Il baedeker, la guida che Joe Biden porta con sé in viaggio per l’Europa, è un rapporto redatto dal Consiglio per la sicurezza nazionale: una traccia che gli serve a non perdere la bussola dell’interesse nazionale degli Stati Uniti nelle diverse riunioni dei prossimi giorni, il Vertice del G7, da venerdì a domenica, in Cornovaglia; poi gli incontri a Bruxelles con Nato e Ue; e, infine, l’appuntamento di Ginevra, mercoledì 16, con Vladimir Putin. Sulla carta, il compito di Biden è semplice: marcare la differenza con Donald Trump, rimettere insieme i cocci del multilateralismo lasciati dal suo predecessore e mantenere il punto con Putin. Nella dichiarazione che fa da preambolo al testo del Consiglio di sicurezza nazionale, intitolato Renewing America’s advantages, Biden assicura: “L’America è tornata. La diplomazia è tornata. Le alleanze sono tornate. Ma non stiamo a guardare indietro. Guardiamo con decisione al futuro e a ciò che possiamo fare, insieme, per gli americani”.
Per negare le tentazioni di un neo-isolazionismo americano, il documento si apre con l’affermazione che, “oggi più che mai, il destino dell’Unione è inestricabilmente connesso con eventi al di là dei nostri confini”, la pandemia, la crisi economica, l’emergenza climatica, le ingiustizie razziali. In 23 pagine, il testo ripercorre i temi della sicurezza globale e le priorità della sicurezza nazionale. In Medio Oriente, c’è l’impegno per la sicurezza di Israele, ma senza “assegni in bianco” ai partner – il riferimento è all’Arabia Saudita –: “l’obiettivo è ridurre le tensioni regionali e creare condizioni perché i popoli mediorientali possano realizzare le loro ambizioni”.
La prospettiva di un ripristino dell’intesa sul nucleare con l’Iran non è messa in risalto, forse perché divisiva sul fronte interno. “Siamo a un punto di svolta – recitano le conclusioni del documento – siamo nella nebbia di un dibattito fondamentale sul futuro del nostro mondo. Per spuntarla, dobbiamo dimostrare che le democrazie possono ancora rispondere alle necessità dei nostri popoli”, mentre, in tempi recenti, le tentazioni delle ‘democrature’ si sono fatte sentire, negli Usa di Trump, ma anche in Europa; e gli ‘uomini forti’ alla al Sisi, alla Erdogan o persino alla Putin, hanno saputo fare da magnete in contesti internazionali confusi, come la recente crisi medio-orientale. Per riuscirci, bisogna “ricostruire meglio le fondamenta delle nostre economia – Biden ci sta provando con il suo programma di rilancio basato sugli investimenti pubblici – riappropriarci del nostro posto nelle Istituzioni internazionali, mettere in risalto i nostri valori in patria e parlare per difenderli nel mondo. Ammodernare il nostro arsenale militare, ponendoci però alla guida della diplomazia. Rivitalizzare l’intreccio delle alleanze dell’America e delle partnership che hanno fatto del mondo un posto più sicuro per i nostri popoli”.
Al fondo, c’è la certezza che “nessun Paese è meglio piazzato dell’America per navigare il futuro”, che va affrontato “da una posizione di fiducia e di forza. Lavorando con i nostri partner democratici, affronteremo ogni sfida e avremo la meglio su ogni contendente. Insieme, possiamo fare e faremo meglio”.
In Europa, Biden trova leader meglio disposti verso gli Stati Uniti delle loro opinioni pubbliche, almeno a scorrere l’inchiesta in 11 Paesi Nato condotta da German Marshall Fund e Bertelsmann Foundation. Nonostante la politica di Biden dell’America is back, l’influenza degli Stati Uniti appare in declino nel Vecchio continente: tra un terzo e la metà degli europei non crede che gli Usa siano la più influente potenza globale, soprattutto a causa dell’immagine di sé data nella pandemia. L’Italia è il Paese in cui la percezione dell’America come principale leader globale è più bassa: lo pensa il 51% degli italiani, contro il 55% dei tedeschi e il 56% dei francesi, numeri tutti bassi, in linea con il 2020 e in calo di dieci punti sul 2019.
Va meglio in Gran Bretagna 58%, Svezia 63%, Polonia 62%, e un po’ a sorpresa Spagna 85%. Dietro gli Stati Uniti, sale il peso della Cina al 20% complessivamente (ma al 32% in Italia), mentre resta modesto quello dell’Ue al 14% (il 12% in Italia). La Russia non va oltre il 4%. Tranne che in Italia, Polonia e Turchia, la percezione della Cina è, però, più negativa che positiva: Biden, insomma, ha margini per costruire un’alleanza che contenga l’‘impero del male’ del XXI secolo e ne ridimensioni l’espansionismo commerciale, economico e militare, lungo i percorsi della ‘Via della Seta’.