La barbarie delle carrozze a cavallo deve finire
Ogni maledetta estate prosegue la vergogna barbara e inaudita delle carrozze a traino equestre. A Roma, Caserta, Firenze, Palermo e in troppe altre città italiane. I cavalli soffrono il caldo atroce, possono incorrere in malori e incidenti talvolta mortali (pensate anche al traffico cittadino). A cosa serve nel 2021 questa sceneggiata, se non a generare morte? È un’usanza che non ha senso: crudeltà gratuita pura. La vogliamo smettere una volta per tutte? Basta!
Siamo o non siamo uno stato laico?
Ma il Vaticano, che tra le altre cose ha un debito stimato di 5 miliardi di euro su tasse immobiliari mai pagate in Italia dal 2005 ad oggi per le strutture a fini commerciali, cosa (diavolo) vuole sul ddl Zan? Siamo o non siamo uno Stato laico?
E i cosiddetti sovranisti destristi, ora che uno stato straniero compie questa inaudita prevaricazione, hanno qualcosa da dire oppure il loro è un sovranismo a giorni alterni e stavolta l’ingerenza gli va bene?
Questa prevaricazione è di gravità inaudita, terribile e irricevibile. Che brutti, brutti, brutti tempi.
La “Bestia” di Salvini ha preso un granchio pakistano
Facciamo tutti un applauso alla Lega di Salvini e alla sua “Bestia”: neanche son capaci di scegliere la foto giusta.
Lo scorso 9 giugno, sulla irrinunciabile pagina ufficiale Lega-Salvini Premier, la Bestia pubblica un post (ripubblicato il giorno seguente) con una frase estrapolata da un’intervista data a Repubblica da Sikandar (quello italiano “giusto”), accompagnandola però con l’immagine di un altro Sikandar (quello statunitense “sbagliato”). Roba da dilettanti all’ultimo stadio.
Il tema era la tragica scomparsa della ragazza pakistana Saman Abbas, uccisa – con ogni probabilità – dalla sua famiglia di criminali efferati. Usama Sikandar, quello che ha parlato a Repubblica, è il vicepresidente dei giovani pakistani italiani, ma la foto pubblicata dai geni della Lega ritrae un povero ricercatore alla Georgia Institute of Technology (Usa) che si chiama Usama Bin Sikandar. Simile, ma non uguale. A certi leghisti però non puoi chiedere troppo, tipo una ricerca Google appena approfondita. Non ce la fanno. Oltretutto entrambi i Sikandar sono pakistani, e ovviamente per la Bestia di Salvini i pakistani son tutti uguali.
Altro capolavoro della propaganda fascio-leghista: le dichiarazioni di Sikandar su Saman vengono tagliate e cucite in maniera grezza e interessata, distorcendone in parte il senso. E quando Sikandar scrive incavolato per la citazione e peggio ancora per la foto sbagliata, la Lega neanche lo fila e lascia il post come nulla fosse. Credo sia stato rimosso solo ieri o stamani (il post era del 9 giugno).
Ovviamente sì è incazzato anche l’altro Sikandar, quello “sbagliato”, che si è preso badilate di insulti gratis. Siamo come sempre alla Leggenda. Neuroni su neuroni morti e macellati sul selciato. Daje Lega, daje Matte’!
Mail bombing contro il festival cinese della carne di cane
È in corso una delle forme più estreme di schifo umano: il “Festival della carne di cane” di Yulin. Una delle barbarie più atroci nella storia dell’umanità.
Questo abominio abietto va in scena dal 2010. Ogni anno vengono squartati, bolliti vivi e mangiati più di 5000 cani. Puntualmente piovono critiche, anch’io ne scrivo con indicibile sdegno da anni, ma questi criminali vanno avanti come nulla fosse. Sono carogne senza cuore. Assassini seriali.
