Avolte non ricorda. Altre non commenta. Altre smentisce. Ma il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidentessa del Senato, emerge spesso negli atti d’indagine dal caso Palamara in poi. Non perché sia stata direttamente coinvolta nelle inchieste ma per il semplice motivo che, dal 2014 al 2018, è stata un esponente del Csm in quota Forza Italia e così, per esempio, il suo nome spunta nelle chat di Luca Palamara con il collega Marco Mancinetti: s’interessò alla nomina di Caterina Chiaravalloti (figlia dell’ex governatore forzista Giuseppe Chiaravalloti, indagato e poi assolto in Why Not) al tribunale di Latina. Nessun reato, il solito “sistema” delle correnti, ma Casellati ha smentito spiegando che non era più al Csm. A proposito: ne Il Sistema, il libro firmato da Palamara con Alessandro Sallusti, il nome di Casellati – che con Palamara ha in comune la stretta conoscenza di Nitto Palma, suo capo di gabinetto al Senato e testimone di nozze dell’ormai ex magistrato – non appare mai. Di tanto in tanto, però, il nome compare in qualche verbale d’interrogatorio. E certo non è reato appartenere a una stretta cerchia di potere. Ma, tra chat e verbali, il suo reticolo di relazioni risulta piuttosto interessante. Sin da quando, nel 2014, fece ingresso al Csm dopo che – durante un vertice notturno – Pd e Forza Italia, con la benedizione di Luca Lotti, Denis Verdini e Gianni Letta, trovarono l’intesa sul suo nome. E così Casellati, in asse con parte di M.I., divenne l’unica capace di contrastare Palamara (Unicost) in alleanza con Area.
Il ticket staccato in Consiglio grazie a Gianni Letta porta a Casellati, in eredità, un personaggio sempre più presente nelle cronache giudiziarie: Filippo Paradiso, arrestato, con l’accusa di corruzione, dalla procura di Potenza nell’inchiesta che vede coinvolti anche l’ex legale esterno dell’Eni Piero Amara e l’ex procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo. “Conosco Paradiso – dice Casellati ai pm, sentita come persona informata sui fatti – non ho ricordi precisi, ma posso dire che il primo incontro con lui risale (…) all’autunno del 2015, a una cena presso l’associazione Giovanni XXIII (…). Paradiso è un funzionario di polizia del quale il sottosegretario Gianni Letta mi parlava assai bene, per averlo conosciuto nel periodo del governo Berlusconi…”. Paradiso tenta l’avventura politica ma la sua candidatura non viene accettata. Così Letta le chiese “se potevo accoglierlo nel mio staff, nel frattempo, nel marzo 2018 sono stata eletta presidente del Senato. Lo accolsi nel mio staff a titolo gratuito nella qualità di consigliere per l’organizzazione di convegni (…) avrò incontrato Paradiso 7 o 8 volte, sia nel periodo in cui ero membro del Csm (…) sia nel periodo successivo (…) Non ho memoria di interlocuzioni su specifìche questioni o specifìche nomine. Nel periodo successivo, mi interfacciai con lui per delle partecipazioni al Salone della Giustizia del quale era uno degli organizzatori”.
E dunque, Salone della Giustizia: lo storico organizzatore dei convegni era Fabrizio Centofanti, lobbista accusato di corruzione a Perugia per aver pagato viaggi e cene a Palamara del quale, negli ultimi due interrogatori dei primi di giugno, ha detto d’essere stato lo “sponsor” della sua “politica giudiziaria”, nel senso che ne finanziava incontri al ristorante – per 8mila euro l’anno – in cui si discuteva di nomine. Centofanti è anche socio di Amara, sedicente membro della presunta Loggia Ungheria, che Casellati ha chiarito di non aver mai conosciuto né incontrato. Ha però incontrato il pm Giancarlo Longo il quale – ma Casellati non poteva saperlo – per conto di Amara aveva istruito un fascicolo farlocco ipotizzando un inesistente complotto contro l’ad di Eni Claudio Descalzi. Fascicolo mirato a interferire sull’inchiesta milanese sulla presunta corruzione (poi giudicata inesistente) di Eni per l’acquisto del giacimento nigeriano Opl 245: Longo ha già patteggiato una condanna per corruzione in atti giudiziari mentre Amara è indagato per il depistaggio dalla procura di Milano. Ed è proprio Longo a dichiarare d’aver incontrato la consigliera Casellati, attraverso l’intermediazione di Paradiso, per caldeggiare la propria nomina a Gela. Casellati dice ai pm: “…non ho memoria di tale incontro… non sono in grado di escluderne o affermarne l’esistenza”. Ma ricorda con certezza che al Csm, per Gela, il nome “non venne mai fuori”. Paradiso le parlò della nomina di Capristo? Casellati spiega che fu relatrice per la nomina di Capristo alla Procura generale di Bari, che però non andò in porto, mentre su Taranto “Capristo venne nominato all’unanimità” ma “non ero il relatore. Paradiso (…) non ha mai interloquito con me in ordine alle domande presentate da Capristo…”. Interrogato a Perugia, Centofanti racconta: “Prima del luglio del 2016” ho “pagato un pranzo organizzato da Paradiso a cui ha partecipato Capristo, all’epoca Procuratore di Trani (…)”. Persa Bari, Capristo aveva “deciso di virare su Taranto. A tale cena ha partecipato anche il dott. Massimo Forciniti (all’epoca membro del Csm, ndr), molto amico di Paradiso, la presidente Casellati, che ha avuto un rapporto molto stretto con Paradiso e forse Paola Balducci (altro membro laico del Csm, in quota centrosinistra alla quale, proprio in merito alla nomina di Capristo a Taranto, aveva chiesto informazioni il parlamentare Pd Francesco Boccia).
Non è l’unica cena, secondo Centofanti, che aggiunge quella legata alla nomina di Francesco Monastero come presidente del tribunale di Roma. Dice che fu organizzata su input di Palamara – che però ritiene di poter smentire la sua presenza sulla base di alcuni messaggi telefonici e della sua agenda – e gli costò 850 euro. “Quell’evento – dice Centofanti – servì a suggellare l’accordo tra Unicost e i laici di centrodestra per la nomina del presidente del Tribunale di Roma”. L’ufficio stampa precisa: “La presidente Casellati non ricorda di aver mai incontrato Centofanti”.