Salvini e le visioni della Madonna. I 10 anni di calvario di Signori (poi assolto). I post di Scanzi

4 Giugno 2021

I 10 anni di calvario di Beppe Signori (poi assolto)

Se ne sta parlando poco, ma la vicenda di Beppe Signori è allucinante. Mi ha colpito molto. Provo a ricostruirla.
Il 1º giugno 2011 Signori è tra gli arrestati dalla Polizia nell’ambito di un’inchiesta legata alle scommesse nel mondo del calcio. Viene inizialmente posto agli arresti domiciliari, poi revocati due settimane dopo. Secondo gli inquirenti Signori, insieme a Luigi Sartor, Luca Burini e al commercialista Daniele Ragone, tramite la Clever Overseas, società con sede a Panama e domiciliata e amministrata dalla società fiduciaria Pieffeci Professional Consulting di Lugano, avrebbe ripulito il denaro (almeno 600.000 euro) proveniente dalle scommesse di Singapore della Raffles Money Change Pte Ltd.
Indagato per associazione a delinquere nel 2015 (quattro anni dopo…), rinviato a giudizio nel 2017 (sei anni dopo…). Nel febbraio del 2021 – dieci anni dopo… – il Tribunale di Piacenza sentenzia che Signori non truccò la partita tra Piacenza e Padova del 2 ottobre del 2010 finita 2 a 2. Assolto perché “il fatto non sussiste”. Signori aveva rinunciato alla prescrizione, contrariamente a quanto aveva deciso di fare nel procedimento principale di Cremona chiuso nel dicembre del 2020. Due giorni fa la FIGC lo riabilita con un procedimento di “grazia”, firmato personalmente dal presidente Gravina.
Ieri Signori è tornato a parlare. Nessuno potrà ridargli quei dieci anni, durante i quali è stato trattato da quasi tutti come una carogna putrescente. Ha detto: “Io ero soprattutto il volto dell’inchiesta. Un nome abbastanza noto in Italia e nel mondo. C’erano tutte le condizioni per trasformarmi da mente, finanziatore e scommettitore nella faccia da mostrare al pubblico. Carne da macello. Io ho acquisito le intercettazioni, in 70mila registrazioni il mio nome non esce mai… Non ci sono”.
“Sono tanti i danni che mi ha procurato questa storia. Cicatrici enormi. Due anni fa mi è partito un trombo dal polpaccio che ha bucato il polmone. Mi sono ritrovato al Sant’Orsola sdraiato, intubato, perché stavo per schiattare. Ovviamente al trombo hanno concorso diversi fattori, però l’inchiesta ha contribuito a debilitarmi, insomma l’ho somatizzata. Le troppe sigarette hanno fatto il resto. Ho avuto dei grossissimi momenti di sconforto, in particolare all’inizio. Non dico che ho pensato a gesti estremi… O meglio, ci ho pensato, ma non ho mai preso in considerazione l’idea di farla finita. C’erano i figli, mia moglie, gli amici più stretti che mi sono stati accanto, alcuni dei quali sono venuti a mancare, i miei familiari, mia sorella”.
Ridare quei dieci anni a Beppe Signori è impossibile. Magari, però, potremmo trovare tutti il tempo di chiedergli scusa. Tutti. Tranne quei due o tre che gli sono sempre stati vicino.

Bersani e i messaggi demagocici della destra

“L’ultima che ho sentito dalla Meloni è stato quando Draghi e Speranza hanno tenuto il coprifuoco alle 23. Il suo commento è stato: ‘È un sopruso liberticida, si mette il guinzaglio stretto al collo degli italiani’.
Io mi preoccupo quando sento queste cose. Il coprifuoco l’hanno fatto anche a Rio de Janeiro, a Parigi è alle 21. Sono allora tutti cretini? I messaggi di questa destra sono oltranzisti e demagogici. Ma perbacco, c’è una pandemia.
E adesso c’è quell’altro (Matteo Salvini, ndr) che è andato a Fatima e ha detto che lì si è fatta l’Europa. Sarà il quarto mistero di Fatima e ci era sfuggito. Insomma, questa destra dice cose anche stravaganti, il tutto per prendere su.
Ma dove lo porti quello che porti su? Dove vai nel mondo nuovo e in Europa?”.
Pierluigi Bersani

Vialli: “Il cancro, un nemico troppo grande”

“Non saprai mai se è finita con il cancro, fino a quando non saranno trascorsi alcuni anni senza problemi. Ma al momento sto bene e spero continui a essere così finché morirò di vecchiaia.
Le mie figlie mi hanno aiutato e a mia moglie ho chiesto quale trucco fosse migliore. Abbiamo riso, perché devi ridere e trovare il lato divertente delle cose se puoi.
Non ho mai pensato di dover combattere il cancro, perché sarebbe stato un nemico troppo grande e potente. L’ho presa come un viaggio con un compagno indesiderato nella speranza che si annoiasse e morisse prima di me.”
Gianluca Vialli

