La pigrizia mentale mista a bile e altri liquidi organici che caratterizza tutte le analisi sui 5Stelle ha impedito all’“informazione” di cogliere un fatto piuttosto rilevante di quello strano movimento nato quasi 12 anni fa e ancora, nonostante tutto, incredibilmente vivo. Anche perché l’“informazione” è troppo impegnata a raccontare come Draghi abbia vinto gli Europei a distanza, con la sola imposizione delle mani. Il fatto è questo: una comunità di centinaia di migliaia di italiani ha costretto a furor di popolo Grillo a fare ciò che aveva annunciato e poi disdetto: candidare Conte a leader in base a un nuovo Statuto che gli conferisse i poteri necessari per assumerne l’esclusiva guida politica e poi farlo votare dagli iscritti. Perché a febbraio Grillo avesse pensato a Conte si sa: la popolarità che gli viene dal buon giudizio che un’ampia fascia di cittadini, molti più degli elettori grillini, dà della sua persona e dei suoi governi, sopravvissuta contro ogni previsione al Conticidio. Perché, a giugno, Grillo avesse bruscamente cambiato idea col ri-Conticidio, è più difficile spiegarlo. I processi alle intenzioni diventano spesso processi alle invenzioni. Chi evoca il timore di perdere il controllo della sua creatura, chi le telefonate di qualche capetto geloso dell’ex premier o timoroso della sua linea meno appiattita sul governo, chi il patto d’acciaio siglato da Grillo con Draghi (che lo fa apparire “garante” più del governo che del M5S), chi le sorti giudiziarie del figlio (che però sarà giudicato dai magistrati di Tempio Pausania: Draghi non ha il potere di dettare o emettere sentenze, non ancora almeno).
Poi, investito da un’onda anomala di insulti e commenti negativi, Grillo deve aver capito di averla fatta grossa; che non è Conte ad avere bisogno di lui, ma il M5S di Conte; e che la sua creatura l’avrebbe persa col no a Conte, mentre col sì può recuperarla. E s’è inventato una sceneggiata da teatrante consumato: il Comitato dei Sette, per mascherare la ritirata sotto le mentite spoglie di una mediazione dei big, a cui l’Elevato si è magnanimamente inchinato. Sia come sia, dopo due mesi persi inutilmente (e con danni incalcolabili) prima per Casaleggio e poi per Grillo, il nuovo Movimento sembra pronto a partire. Salvo nuovi stop che, dopo tanti Conticidi, nessuno può escludere. E proprio da quel fatto sorprendente – per un movimento da tutti dipinto come verticistico e antidemocratico – dovranno partire Conte&C. per non fallire: a issarlo alla leadership non sono stati né Grillo, né i Sette, ma le centinaia di migliaia di persone che l’hanno voluto contro tutto e contro (quasi) tutti. Accontentare qualche big è facile. Non scontentare una bella fetta di popolo sarà molto più complicato.