nell’annus horribilis). Tutto ciò senza sua colpa, naturalmente, mostrandosi anzi egli preoccupato per le eccessive attese suscitate.
Non abbia timore: come insegna l’altro Special, quello del pallone, oggi vincere è secondario se il gusto del gelato è quello giusto.