La fine di Saman, uccisa per aver rifiutato il matrimonio

Saman Abbas. 18 anni, pakistana.
Secondo gli inquirenti, sarebbe stata uccisa dallo zio 33enne Danish Hasnain dopo essere stata consegnata dai genitori Shabas Abbas e Nazia Shaheen.
L’omicidio dovrebbe risalire al 30 aprile. Il giorno prima, stando alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’abitazione, tre persone sarebbero uscite con pale e attrezzi da lavoro, per scavare una buca.
La ragazza è scomparsa a Novellara, Reggio Emilia.
Il fratello 16enne avrebbe confermato che la sorella è stata uccisa “per non aver accettato il matrimonio forzato con un cugino in Pakistan”.
Gli iscritti nel registro degli indagati per ora sono cinque: i genitori, lo zio – tutti e tre si troverebbero in Pakistan – e due cugini, di cui uno arrestato domenica a Nimes, in Francia mentre tentava di raggiungere la Spagna. I cinque sono accusati di omicidio e occultamento di cadavere.
Consegnare la figlia a un parente perché la uccida, in quanto “rea” di non accettare un matrimonio combinato: ma come si fa? Cosa stiamo diventando?
L’abominio puro.

Come racconta la sua malattia un oncologo

Axel Kahn. Oncologo francese. 76 anni. Volto noto anche in tivù per la sua grande capacità comunicativa e divulgativa, membro del Comitato di bioetica.
Ha scoperto di avere un cancro incurabile. Sta raccontando ogni giorno la sua malattia sui media e sui social.
Trovo che le sue parole siano di raro coraggio, rara grazia, rara bellezza. Per questo le riporto.
“Morirò presto, ho un cancro senza alcuna possibilità di guarigione, ma non ho paura della morte”.
“Il cancro è cominciato di certo verso marzo-aprile 2020, quando è stato diagnosticato, il 4 agosto 2020, era già molto esteso. Nonostante questo, la cura è stata molto efficace, avevo buone possibilità di sopravvivenza a 20-25 mesi. Ho deciso perciò di continuare la mia azione nella Lega contro il cancro, avevo tantissime cose da fare per prendermi cura dei malati in questo periodo di epidemia, mobilitare i comitati, partecipare ai dibattiti”.
“Ma lo scorso aprile mi sono improvvisamente aggravato per una seconda forma di cancro, molto aggressiva. Ha progredito rapidamente, senza alcuna possibilità di guarigione né di remissione. Mi sono fatto l’idea, per scherzare, che il cancro mi abbia considerato come un nemico particolarmente temibile ed abbia deciso di prendersela direttamente con me”.
“Non sono mai stato ossessionato dalla morte, è una compagna molto speciale. Come tanti, speravo di essere sereno e stoico ma non posso essere sicuro che sarà così. Ma non ho paura della morte, la sfido con la stessa ironia anche se so che vincerà. Quello che mi rende felice è di aver potuto, in quest’ultimo periodo, fare quello che più di tutto conta per me: il mio dovere e la trasmissione agli esseri che amo. Ho avuto una vita felice e posso dire, alla fine, che non è grave che io muoia, perché ho vissuto bene“.

Vitalizio, che vergogna Formigoni!

“Il mio vitalizio? Una vittoria del diritto. Nessuno deve morire per stenti”.
Roberto Formigoni.
Lo ha detto davvero.
Non hanno pudore, non hanno ritegno. Vergogna continua.

Zaki, l’agonia 45 giorni alla volta

Altri 45 giorni di carcere. Sempre 45 giorni. Ogni volta 45 giorni.
La custodia cautelare in carcere in Egitto per Patrick Zaki è stata prolungata per l’ennesima volta.
Zaki, studente 29enne dell’Università “Alma Mater” di Bologna, è in prigione in Egitto dal febbraio dell’anno scorso con l’accusa di propaganda sovversiva su internet. È stato arrestato in circostanze controverse il 7 febbraio dell’anno scorso.
In Egitto, chi pubblica informazioni sulla situazione interna del Paese in modo da danneggiare lo Stato e i suoi interessi nazionali è punibile con una reclusione da sei mesi a cinque anni.
Secondo Amnesty International, Zaki rischia addirittura fino a 25 anni di carcere.
Tutto questo è sconcertante. L’attenzione sulla sua vicenda deve restare sempre alta.