Piera Rosati, Presidente della Lega Nazionale Per La Difesa Del Cane, ha dichiarato: “Abbiamo contattato le ambasciate di tanti Paesi in questi anni e di recente, per intervenire e cambiare le regole nel maggiore rispetto degli animali, ma la Cina ci ignora e continua imperterrita orrori come questo. Un massacro di proporzioni gigantesche, che gli organizzatori chiamano con indicibile sfrontatezza ‘Festival della carne di cane’, come se si trattasse di un evento allegro e divertente mentre si tratta di una pratica anacronistica e crudele”.
Il Festival di Yulin, nella Regione autonoma del Guangxi nel sud del Paese, oltre ad essere inverecondo moralmente e a non rispettare minimamente le regole di igiene (in tempi di pandemia…), è pure in evidente contrasto rispetto a quanto stabilito mesi fa dal ministero nazionale dell’Agricoltura, che ha ufficialmente classificato i cani come ‘animali da compagnia’ e non come ‘cibo’. Racconta ancora Piera Rosati: “I cani destinati al consumo dei partecipanti vengono spesso catturati per strada o rapiti dalle loro case e, dopo giorni di terrore trascorsi ammassati uno sull’altro in gabbie piccolissime con i musi spesso legati con la corda per evitare che la ‘merce si sciupi’, vengono trucidati nelle maniere più crudeli: bolliti vivi, scuoiati mentre ancora respirano, picchiati a morte per renderne la carne più morbida e per procurar loro scariche di adrenalina che, secondo barbare credenze, servirebbe a potenziare l’energia sessuale di chi la consuma”.
Secondo i dati del 2020, la Cina è responsabile ogni anno dell’uccisione di 10 milioni di cani per il consumo umano. Dieci milioni!
Cosa si può fare? Piangere. Bestemmiare. Augurare ogni tragedia a simili serial killer. Ma non solo. Dobbiamo tutti inviare una mail all’Ambasciatore cinese, per chiedere di fermare il massacro di Yulin e vietare il consumo di cani e gatti in Cina.
Ecco gli indirizzi: chinaemb_it@mfa.gov.cn Oppure: segreteria.china@gmail.com Inviate la mail! Facciamolo tutti: è davvero il minimo. Come si fa a raggiungere una simile ferocia? Questa apocalisse va fermata! (Avrei potuto mettere una delle tante foto delle macellazioni in atto a Yulin. Ma non ce la faccio)
Lo sfogo di Panatta era duro, ma l’inciviltà è peggio
Ha girato molto lo sfogo social di Adriano Panatta rivolto a un bifolco che urlava al telefono, in treno, accanto a lui. Adriano ha usato come sempre toni forti: “Spero che gli venga l’epicondilite e anche una colite, di quelle fulminanti però, maledetto!”. Chi ha tempo da perdere per discutere i toni di Adriano, può farlo. Però altrove. Qui non mi interessa.
A me interessa il contenuto. E il contenuto è la profonda maleducazione che regna in treno (non solo in treno, ma ora parliamo di quello). Lo vogliamo dire una volta per tutte che viaggiare in treno è diventato un inferno non solo per i frequenti ritardi, ma anche e soprattutto per l’inciviltà della gente?
Persone che urlano al telefono, che ascoltano musica a tutto volume, che “sfoggiano” suonerie allucinanti. Ma che roba è? Ogni volta va in scena il campionario della volgarità più grezza e abietta. Sono capaci di parlare per ore (del nulla, oltretutto) e se glielo fai notare si arrabbiano pure.
Voi direte: eh, ma allora vai nell’area silenzio. Ora: premesso che molti treni non hanno quel settore, e premesso pure che anche nelle aree “normali” andrebbe comunque tenuto un decoro minimo, il punto è che spesso anche nelle aree silenzio ci sono emeriti imbecilli che urlano al telefono. E se gli dici di smettere fanno pure gli offesi!
