Ombre lunghe sullo sviluppo industriale dell’idrogeno in Italia. La Commissione Europea, analizzando il capitolo idrogeno nel PNRR italiano del 30 aprile, qualche giorno fa ha escluso definitivamente il finanziamento di idrogeno prodotto con l’utilizzo del metano e della cattura della CO2 nel sottosuolo. I soldi del Next Generation EU possono essere spesi solo per progetti riguardanti l’idrogeno verde, quello prodotto da fonti rinnovabili. Tra l’altro questo significa l’impossibilità di finanziare la transizione ecologica dell’ex Ilva di Taranto, per la quale nel PNRR si ipotizzava una graduale sostituzione del carbone con il gas naturale, sostituito in seguito dall’idrogeno a basse emissioni di carbonio, e progressivamente con quello verde. Questa impostazione veniva giustificata in considerazione delle grandi quantità di idrogeno necessarie che non potevano essere soddisfatte con l’uso delle rinnovabili. Nelle intenzioni dell’Europa, niente finanziamenti per idrogeno blu, niente idrogeno a basse emissioni di carbonio, ma anzi rilancio di attività per gli sviluppi industriali che consentano di sostituire il 90% dell’uso di metano e combustibili fossili con idrogeno verde nei settori industriale hard to abate. È questa chiarezza che è mancata finora nelle politiche industriali italiane riguardanti l’idrogeno.
Parallelamente, l’Hydrogen Europe, che mette insieme circa 300 tra players industriali e associazioni nazionali sulle tecnologie dell’idrogeno, e la Renewable Hydrogen Coalition, che tra i suoi scopi ha quello di sviluppare i modelli di business e i mercati che renderanno l’idrogeno rinnovabile mainstream, esortano Bruxelles a semplificare le norme per sostenere lo scale-up dell’idrogeno rinnovabile. Esse avanzano proposte concrete per l’espansione e la diffusione sul mercato dell’idrogeno rinnovabile, dando quindi suggerimenti utili anche per l’Italia con riferimento – per esempio – alla tracciabilità, agli investimenti in infrastrutture, agli strumenti di supporto. La coalizione invita infatti gli Stati membri a raddoppiare i propri sforzi nella ricerca applicata, aumentando al contempo gli investimenti per portare più rapidamente sul mercato nuove tecnologie, e propone un documento nel quale, in relazione alla Renewable Energy Directive (RED II) e al Delegated Act on renewable electricity for renewable fuels of non-biological origin (RFNBOs), si chiede alla Commissione di rimuovere gli ostacoli per l’installazione di nuova capacità di produzione di energia rinnovabile. Alla luce di tutto questo, le indicazioni presenti nelle nostre Linee Guida Preliminari sulla Strategia dell’Idrogeno appaiono superate. Soprattutto in riferimento alle perplessità già mostrate dal Coordinamento FREE: gli obiettivi dichiarati possono aumentare il ritardo dell’Italia sul programma idrogeno indicato dall’Europa; i dati sulla produzione di idrogeno verde devono essere indicati più chiaramente, anche con uno step intermedio al 2024; definire quale modello di produzione, trasporto e stoccaggio utilizzare; indicare le strategie territoriali e di reti per le rinnovabili necessarie; aumentare i finanziamenti per la ricerca, oltre alla necessità, ormai impellente, di un importante riallineamento con il PNRR.
Entrando nel merito della questione, è possibile elencare i principi generali tesi a favorire un incremento della produzione di rinnovabili entro il 2030. Tra questi, ovviamente appare fondamentale non includere misure di sostegno per combustibili a basse emissioni di carbonio nella prossima revisione del RED II, per rispettare l’ambito di applicazione della direttiva che si concentra solo sulla promozione delle fonti energetiche rinnovabili. Strategico risulta anche l’adozione di strumenti quali i Power Purchase Agreement (PPA), che sono contratti a lungo termine per la fornitura di energia rinnovabile, e la definizione una Garanzia di Origine dell’idrogeno verde con una tassonomia specifica. Il tutto nell’ottica di centrare il primo obbiettivo fissato dalla strategia europea per l’idrogeno, che prevede la produzione di 1 milione di tonnellate di idrogeno verde all’anno e l’installazione di almeno 6 GW di capacità di elettrolisi nel continente entro il 2024. C’è bisogno di certezza per gli investitori per poter raggiungere gli obiettivi della hydrogen strategy dell’UE proteggendo questo vettore da imposizioni improprie in una fase delicata di start-up del mercato, quando occorre garantire la competitività dell’idrogeno rinnovabile con la variante prodotta da fonti fossili. Un obiettivo che può essere raggiunto solo con una serie di azioni chiare e decise per favorire la massima espansione delle capacità di produzione di energie rinnovabili nei prossimi anni, soprattutto rendendo più semplice e rapido il percorso autorizzativo dei progetti.