In Italia – L’estate 2021 è cominciata con un giugno 2,2 °C sopra media secondo il Cnr-Isac, quarto tra i più caldi a livello nazionale dal 1800 dopo i casi del 2003, 2017 e 2019. Inoltre ha piovuto troppo poco, specie sul versante adriatico: appena 1 mm d’acqua all’osservatorio “Valerio” di Pesaro, peggio di così in giugno andò solo nel 1879 (neanche una goccia) e nel solito 2003 (0,8 mm). A inizio luglio la calura è proseguita al Centro-Sud, domenica c’erano 41,7 °C a Siracusa, e una nuova vampata nord-africana è culminata mercoledì-giovedì con quasi 41 °C nel Cosentino, ma ben più a Nord non ha scherzato pure Bologna con 37,4 °C. Negli stessi giorni il Settentrione viveva nubifragi distruttivi all’avvicinarsi di un fronte freddo atlantico. Tetti scoperchiati dal vento e colture azzerate tra Vercellese e Novarese, e grandine grossa in varie località, dall’Astigiano ad Asiago: giovedì pomeriggio a Milano-Sud il bombardamento di chicchi larghi fino a 10 cm, tra i più grandi mai visti in Italia, ha sfondato finestre e vetri delle auto.
Nel mondo – Stando al servizio “Eu-Copernicus”, giugno 2021 è stato il quarto più caldo a livello globale, dall’intera serie storica, con il concorso della calura eccezionale in Nord America, zona russo-baltica e Siberia, e secondo in Europa dopo il giugno 2019 in cui per la prima volta si erano toccati 46 °C in Provenza. Passata la canicola epocale tra Usa nord-occidentali e Canada, che a detta del gruppo di ricerca “World Weather Attribution” sarebbe stato impossibile sperimentare senza il riscaldamento globale, negli ultimi giorni è toccato alla Lapponia con gli incredibili 34,3 °C del 5 luglio a Banak, mai capitato nel continente europeo a 70° di latitudine Nord.
Ma si soffocava pure nei Balcani e in Asia Centrale con 41 °C in Bosnia e 47 °C in Turkmenistan, e ulteriori episodi roventi sono in corso in Marocco, Spagna e California (54,4 °C nella Valle della Morte venerdì 9, se confermato sarebbe un nuovo record mondiale, e un ulteriore surriscaldamento è atteso!). In Giappone si scava ancora alla ricerca di una ventina di dispersi nella violenta colata di fango del 3 luglio ad Atami, sulla costa 100 km a Sud-Ovest di Tokyo, mentre il bilancio delle vittime è salito a nove; piogge da 313 mm in 48 ore hanno innescato l’evento (perfino 790 mm in 72 ore nei dintorni). “Elsa”, prima tempesta tropicale atlantica ad aver raggiunto lo stadio di uragano nel 2021 (ovvero con venti oltre 118 km/h), ha causato almeno quattro vittime nel tragitto dai Caraibi alla East Coast.
Prima ancora del suo arrivo, un acquazzone da 40 mm in un’ora giovedì ha già allagato la metropolitana di New York ribadendo la fragilità delle zone urbane di fronte a estremi meteorologici sempre più frequenti. Gli eccezionali temporali del 17-25 e 28-30 giugno in Europa centro-occidentale sono stati i più costosi nella storia del continente, con perdite di beni assicurati per colpa di alluvioni, vento e grandine pari a circa 3,8 miliardi di euro, metà dei quali nella sola Germania secondo l’Associazione tedesca delle assicurazioni (Gdv). Hanno rincarato la dose i nubifragi del 6-8 luglio in Canton Ticino, dove sono straripati torrenti che non lo facevano dalla grave alluvione dell’agosto 1987.
La banchisa artica è ai minimi di estensione per questo periodo in 43 anni di osservazioni satellitari, in linea con lo studio sino-americano “A Holistic Assessment of 1979–2016 Global Cryospheric Extent”, su Earth’s Future, secondo cui la superficie planetaria coperta da neve e ghiaccio – che aiuta a riflettere la radiazione solare e contenere il riscaldamento globale – si sta riducendo di 87.000 km2 all’anno, più di tre volte l’area della Sicilia.
Stiamo perdendo il condizionatore del Pianeta, peccato che ci sarebbe tornato utile, anzi vitale.