La domanda è questa: ma esattamente quand’è che molti di noi sono diventati così incivili, ignoranti, volgari e irricevibili?
Mamma mia, quant’è basso il livello generale.
In confronto Ponzio Pilato…
Ho sentito le parole di Draghi sul ddl Zan.
Davvero un intervento coraggioso, netto e definitivo. Per nulla democristiano e ancor meno paraculo. Parole forti e inesorabili.
Così forti e inesorabili che, in confronto, Ponzio Pilato era Che Guevara. Che pena.
Ai successi del “Tribüla” Briatore possono dar credito solo Giletti e Santanché
Ecco cosa raccontano le carte dell’inchiesta sul focolaio Covid al Billionaire di un’estate fa: mascherine vietate, sintomi e contagi ignorati. È tutto questo mentre Briatore (non indagato) attaccava durante quella stessa estate i virologi e il sindaco “grillino” di Arzachena.
Cito dal Fatto: “Nell’avviso di conclusione indagini recapitato a Roberto Pretto, amministratore unico della Billionaire LifeStyle srl, si citano le testimonianze dei dipendenti: “Usavamo stanze da letto e servizi igienici promiscui, e nulla cambiava anche quando uno di noi sviluppava i sintomi del Covid”. In un cliccatissimo video il tycoon se la prendeva con il primo cittadino di Arzachena per la sua ordinanza anti-contagio, accusandolo di “non aver mai fatto un cazzo nella vita” e vantandosi proprio del suo welfare aziendale: “Tutto regolare, paghiamo la casa a chi viene a lavorare qui”. E tuonava su Instagram contro gli scienziati che “terrorizzano l’Italia””.
Insomma: un successo dopo l’altro per Flavio “il Tribüla” Briatore. E ancora questo qua blatera e pontifica: ma stai a letto la mattina, bimbo, che alle tue parole (peraltro esposte in un italiano non proprio fluente) possono dar peso giusto Giletti e Santanché! Daje Flavio: regalaci un altro “sciogno” (cit)
Momenti che suscitano invidia…
Se c’è un sentimento che mi appartiene pochissimo, quello è l’invidia. E non perché io sia più nobile e altruista di altri, ma perché a 47 anni ho già raggiunto molto più di ciò che mi ero prefissato nei miei sogni più rosei. Ma questa splendida foto, sì, un po’ di invidia me la genera. Anzi: parecchia invidia. Quelle invidie belle, che vogliono dire: “Quanto vorrei esserci stato con quei tre lì”.
Conosco personalmente tutti e tre. Uno bene (Marino), uno benino (Francesco) e uno meno di quanto vorrei (Maurizio), anche se lo intervistavo già più di vent’anni fa, quando eravamo entrambi a inizio carriera. È un trio semplicemente meraviglioso.
Bartoletti ha fatto da tramite, permettendo che il fan Sarri incontrasse l’idolo Guccini. Una volta lì, come spesso capita, il più curioso dei due si è rivelato Guccini, che ha tempestato di domande Sarri. Marino ha dedicato ieri un post a questo incontro, lasciando intendere che è stato un “summit” pazzesco. E che “si invidia da solo” per esserci stato.
A volte lavori come quello che faccio io aprono stargate irripetibili. Di solito accadono a tavola. Certe cene diventano momenti magici. Quelle con Gaber, Don Gallo, Proietti, Sacchi, i colleghi del Fatto, Guccini, Fossati, Avati, Gratteri, Celentano, Verdone, Vasco… e tante altre. Sono meraviglie tali che, da sole, ti rendono felice di essere vivo.
Ecco: l’incontro di questi tre qua è un mix così anomalo, stimolante, saturo di talenti (e di spigoli!), bello, ricco e unico da risultare quasi epico. Sì, Marino. Ti invidio parecchio. E il 15 luglio a Cervia, quando mi intervisterai (?), a cena poi dovrai raccontarmi tutto. Ma tutto tutto, eh!