Sarà il caldo. Sarà la variante Delta, più devastante dell’Alzheimer. Sta di fatto che la dittatura sanitaria sta per diventare definitiva con l’ennesima proroga dello stato di emergenza, ma stavolta la Resistenza langue. Basterebbe riunire i partigiani che un anno fa strillavano sulle barricate contro la prima proroga contiana e a ottobre contro la seconda, per risparmiarci almeno quest’ultima, forse irreparabile svolta autoritaria. Ma stavolta il Cln appare svogliato, demotivato, disunito. Qualcuno ha financo scoperto che lo stato di emergenza è previsto dalla legge 225 del 1992 sulla Protezione Ccivile contro le calamità naturali e consente le ordinanze di PC per soccorsi, assistenza e approvvigionamenti con procedure semplificate e abbreviate: non sfiora nemmeno i poteri del premier, ma ha consentito di creare il Cts e il Commissariato anti-Covid (per gli acquisti di tutto ciò che occorre contro i contagi saltando le lentissime procedure ordinarie: vaccini, mascherine, camici, respiratori, guanti, tamponi, test sierologici, banchi scolastici, braccialetti elettronici…) e di adottare lo smart working senza gli accordi individuali previsti dalla legge. Sottigliezze da legulei. Tantopiù ora che, dopo la lunga e sanguinosa dittatura contiana, è sbocciata la democrazia draghiana. Quindi le forze partigiane di Lega, FI e Iv, con giornaloni e giuristi al seguito, che fieramente si opposero alle proroghe del duce Giuseppi, si mostrino all’altezza della situazione e avvertano subito a Draghi che di qui non si passa.
L’Espresso torni a diffidarlo dall’“allungare l’emergenza per tutto l’anno” come “strumento per conservare il potere”. Ernesto Che Cassese, che ha appena definito “inspiegabile” l’eventuale proroga, ritrovi la verve dei bei tempi e ripeta cento volte: “Anche Orbán cominciò la sua carriera politica su posizioni liberali: lo stato di emergenza è illegittimo”. Vladimir Il’icč Giannini avverta Super Mario che “prorogare fino alla fine dell’anno i suoi ‘poteri speciali’” trasformerebbe “la Camera in votificio” e “lo stato di emergenza in ‘stato di eccezione’”, poi ripubblichi l’editoriale di Cacciari “Un’illogica dittatura democratica”. Fidel Rosato ribadisca che “Palazzo Chigi abusa dell’emergenza”. Rosa Luxemburg Boralevi rituoni contro “il potere che ci tiene in stato d’emergenza come un regime sudamericano”. Il compagno Galli della Loggia ridica basta “forzature e colpi di mano del premier”. Il subcomandante Innominabile, dall’autogrill di Fiano Romano, ripeta con se stesso: “Non abbiamo tolto i pieni poteri a Salvini per darli a Draghi”, che “non ha il mojito, ma vuole un vulnus democratico”. Diamoci da fare: la democrazia è in pericolo, ma forse siamo ancora in tempo.