C’è un momento dell’anno che segna il limite oltre il quale i consumatori europei terminano “virtualmente” il consumo di pesce pescato nei loro mari e iniziano a utilizzare quello d’importazione. Quel momento, che arriva sempre più in anticipo, quest’anno ricorre a luglio, periodo in cui siamo più abituati a mettere in tavola ricette a base di pesce. Il Fish Dependence Day è una data simbolica, che segna il tempo in cui l’Europa ha esaurito l’equivalente della propria produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei e non riesce più a sostenere in autonomia la richiesta dei consumatori.
La domanda di prodotti ittici è infatti troppo alta: se un europeo consuma in media circa 23 chili di pesce l’anno, noi italiani superiamo questa media arrivando a 29 chili di pesce pro capite l’anno. Da tempo il WWF lancia l’allarme sul drammatico stato in cui versano gli oceani e in particolare il Mediterraneo, non più in grado di sostenere i livelli di domanda del mercato. Il 75% degli stock ittici monitorati nel Mare nostrum risulta sfruttato al di sopra della loro capacità di rigenerarsi, mentre a livello globale circa il 90% gli stock ittici monitorati risulta sovrasfruttato se non, in un terzo dei casi, addirittura oltre.
Se continueremo a pescare e a consumare come stiamo facendo ora, il rischio sempre più probabile è di andare verso il collasso degli stock ittici, l’irrecuperabile deterioramento degli habitat marini e la fame di milioni di persone, per questo il mese di luglio deve diventare un momento fondamentale per invitare l’intero mercato ad adottare comportamenti più responsabili: dal settore della pesca ai consumatori, da quello della ristorazione ad aziende e istituzioni.
Il WWF, con il suo Manifesto Food, propone la sua strategia di tutela della biodiversità attraverso una corretta gestione dei sistemi alimentari e gli obiettivi per la trasformazione del settore della pesca in direzione sempre più sostenibile.
Il ruolo dei consumatori è fondamentale per il futuro degli ecosistemi marini, per questo il WWF, attraverso la campagna #DoEatBetter, raccomanda di ridurre per quanto possibile il consumo dei prodotti ittici e propone una guida online al consumo sostenibile di prodotti ittici, che spiega quali sono i piccoli gesti responsabili che possiamo adottare negli acquisti di tutti i giorni.
Fra le abitudini sostenibili ad esempio quella di privilegiare specie poco comuni e locali al posto di specie più diffuse, che consente di ridurre la pressione di pesca sulle risorse sovrasfruttate.
Il progetto Pescare Oggi per Domani mira a una gestione condivisa delle risorse ittiche tra il settore della pesca, le istituzioni, gli enti di ricerca e le ONG, quale migliore approccio per raggiungere la sostenibilità ecologica e socio-economica delle attività di pesca artigianale. Vengono studiati dei percorsi di valorizzazione dei prodotti ittici meno comuni, nell’ottica di pescare meno e vendere meglio, e di attività di diversificazione del business della pesca, come il pescaturismo. Link al report.
Ma per favorire i processi di transizione verso un mercato sostenibile, le istituzioni nazionali e sovranazionali devono implementare pienamente regolamentazioni e controlli in contrasto alla pesca illegale, non regolamentata e non riportata (IUU) e a tutela di chi invece opera in maniera responsabile. Indispensabile anche il coinvolgimento attivo delle industrie che operano nel settore, perché si impegnino nella trasformazione delle proprie filiere, modificando le loro attività verso metodi di approvvigionamento e tracciabilità più sostenibili, dal mare al piatto.
Ognuno può e deve fare la sua parte e trattare gli oceani con più attenzione se vogliamo che la vita marina torni a prosperare e che il pesce continui a nutrire noi e le generazioni future.