Siccome non si finisce mai di imparare, ci siamo segnati alcune perle di Stefano Bonaccini, incalzato dal Corriere con domande ficcanti del tipo “Presidente Bonaccini, Emilia-Romagna caput mundi?”. 1) “Dobbiamo ritrovare un’identità ben definita”. Parole sante, se Bonaccini non fosse affiliato a Base Riformista per Altezza Renziana, la corrente pidina che lavorò alacremente per indebolire il governo Conte in cui il Pd era protagonista e sostituirlo col governo Draghi in cui il Pd è la ruota di scorta. 2) Conte è caduto perché “a un certo punto gli sono mancati i numeri in Parlamento”. Ma tu pensa. E chissà chi glieli ha fatti mancare: dev’essersi scordato (anche lui) come si chiama. 3) “Io ero fortemente contrario con la linea del mio partito che diceva o Conte o morte. È stato un grave errore”. In effetti è bizzarro che, con 7 ministri su 21, il Pd appoggiasse il Conte-2 in piena pandemia, campagna vaccinale e scrittura del Pnrr. Avrebbe dovuto unirsi alle opposizioni a urlare “Conte a morte”, per riportare al governo Lega e FI e passare da 7 ministri a 3. Purtroppo Zinga non è astuto come Bonaccini e non ci pensò. 4) “Draghi non deve essere messo in discussione, mi auguro che rimanga fino al termine della legislatura… L’Italia ha bisogno di stabilità per uscire dalla pandemia”. Ma tu guarda. Sei mesi fa, con l’Italia in zona rossa per la seconda ondata, era sbagliato dire “o Conte o morte” per garantire la stabilità sino a fine legislatura; ora viceversa, con tutta l’Italia in zona bianca, bisogna dire “Draghi o morte” perché Bonaccini ha scoperto improvvisamente il valore della stabilità sino a fine legislatura. E, fra Draghi e la morte, ha scelto entrambe. 5) “Da quando sono presidente di Regione ho già avuto a che fare con 5 esecutivi”. Povera stella: a pensarci prima, i suoi amichetti renziani avrebbero potuto risparmiargli almeno il quinto, se avessero detto “o Conte o morte”. Ma fino a cinque per lui va bene: è l’idea del sesto che lo angoscia. 6) “L’agenda Draghi contiene gran parte delle nostre sensibilità”. Che poi è la stessa cosa che dicono Lega, FI, Confindustria e Iv. L’intervistatore si scorda di domandargli quali sensibilità, ma le riassumiamo noi: condono fiscale, sanatoria dei precari della scuola, sblocco dei licenziamenti, taglio dei fondi al Sud, alla sanità territoriale e all’ambiente nel Pnrr, stop al cashback e al salario minimo, infornate di lobbisti turboliberisti ecc. 7) “L’alleanza col M5S? No a decisioni a tavolino”. Qui, volendo, si poteva domandargli con chi, in alternativa al M5S, dovrebbe allearsi il Pd, visto che ha il 18% e le destre il 50: Iv? Calenda? Otelma? Ma qui la Volpe di Campogalliano non ha torto: se il Pd è la robaccia che ha in mente lui, i 5S devono fuggirne a gambe levate.
Marco Travaglio
Direttore del
Fatto Quotidiano
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6 Luglio 2021