“Per vedere se un fratello è fedele non ci si può basare sulle parole: deve essere disposto ad andare in carcere e ammazzare le persone… I fratelli mi rispettano perché sono il capo, e il capo può decidere qualsiasi cosa”. È il 6 gennaio 2013 quando gli investigatori della polizia ascoltano queste parole. Zhang Naizhong, […]
![](https://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2021/06/12/variant-med_1200x630-obj24435955-1200x630.jpg)
Il “capo dei capi” ora parla cinese
L’accusa è mafia per il clan di Zhang Naizhong: da Prato comanda l’ Europa, tra sangue e torture