Stavolta Salvini ne ha detta una giusta: “Non può essere questo governo a fare le riforme”. Parlava di giustizia, fisco e Pa. Ma ci sono pure Rai, conflitto d’interessi, salario minimo, transizione digitale ed ecologica. Qualunque questione affronti, l’attuale maggioranza-ammucchiata non va d’accordo su nulla. E i problemi vanno affrontati con scelte nette per risolverli, non con compromessi al ribasso per non scontentare nessuno. Quindi, spiace dirlo, ma l’unica soluzione è quella indicata da Salvini: un patto fra chi ci sta per eleggere un nuovo capo dello Stato decente e per cambiare la legge elettorale restituendo ai cittadini il potere di scegliere. E poi elezioni a inizio 2022, per avere subito una maggioranza omogenea (o meno disomogenea dell’attuale Armata Brancaleone) che imbocchi una direzione precisa, uscendo da questa vaga melassa. Che ieri ha toccato l’apice nella conferenza stampa di Draghi. Il premier s’è confermato un ottimo slalomista, ma anche il capo di un governo che ha esaurito la spinta propulsiva (ammesso che l’abbia mai avuta). Sistemate alla bell’e meglio le vaccinazioni, consegnato il Pnrr e varato il Sostegni-2, non si sa davvero che altro possa combinare di qui a fine anno.
I 5Stelle sollevano lo scandalo Durigon, contestano le controriforme sulla giustizia della Cartabia e il finto ambientalismo di Cingolani (“mini-nucleare”, “idrogeno blu”, inceneritori e altre delizie): Draghi li ignora. Letta propone una dote ai giovani col ritorno della tassa di successione (misura liberale quant’altre mai: basta leggere Einaudi): Draghi lo liquida con una battuta (“È il momento di dare, non di prendere”: ai ricchi, s’intende). E non potrebbe fare altrimenti. Se compisse anche una sola scelta, il governo crollerebbe. Oggi o nel semestre bianco dopo il 3 agosto. Intanto la Restaurazione avanza col ritorno dei vitalizi ai pregiudicati e prossimamente agli ex parlamentari: come possono M5S, Leu e Pd, che li avevano aboliti, restare alleati con Lega e FI che li stanno ripristinando? Idem per la legge Zan che, per quanto perfettibile, è già morta grazie alle destre. E si riparla persino di separazione delle carriere togate modello P2. Non c’è tema dello scibile umano che non veda i giallorosa lontani le mille miglia da Lega e Forza Italia Viva. E il ricatto “se il governo va a casa, niente riforme e niente soldi del Recovery” è una pistola scarica: l’Ue vuole riforme vere, non pateracchi per accontentare tutti. Meglio parlar chiaro all’Ue e rinviare tutto a un governo e a una maggioranza veri. L’iniziativa, prima che ci pensi Salvini dal Papeete Beach a Ferragosto, dovrebbero prenderla i giallorosa. Dando una scadenza a quest’agonia per portarci finalmente a votare.