Taranto e il Lavoro: una ricerca artistica lunga diversi mesi per il progetto “Atlante degli Immaginari”, a partire da una città e da una parola chiave.
Taranto ci appare un cumulo di macerie molto simile all’Italia del fallimento del futuro e della politica tradizionale, l’Italia dell’antipolitica, della dismissione industriale, della fiducia sregolata in un terziario senza progetto, governata da ceti politici che tirano a campare per fare agire vecchi privilegi. L’Italia in cui l’intervento dello Stato, invece di servire a stimolare energie e a rendere autonome le realtà locali, diventa distribuzione di prebende, favori, clientela, collusione, arricchimento privatistico, disprezzo dei territori.
Affrontare – insieme all’equipe artistica di attori, autori, scenografi, artisti visivi – questa tematica in una città come Taranto ha sempre significato per noi assumerci la responsabilità di attraversare il conflitto, stare nel solco della dicotomia che attanaglia la città di Taranto da molto tempo: diritto al lavoro Vs. diritto alla salute.
“Lavoro uguale destino?” è la domanda che ci siamo posti sin dall’inizio della nostra ricerca artistica: era ottobre del 2020. Abbiamo provato a cercare delle risposte insieme ad alcuni testimoni, interrogando alcune voci della città di Taranto. Voci che hanno a che fare da un lato con la fabbrica (ex ArcelorMittal, oggi Acciaerie d’Italia), dall’altro lato con la Marina Militare: le due imponenti promesse dello sviluppo economico della città di Taranto negli anni ’50 e ’60.
Il sogno del posto fisso, l’ambizione del lavoro sicuro e del salario garantito, la base per la costruzione solida della famiglia e del benessere dei suoi componenti.
Sino al 2012, anno in cui quel sogno si trasforma in incubo: arrivano gli studi sull’inquinamento e sui suoi danni alla salute e i decreti della magistratura che scoperchiano connivenze e impongono misure che porteranno all’estromissione di Riva e al commissariamento degli impianti dello stabilimento industriale.
Con il processo “Ambiente Svenduto”, la mobilitazione degli operai interni alla stessa fabbrica e dei liberi cittadini che si era innescata dà il via ad una serie di ‘reazioni’. La costituzione di comitati di lotta e la nascita di associazioni che hanno come obiettivo la chiusura dello stabilimento industriale e di tutte le sue fonti inquinanti modificano totalmente il modo di intendere il ‘lavoro’ a Taranto.
Taranto “sventrata, porosa, corrosa dai vuoti urbani”, Taranto schiacciata tra la Marina Militare e il siderurgico, nel dilemma tra fabbrica e salute, tra riforma della fabbrica e nuove fonti d’investimento, matura ora uno scatto.
“Non è possibile raccontare il presente senza presagire un suo sovvertimento; non è possibile afferrare l’alienazione del lavoro senza poi andare a raccontare tutto ciò che – individualmente e collettivamente – preme per il suo ribaltamento”, scrive Alessandro Leogrande in uno dei suoi scritti dedicati alla città.
Infatti nel 2013 sul palco della prima edizione di UnoMaggio Taranto, a opera del neo Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, per la prima volta prendono parola voci diverse, testimonianze nuove, punti di vista alternativi. E così sarà per le successive edizioni dell’evento, sino ad oggi.
Le ripercussioni negative delle scelte operate in ambito economico e industriale sino a quel momento sono dunque anche il motore di una re-invenzione, come ci racconta ad esempio un altro testimone: Vincenzo Fornaro, imprenditore simbolo della lotta ambientale.
In seguito all’accusa di disastro ambientale nei confronti della proprietà del siderurgico, nei territori limitrofi alla fabbrica iniziano i controlli dei livelli di diossina. A Vincenzo Fornaro vengono fatti abbattere i suoi 600 capi di bestiame e lui si trova costretto a reinventare se stesso e il proprio destino. Comincia così le bonifiche dei terreni coltivando la canapa e allevando cavalli.
Come lui, altre voci, altri testimoni. Due ex operai (Cataldo Ranieri e Marco Tomasicchio) che si reinventano aprendo un ristorante, che si chiama “A casa vostra”, poiché se la sono sentiti ripetere troppe volte quella frase: “Se chiude la fabbrica, dove andiamo a mangiare? Veniamo a mangiare tutti a casa vostra?”. E poi un altro ex operaio (Walter Pulpito) che inaugura nel 2020 – in piena pandemia – un posto che si chiama SpazioPorto, Cineporto di Taranto, dove insegnare ai ragazzi che l’alternativa c’è: i mestieri dell’arte, del cinema, della musica, del teatro.
Per disegnare il nostro “Atlante degli Immaginari” ci siamo posti nel solco di un’inchiesta e della sua complessità con uno sguardo retrospettivo alla Storia e l’attenzione rivolta a fare in un territorio innanzitutto analisi e costruire una dialettica politica, oltre che poetica.
Grazie ai nostri testimoni e al loro “scatto d’utopia” – all’indomani della storica sentenza del processo “Ambiente Svenduto” – siamo certi di poter affermare che la ‘rinascita’ di Taranto ha a che fare con l’organizzazione dal basso, con l’arte, con la cultura e tende a edificare un destino diverso per la città. D’altronde… nessun destino è per sempre.
“Nessun Destino è per sempre” debutta a Milano presso la Sala Polifunzionale di Fondazione Feltrinelli in data 24 giugno 2021 alle ore 21.00 e poi in replica in data 25 giugno 2021 sempre alle ore 21.00. Lo spettacolo è parte del programma di “WELCOME TO SOCOTRA – Festival estivo di danza, musica, teatro e satira”.
NESSUN DESTINO È PER SEMPRE
Un viaggio nella città di Taranto realizzato attraverso una serie di interviste sul campo e la produzione di nuovi materiali da parte degli attori-autori in rapporto al tema del lavoro. Dalla fabbrica al mare, dai mestieri del passato a quelli del futuro, una domanda regge lo spettacolo sin dall’inizio: come e quando il lavoro si lega al destino personale e al destino di un’intera città? Destino-condanna o destino-invenzione? Destino come scommessa aperta rispetto all’identità delle persone e della città del presente e del futuro: protagonismo, attivazione, scelta, re-invenzione. Nessun destino è per sempre.
Direzione Artistica: Erika Grillo
Regia: Gianluigi Gherzi e Erika Grillo
Drammaturgia: Gianluigi Gherzi
Con gli attori-autori: Giorgio Consoli, Andrea Dellai, Erika Grillo, Ermelinda Nasuto, Chiara Petillo, Fabio Zullino
Editing digitale e sonorizzazioni: Vincenzo Di Pierro
Disegno luci e allestimenti: Walter Pulpito
Riprese video e foto: Valerio Cappelluti
Direzione Organizzativa e produzione: Giancarlo Luce
Segreteria di produzione: Francesca Piccolo
Segreteria amministrativa: Claudia Fuggiano
Con i testimoni: Vincenzo Fornaro, Raffaele Cataldi, Ignazio De Giorgio, Vincenzo Martini, Cataldo Ranieri, Marco Tomasicchio, Cosimo Bisignano, Walter Pulpito, Carmelo Fanizza, Amedeo Zaccaria.
Grazie a: Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, AFO6 – SpazioPorto, Jonian Dolphin Conservation, Ristorante A Casa Vostra, Cooperativa Mitilicoltori “Stella Maris”, “Masseria Carmine”.
Una produzione: Teatro delle Forche