La destra che candida a Roma Enrico (chi?) Michetti potrebbe essere un’ottima notizia per Carlo Calenda, e una notizia buona per Virginia Raggi. Non è un mistero che la scelta del tribuno radiofonico fortemente voluto da Giorgia Meloni abbia poco convinto Matteo Salvini e soprattutto i vertici di Forza Italia. Che alla fine si sono piegati, in assenza di valide alternative e per non mandare in frantumi un’alleanza già piuttosto incrinata.
Non sarebbe dunque una sorpresa se una parte non piccola dell’elettorato d’opinione destrorso, molto presente in città, preferisse scommettere su Calenda al posto di un esperto di diritto amministrativo politicamente meno quotato e abbastanza misterioso. Mentre il leader di Azione – che ha saputo giocare d’anticipo le sue carte e con grande dovizia di mezzi – dai tassisti romani, bravi a veicolare oltre alle vetture i giudizi dei passeggeri, viene già apprezzato come “competente”. La buona notizia per la Raggi è che avendo destra e sinistra ripiegato su candidati non irresistibili se la vedrà con tre competitori alla sua portata. Potrebbe quindi giocarsi il ballottaggio con buone chance, pure se con un consenso fortemente ridimensionato rispetto al boom del 2016 (sempre che lapidi e bombe d’acqua le diano tregua).
Invece, per il pd Roberto Gualtieri la crescita di Calenda non sembra una buona notizia, alla luce dell’accordo secondo il quale se uno dei due andasse al ballottaggio riceverebbe appoggio e voti dall’eventuale escluso. Anche qui partita aperta pur se Calenda ha dalla sua una certa padronanza del mezzo televisivo, mentre nelle prime uscite talk l’ex ministro dell’Economia è apparso piuttosto ingessato (anche se meno supponente del suo diretto competitor).
Infine, il professor Michetti. Se per la Meloni egli sarà un’eccellente o una pessima notizia lo diranno soltanto i risultati. Certo è che se il personaggio – con una società attenzionata dalla Corte dei Conti, e piuttosto incline a certe uscite nostalgiche sulla “Roma dei Cesari e dei Papi” (ai Colli fatali, ci siamo quasi) – dovesse bucare strada facendo, per la destra non sarebbe uno scherzo. Neppure sappiamo in che misura la sua vice, l’ex magistrata Simonetta Matone, molto a suo agio nei salotti tv, sarebbe in grado di soccorrerlo. Ma se lo strano tandem non dovesse farcela non ce li vediamo proprio i fratelli coltelli (della Meloni), Salvini e Berlusconi che si stracciano le vesti.