Breve storia triste dal mondo alla rovescia. Il primo mestiere di Roberto Angelini è il cantautore. Il secondo è il chitarrista televisivo: è uno dei musicisti di Propaganda Live, la trasmissione cult di Diego Bianchi su La7. Il terzo mestiere di Angelini è il ristoratore. L’ha fatto sapere lui stesso con un selfie in lacrime pubblicato su Instagram, in cui racconta di essere stato denunciato da una sua “amica” cui aveva concesso il privilegio di lavorare in nero nel periodo buio della pandemia. La Guardia di Finanza è andata a trovarlo nel suo sushi-bar di Roma, quartiere San Lorenzo, portando in dote una multa da 15mila euro.
Sotto alla foto piangente, Angelini definisce la sua ex lavoratrice “una pazza incattivita” e non riesce proprio a capacitarsi di come le sue buone intenzioni siano state fraintese: “Mi sembrava pure di fare del bene. Pensa te”. Finisse qui, sarebbe solo lo sfogo molto sopra le righe di un imprenditore – persino comprensibile in questo periodo tremendo – che confonde il diritto con il favore. Ma lo spettacolo davvero deprimente comincia dopo. Tra i commenti al post in lacrime di Angelini inizia una sfilata di solidarietà di vip, cantautori e personaggi dello spettacolo più o meno famosi. Cuoricini, incoraggiamenti, abbracci virtuali: Jovanotti, Elio, Elodie, Ambra, Max Gazzè. Tutti artisti che hanno familiarità con il palco del Primo maggio e consolano l’imprenditore multato, amico loro. Il musicista Leo Pari ci mette il carico: “La gente a volte è orrenda”. Ce l’ha con la lavoratrice in nero, ovviamente. La “pazza incattivita”.
La breve storia triste si traduce quindi in trattatello sociologico, purtroppo scadente, sulla sinistra da propaganda televisiva. Che mette alcuni diritti in scaletta ma poi se li scorda dietro le quinte. Che scrive di lavoro e vive d’impresa. “Credo di notare una leggera flessione del senso sociale”, diceva Gazzè in una vecchia canzone: “Ma andate a cagare voi e le vostre bugie”.