GIUSTIZIA, PURE LA “LIBERTÀ” DELLA MESSA ALLA PROVA. Non solo l’improcedibilità (definita da Piercamillo Davigo “amnistia mascherata”) che scatta dopo due anni in appello e minaccia di vanificare i processi al secondo grado di giudizio. Nella (contro) riforma Cartabia della giustizia, attesa in aula alla Camera il 23 luglio, c’è anche l’ipotesi di estensione dell’istituto della “messa alla prova”, che sospende la pena detentiva per specifici reati puniti fino a 6 anni di carcere sostituendola con lavori socialmente utili e percorsi di giustizia riparativa. Il limite attuale è di 4 anni. Sul Fatto di domani vi spiegheremo perché, per alcuni reati, questa misura va nella direzione di un “liberi tutti”. Inoltre ospiteremo un’intervista al presidente della Corte d’Appello di Palermo (tra i tribunali che riescono a terminare i procedimenti prima dei due anni) secondo cui la proposta Cartabia dà vita a una “giustizia a due velocità”.
CONTE-GRILLO SI VEDONO: ERAVAMO DUE AMICI AL RISTORANTE. Proprio la riforma della giustizia è il primo grande tema che si troverà ad affrontare Giuseppe Conte prendendo le redini del Movimento 5 Stelle. Come abbiamo raccontato sul Fatto, Beppe Grillo aveva convinto i ministri 5s a votare il testo Cartabia in Consiglio dei ministri, ma ora si è fatto da parte e ha dichiarato che non interverrà più sul tema. Oggi garante e leader in pectore si sono incontrati di persona a Marina Di Bibbona, in un pranzo molto paparazzato che si presenta come la concretizzazione della pace ritrovata, annunciata la scorsa settimana. Grillo ha pubblicato una foto sui social limitandosi a commentare: “E ora pensiamo al 2050”. Ma dagli esponenti 5s è arrivato il plauso unanime: “ora il Movimento può ripartire”, scrivono in molti, da Taverna a Buffagni. “Dobbiamo ringraziare Beppe e Giuseppe, ma anche tutte le persone che vogliono bene al MoVimento, le migliaia di attivisti, i portavoce. Sono tutte queste persone il vero comitato dei saggi del MoVimento 5 Stelle, una comunità che in molti vorrebbero cancellare, ma che da ogni crisi esce più forte di prima. E sarà così anche questa volta”, ha scritto Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche Agricole. E anche Luigi Di Maio sottolinea: “Non è sempre necessario scegliere tra due parti, è invece importante agire pensando all’unità”. La partita della leadership del Movimento sembra destinata a chiudersi nelle prossime ore, a cominciare dal voto sul nuovo statuto. Tutti i dettagli sul giornale di domani.
COVID, LA MACCHINA DEL GENERALE SI È INGOLFATA. Lo certifica anche l’ultimo rapporto settimanale della fondazione Gimbe: i contagi salgono del 61%, mentre il conto delle somministrazioni di vaccini scende del 73%, considerando anche le prime dosi. Ma il dato più preoccupante riguarda gli over 60, la fascia di popolazione più esposta ai rischi gravi del Covid. Da metà maggio il commissario straordinario all’emergenza ripete che i 60enni sono un “imperativo categorico”, eppure oltre 2 milioni di loro sono ancora senza vaccino e altri 2,5 hanno ricevuto solo una dose. Mentre la variante Delta galoppa anche nel nostro Paese, in tre settimane sono state raggiunte solo 300 mila persone di questa fascia d’età prioritaria. È chiaro che a questo ritmo non si potrà più realizzare alcun obiettivo prefissato, proclami a parte. I dati dei contagi di oggi: l’incidenza sale all’1,3%. Intanto si discute della “via italiana” al green pass. Non sarà generalizzato come annunciato dal presidente Emmanuel Macron in Francia, ma sembra verrà esteso almeno ai mezzi di trasporto, concerti e discoteche. Oggi la ministra per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, ha detto che la decisione dev’essere presa rapidamente: “Se non vogliamo tornare a dover chiudere il Paese non possiamo perdere tempo e non possiamo accontentarci dei risultati buoni che abbiamo raggiunto”. Intanto dall’Oms arriva il monito agli Stati a smettere di adottare “decisioni sempre più divergenti rivolte ad affrontare bisogni nazionali ristretti”.
L’INFLUENZA RUSSA SULLE ELEZIONI USA. Il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato oggi documenti riservati del Cremlino che proverebbero che la Russia avrebbe operato attivamente per aiutare Donald Trump a vincere le elezioni nel 2016 contro Hillary Clinton. I file danno conto di una riunione riservata tenutasi a gennaio 2016 tra Vladimir Putin, alcuni ministri e i vertici dell’intelligence, in cui il presidente avrebbe autorizzato un’operazione di spionaggio per sostenere Trump come candidato presidenziale, perché la sua elezione avrebbe aiutato gli “interessi strategici” di Mosca. Resta da chiedersi come mai documenti così scottanti siano potuti trapelare dal Cremlino. Ce ne occuperemo sul giornale di domani.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Referendum giustizia, carriere a pezzi. Ultimo appuntamento con la lettura a contropelo dei quesiti del referendum sulla giustizia promosso da Radicali. Domani l’ex pm di Milano Piercamillo Davigo affronterà il tema del sesto quesito, che riguarda la separazione delle carriere.
Cronache della catastrofe, con Luca Mercalli. Il meteorologo racconta cause e conseguenze dell’alluvione che ha devastato oggi la Germania, provocando almeno 42 morti.
Dostoevskij “sanguinoso”. Leggeremo l’ultimo libro di Paolo Nori sulla vita e l’opera del grande scrittore russo.
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