C’è un gol che rischia di rovinare l’Europeo dell’Italia, e non l’hanno subito gli azzurri. Quando l’Inghilterra ha battuto la Germania negli ottavi, a Palazzo Chigi, ministero della Salute, Viminale, si sono messi le mani tra i capelli. Il campo ha regalato a Roma il peggior accoppiamento possibile per il suo quarto di finale, l’ultima partita che sarà giocata all’Olimpico, nonostante il tentativo di Draghi di “scippare” la finale a Wembley: sabato arriva l’Inghilterra. Quindi arrivano gli inglesi. Fino a 4 mila persone, insieme allo spauracchio della variante Delta.
Fino all’ultimo le istituzioni italiane hanno “tifato” Germania, si sarebbero volentieri risparmiate il pericolo degli inevitabili arrivi da Londra, epicentro della variante che spaventa l’Europa: ieri oltre 25 mila contagi in Uk. Magari per una sfida contro la Svezia, facile da gestire sotto tutti i punti di vista. Invece tocca Inghilterra-Ucraina, con l’ulteriore preoccupazione dell’ordine pubblico per due tifoserie aggressive. Ma da Kiev gli arrivi sono quasi impossibili: gli ucraini allo stadio saranno pochi, appartenenti alla nutrita comunità locale. Il problema sono gli inglesi. O meglio, gli inglesi che potrebbero arrivare comunque dall’Inghilterra, nonostante la legge lo vieti.
Provvidenziale è stata l’ordinanza del ministro Speranza che da due settimane impone la quarantena dal Regno Unito. Entrata in vigore in ritardo, per non irritare la Uefa su Italia-Galles, che ha visto 2 mila stranieri a Roma. Proprio i gallesi sono stati gli unici sostenitori britannici a viaggiare per l’Europa, in questo torneo itinerante che sta contribuendo alla risalita dell’epidemia. Dopo i casi in Danimarca e Finlandia, il Dipartimento di salute scozzese ha individuato 1.300 nuovi positivi che erano stati a Londra per il “derby” Scozia-Inghilterra, che fin qui avevano sempre giocato in casa. Adesso però l’Europeo li porterà a Roma. I numeri in possesso delle istituzioni sono preoccupanti: circa 2 mila biglietti venduti da tempo a inglesi, non si sa quanti su territorio inglese. Altri 2 mila a disposizione della Football Association, che però ha bloccato il botteghino per i residenti in patria. Il problema dunque sono i primi. Con la quarantena “impossibile” di 5 giorni entro sabato, in teoria non dovrebbe arrivare nessuno. Il timore è che qualcuno ci provi comunque. I metodi per aggirare le restrizioni non mancano, e i tabloid inglesi fanno a gara a suggerirli. Il più comune è quello dello scalo, spezzando il biglietto aereo in un altro Paese Ue. Ancora più difficili da controllare gli arrivi via terra: con mezzo proprio (e meno di 36 ore di permanenza), non c’è quarantena. Senza dimenticare quelli che, sbarcati in Italia, potrebbero ignorarla, presentandosi allo stadio come se nulla fosse. L’allerta è alta. Il Lazio ha pubblicato un appello ai tifosi inglesi a non mettersi in viaggio, ricordando le restrizioni in vigore (ma sottolineando che non spetta alla Regione verificarle). È già scattato il dispositivo del Viminale per il rafforzamento dei controlli alle frontiere, autostrade, stazioni, aeroporti. La questura monitorerà piazze e fan Zone a Roma.
Poi c’è una categoria per cui non c’è controllo che tenga. I giocatori, ovviamente. Ma anche gli addetti ai lavori, gli accompagnatori, gli ospiti, i giornalisti. Per chi fa parte dell’evento non c’è quarantena. La Uefa ha preteso un salvacondotto anche per gli italiani che hanno seguito a Londra la nazionale per il match con l’Austria, ma lì i paletti sono stati rigidi: un unico charter autorizzato da meno di 100 persone per il gruppo squadra, via libera solo a titolari di accrediti o pass. Non a caso i tifosi italiani sono stati tutti fermati, e non ci sono state violazioni. In Italia invece le maglie sono più larghe. La nostra normativa consente l’ingresso a tutti quelli che partecipano (in senso lato) a una competizione sportiva, o per motivi di lavoro (e un periodo inferiore a 120 ore). Difficile quantificarli. Un po’ di inglesi arriveranno comunque. Andranno allo stadio, in piazza, si mischieranno alla festa di Euro 2020. Poi torneranno a casa. Sperando non ci abbiano lasciato prima la variante.