Salvini e le visioni della Madonna

Salvini: “La Madonna ci vuole tutti più uniti”.
Lo ha detto sul serio. E già che c’era ha regalato un rosario di Lourdes a tutti i suoi alleati, nell’incontro organizzato per decidere i candidati alle prossime amministrative.
Straordinario.
Quindi la Madonna, oltre a esistere, gli parla di persona. E gli dice pure di stare insieme a Meloni, Toti e Tajani. La sorte del centrodestra italiano è proprio un interesse primario, per la Madonna.
Ma ci rendiamo conto del livello di questo soggetto?

La mia puntata su Rino Gaetano

Un anno fa, per TvLoft, ho realizzato un programma chiamato #amicifragili. Ci tengo moltissimo. È tutto dedicato a sette grandi nomi della musica italiana.
Uno di quei nomi, ovviamente, è Rino Gaetano.
In occasione dei 40 anni esatti dalla sua scomparsa, abbiamo deciso di rendere disponibile e free a tutti – e non solo agli abbonati – la puntata integrale a lui dedicata.
È molto bella, piena di grandi ospiti e interventi (Piero Pelù, Peppe Voltarelli, Massimo Cotto). Tanti aneddoti. Tanta bella musica. E un artista immenso.
Ve la consiglio col cuore.
La puntata integrale free è qui

Un colpo al cuore

Questo foto è semplicemente devastante. Un colpo al cuore, che ti scava dal di dentro. E che racconta, nel suo apparente piccolo, un mondo. È di qualche mese fa, ma l’ho rivista adesso. E mi ha fatto male come la prima volta.
L’agente Decristoforo del dipartimento di polizia di Central Falls saluta per l’ultima volta il suo partner Axel. Dopo avere lavorato insieme, l’agente aveva adottato il cane anche dopo il “congedo”. Avevano vissuto insieme, così insieme come forse può accadere solo tra un uomo e un cane.
Questa foto è proprio insostenibile. Troppo amore, troppo dolore. E solo chi ci è passato, e ci passerà, può capirlo fino in fondo.

#ScanzIntervista Danilo Toninelli 1 giugno 2021

Brusca e le parole di Maria Falcone

Giovanni Brusca è libero.
Fu Brusca ad azionare il telecomando che fece esplodere l’ordigno che provocò la strage di Capaci. E fu Brusca a ordinare lo strangolamento e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Una carogna, un criminale, un uomo irrecuperabile e irredimibile. Questo è Brusca.
Oggi Brusca, l’efferato boss di San Giuseppe Jato, prima fedelissimo del boia Totò Riina e poi collaboratore di giustizia, è uscito dal carcere per fine pena.
“Fine pena”. “Fine pena”. “Fine pena”.
Brusca ha lasciato Rebibbia dopo 25 anni, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna.
Mi hanno colpito molto le parole di Maria Falcone, sorella di Giovanni: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”.
Parole di grande lucidità, che denotano l’enormità morale di Maria Falcone.
Gli altri familiari delle tante vittime del macellaio Brusca hanno reagito assai meno serenamente, e in tutta onestà li capisco. Giuridicamente ha ragione Maria Falcone, umanamente è tutt’altra storia. Ed io, come immagino tanti tra voi, su questa vicenda non riesco ad essere distaccato.
Per come la vedo io, una figura come Brusca non può mai essere libera. Non deve mai essere libera. Brusca ha incarnato il Male più feroce. E non può esistere “fine pena” per il Male.

Ilva, sentenza storica

La sentenza di primo grado sull’Ilva è enorme e ha connotazioni storiche.
La Corte d’Assise non ha avuto dubbi: quello provocato dall’Ilva di Taranto, gestita dalla famiglia Riva, fu un disastro ambientale.
Severissime le pene agli ex proprietari e vertici dell’acciaieria, così come ai politici e agli uomini delle istituzioni coinvolti.
22 anni di reclusione a Fabio Riva e 20 al fratello Nicola. Il responsabile delle relazioni istituzionali, Girolamo Archinà, definito dall’accusa come la “longa manus” dei Rivaverso istituzioni e politica, è stato condannato a 21 anni e 6 mesi, sei mesi in meno all’allora direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso.
Ai principali fiduciari dell’acciaieria (Lanfranco Legnani, Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli e Agostino Pastorino) considerati una sorta di “governo ombra”dei Riva, sono stati inflitti 18 anni e 6 mesi di pena, mentre l’ex governatore Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso, ha ricevuto una pena di 3 anni e 6 mesi. Tre anni all’ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, accusato di aver fatto pressione sui dirigenti della sua amministrazione perché concedessero l’autorizzazione all’Ilva per l’utilizzo della discarica interna alla fabbrica. Stessa pena per per l’ex assessore provinciale all’ambiente Michele Conserva.
Pene durissime per un reato orribile: disastro ambientale. Che ha mietuto vittime innocenti a Taranto. E purtroppo le miete ancora.

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