Per dire com’è ridotta l’informazione, basta questo: per parlare di riforma del processo, Repubblica intervista la senatrice leghista Giulia Bongiorno e La Stampa il deputato e sottosegretario forzista Francesco Paolo Sisto, dimenticandosi di precisare che la prima è l’avvocato di Salvini e il secondo di B.. Come se, ai tempi dei governi B., avessero intervistato Ghedini e Pecorella spacciandoli per giuristi super partes, e non come fabbricanti di leggi su misura dell’illustre cliente (a proposito, senz’alcuna ironia: auguri per la sua salute). Il conflitto d’interessi – disse un giorno Luttazzi – s’è fatto ambiente, atmosfera: tutti ci sguazzano, nessuno lo nota. Ma ci sono tre forze politiche che ne sono al momento immuni: 5Stelle, Pd e Leu. Infatti promettono da sempre una severa legge sul conflitto d’interessi. In attesa di avere la maggioranza per farlo, hanno già un’ottima occasione per praticarla: si rifiutino di sedere al tavolo della ministra Cartabia finché non si saranno alzati Sisto (incredibilmente promosso da Draghi sottosegretario alla Giustizia) e Bongiorno. E, se quelli non si alzano, se ne vadano loro: senza le tre forze giallorosa, la maggioranza non ha i numeri per approvare nulla. Il che non sarebbe un danno, ma un grosso vantaggio. Che riforma della giustizia può uscire da una maggioranza con i partiti di un pregiudicato (FI), di un plurimputato (Lega) e di un indagato in compagnia di genitori, sorella, cognato e cofondatori (Iv)?
Il ricatto della Guardasigilli, fra l’altro, non attacca: non è affatto vero che l’Italia perde i soldi del Recovery se non riforma il processo penale: ogni Paese ha il suo e la Ue non ha alcuna voce in capitolo per metter becco. I soldi del Recovery per la Giustizia non sono subordinati al modello di prescrizione, ma a un piano di assunzioni, digitalizzazione e riorganizzazione già predisposto da Bonafede e plagiato dalla Cartabia copiativa. Se poi si vuole dar retta all’“Europa”, basta leggere gli elogi dell’Ocse alla Spazzacorrotti e i moniti delle Corti Ue contro la vecchia prescrizione: dunque le riforme di Bonafede vanno mantenute, non smantellate. Perché tolgono agli avvocati dei colpevoli e ai magistrati pigri l’interesse ad allungare i tempi per arrivare alla prescrizione, dunque di per sé garantiscono processi più veloci. Invece l’ideona partorita dalla Cartabia (se il processo non termina entro una certa data si estingue, con tanti saluti alle vittime dei reati) riconsegna agli imputati colpevoli il potere di tirare in lungo per darsi l’impunità, quindi di per sé garantisce processi ancora più lunghi. Si spera che chi ha difeso quelle leggi sacrosante fino a sacrificare il Conte-1 e poi il Conte-2 adesso non le baratti con un piatto di lenticchie per tenere in piedi il governo Draghi.