Sottosegretario Pier Paolo Sileri, lei ha detto giorni fa alla Stampa che il ministero della Salute ha fatto “errori di comunicazione” su AstraZeneca. Ce lo spiega meglio?
È dall’inizio della pandemia che si fanno errori di comunicazione. Non solo al ministero. Ricorda i tamponi, specie agli asintomatici? Anche nella comunità scientifica c’era chi diceva di sì e chi diceva di no. Problemi di comunicazione ci sono sempre stati a cominciare dall’Oms, specie su problemi nuovi. Sui vaccini succede anche a livello europeo: Ema non mette limiti su AstraZeneca, alcuni Paesi dicono solo sopra i 55 o i 65 anni, Aifa fa una raccomandazione…
Ma il 12 maggio il Comitato tecnico scientifico, non il ministero, dice che si possono fare gli Open day con Az per i “volontari” 18 anni in su, nonostante la raccomandazione. E l’11 giugno Mario Draghi dice che non si possono più fare i richiami con Az agli over 60…
Non lo dice Draghi. Lo dicono Roberto Speranza e alcuni tecnici. E per gli under 60 avrebbero potuto eliminare anche Johnson & Johnson.
C’è chi dice, in privato, che non volevano danneggiare Janssen Italia, guidata da Massimo Scaccabarozzi di Farmindustria.
Non ci credo, il numero degli eventi gravi con J&J è più basso. Anche nel Regno Unito è stato limitato l’uso di Az prima sotto i 30 e poi sotto i 40 anni a causa del possibile nesso con le trombosi trombocitopeniche. Così ai primi di maggio avevo proposto di limitarne l’uso per le donne sotto i 50 anni e per tutti sotto i 30. Diverso è il discorso per la seconda dose, perché il numero di complicanze è di gran lunga inferiore. Qui è giusto lasciare libertà di scelta a chi chiede Az, secondo una valutazione del medico, pur consigliando l’eterologa. Che va bene anche sopra i 60 anni, fermo restando che i vaccini a vettore virale, Az e J&J, sono sicurissimi per quella fascia d’età. E comunque dev’esserci una ragione medica.
Sì, come ha detto e fatto Draghi su consiglio medico e, si suppone, sulla base di un test sierologico, secondo una procedura che non esiste tant’è che lei oggi ha chiesto al ministero di pronunciarsi. C’è chi chiede di fare come Draghi, ma negli hub rispondono che non è previsto. Altro errore di comunicazione?
Non so cosa abbia fatto Draghi, quali siano i motivi. Ma non è questo il punto. Il messaggio sull’eterologa è giusto.
Facciamo tutti il sierologico tra prima e seconda dose?
Non darei questa indicazione. Ma se uno vuole fare Pfizer e poi Az? Non è previsto, ma è possibile? La terza dose con Az è possibile? Devono dirlo i tecnici e il ministero deve tradurlo in atti.
Gli scienziati sono per lo più per abbandonare i vaccini a vettore virali. Sbaglio?
Non è detto che sia così, ci sono lavori che li prevedono per la terza dose, la scienza lo dirà nel tempo.
Non è ingeneroso prendersela con Speranza, bersagliato come l’uomo delle chiusure quando le chiusure ci hanno salvato, anzi semmai in autunno e poi a febbraio sono state tardive?
Non ce l’ho con Speranza, semmai con certi ritardi di parte della struttura ministeriale. E il problema non sono le chiusure: è la mancanza di programmazione. Ai primi di maggio bisognava dire che, di lì a due mesi, si sarebbero potute togliere le mascherine all’aperto: se il 50 per cento è vaccinato con una dose, se non ci sono varianti pericolose, ecc… Invece si è arrivati all’ultimo. Se io la opero e le tolgo un tumore, le dico che tra 15 giorni salvo complicazioni può riprendere progressivamente la sua vita. Bisogna guardare avanti. Per esempio dovremmo dire ora se a ottobre potranno riprendere le lezioni in presenza all’università, sempre che le vaccinazioni proseguano e non ci siano allarmi per le varianti. Ripartirà il campionato di calcio: vogliamo dire che gli stadi potranno riempirsi, non al 100 per cento, ma almeno al 25, al 50 secondo una progressione nota? Facciamo troppa navigazione a vista: un anno fa era inevitabile, con i vaccini alcune cose le puoi programmare. La programmazione delle riaperture, per me, è stata la novità positiva introdotta da Draghi.
Queste cose le ha dette a Speranza?
Certo e gliele dice anche il sottosegretario Andrea Costa. Non si può fare oggi, ma diamo una scaletta in base all’andamento delle vaccinazioni e dell’epidemia, osservando gli altri Paesi.
Non è pericoloso dare segnali di “liberi tutti”?
Allora che fai? Manette preventive? Devi educare, spiegare che c’è il rischio di morire. Certo non chiudi Roma perché tutti parcheggiano in doppia fila. Servono regole e controlli: nei ristoranti, nelle discoteche, con il Qr code. Se no diventa davvero una dittatura…
Ma, insomma, Sileri si candida a ministro della Salute?
No, mi candido solo alla sala operatoria. E ripeto il problema non è il ministro, è una parte della struttura.
Non la ascoltano?
Non dico che non ascoltano, sono spesso intempestivi. Lo dicono diversi scienziati e non da adesso. Prenda i viaggi con l’isolamento breve e il tampone: li proposi all’inizio dell’estate scorsa. O la quarantena: 14 giorni erano troppi ma ci hanno impiegato tre mesi. Altri tre mesi per i test rapidi. Altri tre per le cure con gli anticorpi molecolari. E ancora, sapevamo che il problema erano le varianti e che l’Italia era indietro con il sequenziamento, a gennaio ho promosso un consorzio di laboratori, che non è mai stato finanziato. Si muovono adesso. Purtroppo al ministero mi è successo anche che il capo di gabinetto indicasse all’allora coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, di non considerare le mie proposte.