Ormai non passa giorno senza un nuovo, vergognoso segnale di restaurazione. Ieri il cosiddetto ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, premio Attila ad honorem, ha dato il via libera a nuove trivellazioni nel mare Adriatico. E martedì la “Commissione di garanzia” del Senato – quella che ha appena restituito il vitalizio al corrotto Formigoni – si appresta a violare un’altra volta le regole ridando il bottino agli ex. I giornali, tutti tranne il Fatto, continuano a ignorare questo scandalo. L’andazzo generale è “tutto va ben madama la marchesa” e guai a disturbare il manovratore. Il peggio della cultura autoritaria, un tempo esclusiva della stampa berlusconiana (“Lasciatelo lavorare”, “Ghe pensa lü”), ha ora traslocato sugli house organ draghiani tipo Repubblica, dove si leggono titoli ai confini della realtà. Due mesi fa: “Draghi il Recovery se lo riscrive da solo”. E ieri: “Tasse, la strategia di Draghi. Non saranno i partiti a ridisegnare il fisco”. E chi dovrebbe ridisegnarlo, di grazia, se non le forze politiche rappresentate in Parlamento in base ai voti ottenuti alle elezioni? Cosa c’è di più politico e di meno tecnico del fisco del futuro, cioè della scelta su chi debba pagare più tasse e chi meno?
Il condono di marzo sulle cartelle esattoriali del 2000-’10 (con la scusa del Covid-19), ha già detto molto, sull’orientamento di questo governo. Il resto l’ha chiarito l’altroieri il premier, con una voce dal sen fuggita. Alla timida proposta di equità lanciata da Letta per una tassa di successione sui grandi patrimoni che finanzi le politiche per i giovani, ha risposto glaciale: “Non è il momento di prendere soldi ai cittadini, ma di darli”. E quale sarebbe il momento di dare una tosatina alle rendite e alle diseguaglianze, ingigantite dai governi B. con l’abolizione della tassa sulle eredità e dai governi Letta e Renzi con l’abrogazione dell’Imu sulle case dei ricchi, se non questo della crisi post-Covid? Per “dare soldi”, da qualche parte bisogna prenderli: e siccome si riparla di riforma delle pensioni, non vorremmo che fossero i pensionati a pagare il conto. Insieme al milione (almeno) di licenziati prossimi venturi grazie alla sciagurata revoca del blocco. E ai precari dei subappalti, che col dl Semplificazioni anticipato ieri dal Fatto diventeranno carne da cannone con una deregulation sui salari e la sicurezza che fa impallidire quelle berlusco-renziane. Alcuni buontemponi auspicano che questo governo di centrodestra in un Parlamento a maggioranza di centrosinistra duri fino al 2023. Davvero 5Stelle, Pd e Leu intendono inghiottire (e farci inghiottire) vagonate di rospi per altri due anni? E sono sicuri, a fine corsa, di trovare ancora qualche elettore disposto a votarli?