Appena nacque il governo Draghi, M5S, Pd e Leu annunciarono un intergruppo parlamentare per affrontare compatti la sfida ai neoalleati forzati di centro-destra (Lega, FI, Iv e altri centrini sfusi). Poi, siccome era un’ottima idea, la lasciarono cadere. Risultato: i forzaleghisti fanno il bello e il cattivo tempo, ottenendo da Draghi quasi tutto quel che vogliono. Le teste di Arcuri, di Borrelli, di metà dei membri del Comitato tecnico-scientifico. Poi le riaperture premature il 26 aprile all’insaputa del nuovo Cts. E l’altroieri il licenziamento del capo del Dis, generale Vecchione. Pezzo per pezzo si sta smontando l’esperienza giallo-rosa, come se la maggioranza di Draghi potesse esistere senza M5S, Pd e Leu. La domanda è semplice: quousque tandem subiranno in silenzio? Che aspettano a coordinarsi in un intergruppo che restituisca loro un’influenza sul governo pari al peso parlamentare? Il caso 007 è emblematico: nessuno discute le capacità della nuova direttora Belloni, beatificata dai soffietti dei giornaloni come estranea alla politica, come se non navigasse alla Farnesina nel sistema dei partiti dalla notte dei tempi e l’avesse portata la cicogna. La verità la conoscono tutti: Vecchione ha l’unica colpa di essere stato nominato da Conte, dunque dava noia ai due Matteo. Infatti è l’unico a saltare, senza uno straccio di spiegazione, mentre i capi di Aise e Aisi, trasversalmente protetti, restano. E resta incredibilmente pure il caporeparto del Dis Mancini, malgrado l’incontro carbonaro con l’Innominabile, o forse proprio per quello.
La situazione è aggravata da due fatti. 1) Draghi ha affidato la delega dei Servizi a Gabrielli, tutt’altro che neutrale nella partita, essendo stato il capo del Sisde e dell’Aisi e avendo ricevuto incarichi tanto da destra e da sinistra (altro che estraneo alla politica). 2) Il presidente del Copasir, che per legge dev’essere dell’opposizione e va preventivamente consultato sulle nomine degli 007, è il leghista Volpi, esponente della maggioranza. Così, sul nuovo capo del Dis, il premier e Gabrielli hanno consultato un alleato del loro governo, ovviamente favorevole. Tutto in famiglia. E su queste vergogne non s’è levata una sola voce di protesta. Così come quando Draghi ha glissato in Parlamento sul sottosegretario leghista al Mef Durigon, che non dovrebbe restare al suo posto un minuto di più dopo aver detto che l’ufficiale della Guardia di Finanza che indaga sulla Lega “l’abbiamo messo noi” (la Gdf dipende dal Mef). Resta da capire quale sia la funzione di M5S, Pd e Leu, le tre forze maggioritarie che sostengono Draghi: a parte quella degli (in)utili idioti che tacciono e acconsentono, ingoiano e votano tutto.