Sarà il caldo, saranno gli effetti cerebrali del Covid, ma ormai si ha l’impressione che la terra non ruoti più attorno al sole, ma a Draghi. Qualunque evento dell’orbe terracqueo non viene più giudicato per ciò che significa in sé, ma per gli effetti che potrebbe avere sul governo Draghi. Che è l’unico metro di misura e di giudizio. Manco facesse capoluogo. Chi fino a sei mesi fa fomentava l’instabilità a tutti i costi, tifando per la caduta del governo precedente in piena pandemia, campagna vaccinale e scrittura del Pnrr, inventando fake news e pretesti ridicoli per giustificare il Conticidio, s’è convertito al dogma della stabilità a ogni costo. Non importa più ciò che fa o non fa il governo: l’unica cosa che conta è che nulla possa disturbarlo. Ricordate i titoloni su Salvini fascista? Ora, anche mentre firma patti con Le Pen&Orbán e difende i massacratori di S. Maria Capua Vetere, è un sincero democratico solo perché sta con Draghi. Che è come il Dash: lava così bianco che più bianco non si può. I due principali quotidiani di destra, Repubblica e il Giornale, accusano per i pestaggi in carcere nientemeno che l’ex ministro Bonafede: “Li ignorò”, “Sapeva tutto”, titolano, salvo poi precisare negli articoli che non poteva sapere nulla perché l’indagine della Procura era segreta anche per lui (tralascio il comico Riformatorio, che dà la colpa a me).
Anche sui 5Stelle, l’unica cosa che conta non è se vince Conte o Grillo, ma che continuino a portare l’acqua con le orecchie a Draghi, possibilmente carponi. Infatti Di Maio, sempre dipinto come un bibitaro, viene esaltato come uno statista dalle cheerleader draghiane tipo Stefano Folli, nella speranza che garantisca al premier i voti grillini, ovviamente gratis. Polito el Drito iscrive praticamente alle Br chi osa criticare gli economisti di ultradestra tecnocratica in un governo a maggioranza di centrosinistra. E i giornaloni fanno a gara a spegnere con gl’idranti qualunque vagito di dissenso dalla linea destroide del governo, col decisivo argomento che sennò “si regala Draghi alla destra”. Cioè: uno fa un governo di centrodestra al posto di uno di centrosinistra, ne smantella a una a una le riforme, dà i ministeri chiave a politici e tecnici di centrodestra, deride e cestina le proposte di M5S, Pd e Leu, si circonda di economisti di centrodestra, ricordandosi del centrosinistra solo quando deve chiedere i voti, e chi fa notare la contraddizione deve tacere per non “regalarlo alla destra”, come se non le si fosse regalato già lui da un pezzo. Ma, per quanto bizzarro, il ricatto funziona, persino su di noi. L’altro weekend, mentre andavo al mare, mi tormentavo: ma non starò regalando Draghi alla destra? Poi per fortuna non è successo niente. Ma ci è calato poco.