I “Ritratti” del Fatto sono diventati banane. Le banane stanno appese agli alberi, come i partiti stanno appesi al potere. Ma non sono più il potere. Il presidente Mattarella, scegliendo Draghi, li ha esautorati, certificandoli incapaci. Per restare a bordo del nuovo cargo Italia hanno cambiato idea su (quasi) tutto: i democratici mai con Salvini, si sono accomodati con Salvini. I grillini mai con Berlusconi gli hanno portato un tè caldo, e l’aspirina. Berlusconi mai con i comunisti, mai con i grillini, ha ringraziato, andando a riposare. Salvini che indossava la felpa “Elezioni, elezioni!”, se l’è sfilata mansueto, diventando europeista. Giorgia Meloni si è allontanata solitaria e iraconda: vedremo se incasserà in futuro voti veri e un ruolo.
Mentre il Pianeta gira, Draghi e i suoi tecnici-ministri governano. Nel frattempo, i partiti – che sono o dovrebbero essere la sostanza della nostra democrazia – continuano a giocare il solo gioco autorizzato, quello ornamentale delle chiacchiere, dei tweet, dei social, dei talk in televisione, dall’alba a notte fonda. E sempre per litigarsi quello che resta dei rispettivi copioni: i democratici per pretendere un congresso o una scissione anche se non contemporaneamente. Le Destre per parlare contro gli immigrati. I cattolici a favore. I moderati un po’ a favore e un po’ contro.
I loro volti, le loro maschere, le loro storie, con qualche lampo sullo Spettacolo che ci circonda, sono la materia prima di questo libro. Un’istantanea sulla nostra Storia. Che forse ci meritiamo e forse no.
Matteo Renzi
“A perfezionare l’anno nero degli italiani mancava l’ultimo algoritmo bisestile. Ci ha pensato Matteo Renzi”.
Silvio Berlusconi
“Nella nostra Repubblica di cultura democratica la sua storia è uno scandalo. In quella dei partiti trasformisti, degli intellettuali a contratto, dei saltimbanchi in conto spese, una manna”.
Beppe Grillo
“Beppe se la cava scomparendo dentro la sua recita teatrale preferita, quella del comico che tiene le distanze dal leader, impersonandolo”.
Carlo Calenda
“Brillò intorno all’ora indolente dell’aperitivo la nuova idea: candidarsi a sindaco di Roma, perché no?”.
Matteo Salvini
“Nella Lega di Bossi c’è cascato da piccolo, autunno 1990, scrollandosi di dosso la polvere (e il buon fumo) del centro sociale Leoncavallo”.
Flavio Briatore
“Quando torna in Italia per fondare il Billionaire, trova ad attenderlo l’altra metà della sua ostrica, Silvio B. che lui chiama “il mio presidente”. Amiconi al punto da scambiarsi i maglioncini di seta blu, le amiche, il pediatra per curarle”.
Giorgia Meloni
“Blu d’occhi e rosa di sondaggi, da un paio di anni si cucina fischiettando quel tonno di Salvini sulla padella della Destra italiana”.
Vittorio Sgarbi
“All’universo è toccato il guaio dei buchi neri. Alla Terra quello del ghiaccio che si scioglie. Solo alla piccola Italia è capitato il tormento supplementare di Vittorio Sgarbi”.
Maria Elisabetta Alberti Casellati
“Nelle sue tre vite Maria Elisabetta Alberti Casellati – detta la signora volante per la costanza con cui esercita il suo diritto costituzionale ai voli di Stato – indossa cognomi come fossero gioielli e gioielli come fossero vitalizi. Non è nobile. Le piacerebbe”.
Pier Ferdinando Casini
“Passeggia dentro le sante istituzioni della Repubblica dal 1983, anno in cui l’indimenticato Toto Cutugno sbancò i botteghini della nazione cantando “sono un italiano, un italiano vero”: più o meno l’intera biografia di Pier”.
Emma Bonino
“Icona femminista quant’altre mai, ha avuto in sorte il dispetto di vivere dentro l’ombra del più ingombrante dei maschi alfa, Marco Pannella, che lei chiamava “il mio scimmione” a dirne la sudditanza zoologica, ma anche la sua consapevole supremazia femminile”.
Nicola Zingaretti
“La prima riga di tutte le sue biografie contiene il suo destino: “È il fratello minore di Luca, l’attore”.
Vincenzo De Luca
“Lo chiamano il Mike Tyson del Volturno. Spara ganci ai nemici in forma di parole: “Cafone”. “Fesso”. “Sfessato”. “Farabutto”. “Infame”, “Somaro”. “Chiavica”. “Iettatore”. “Pippa”. “Mezza pippa”. “Nullità”.
Barbara D’Urso
“È la regina di tutte le massaie crivellate dalla noia, tormentate dai figli, dal marito, dall’amante, dalla suocera che ancora si fa viva, della stronza del primo piano che ancora non muore. È la loro consolazione da divano”.