GIUSTIZIA, L’ESCAMOTAGE DI CARTABIA PER SFUGGIRE AL CSM. “La riforma è perfettibile ma va guardata nel suo insieme. Ci siamo concentrati su un singolo aspetto che è correggibile, ma è una riforma che cerca di intervenire su tutto il processo”. La ministra della Giustizia ha difeso con queste parole la sua riforma davanti al Congresso nazionale degli avvocati, stamattina. Sembra un commento generale, e invece è un indizio di una strategia per mettere al riparo la legge dalla bocciatura del Consiglio superiore della magistratura. Infatti, come abbiamo raccontato sul Fatto, il Csm ieri ha espresso una prima bocciatura molto netta della riforma, giudicando che l’improcedibilità renderebbe impossibile chiudere molti processi. Ma Marta Cartabia ha fatto la sua contro-mossa. Il Csm avrebbe dovuto votare questo nel plenum del 28 luglio, però proprio ieri la ministra, che finora non aveva sollecitato alcun parere, ha chiesto al Consiglio una valutazione su ogni norma. E il capo dello Stato Sergio Mattarella (che presiede il Csm) si è fatto portavoce della richiesta, chiedendo di “posticipare anche soltanto di pochi giorni l’iscrizione della pratica all’odg del plenum”. L’effetto è ritardare il giudizio del Csm sulla riforma: la discussione non potrà avvenire prima di fine di luglio o inizio agosto. Per Eugenio Albamonte, pm di Roma è “singolare che proprio nel momento nel quale il ministro annuncia che la riforma del processo penale verrà votata con il voto di fiducia e sostanzialmente l’Aula sarà privata della possibilità di fare emendamenti, si impedisca o comunque si ritardi un parere del Csm che era già pronto e poteva essere votato velocemente, offrendo il contributo che il Csm istituzionalmente è tenuto a rendere al governo e al Parlamento su riforme che riguardano il funzionamento della giustizia”. Sul Fatto di domani vi racconteremo le implicazioni di questa mossa e le prossime tappe della riforma.
I MIGLIORI APRONO A “MIGLIORAMENTI” MA TIRANO DRITTO. TENSIONE NEI 5S. Sul fronte politico, la questione della giustizia ora è appesa a una parola: “miglioramenti”. Sono quelli a cui ieri Draghi e Cartabia si sono detti “molto aperti”, ma non si capisce a che punto e in che direzione. Il testo di riforma arriverà il 30 luglio alla Camera e, come annunciato, si voterà con la fiducia. Per le modifiche resta dunque meno di una settimana. Mentre il centrodestra tira dritto e ottiene che lunedì la Commissione giustizia della Camera discuta alcune sue proposte di estensione della legge, e mentre il Pd blinda la sua posizione a favore (“Credo che questa sia una occasione unica di superare 28 anni di scontri politici continui sulla giustizia. Mi affido a Draghi e Cartabia, che sono super partes”, ha detto il segretario Enrico Letta) per il M5s la situazione è molto complicata. La tensione tra le anime più intransigenti e quelle più inclini alla mediazione è palpabile all’interno del Movimento, tanto che oggi la ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone è arrivata a dichiarare che dalla qualità delle modifiche sarebbe dipeso l’appoggio 5s al governo Draghi, per poi precisare la posizione e dire che non intendeva minacciare dimissioni. C’è tensione anche nei gruppi parlamentari, e ora la palla passa a Giuseppe Conte (che si era già espresso contrario a creare “sacche di impunità”). Sul giornale di domani daremo conto delle evoluzioni di queste ore.
COVID, L’EFFETTO GREEN PASS RAVVIVA LA CAMPAGNA VACCINALE. Un primo effetto “alla francese” c’è stato: le prenotazioni dei vaccini sono raddoppiate in poche ore dopo l’annuncio di ieri sull’obbligatorietà del green pass dal 6 agosto. Tra i “convertiti” dell’ultima ora c’è anche Matteo Salvini, che è andato a farsi la prima dose stamattina a Milano, colpito evidentemente nel segno dall’attacco che il premier gli aveva riservato ieri in conferenza stampa, quando ha detto che “un invito a non vaccinarsi è un invito a morire”. Intanto i dati confermano che l’epidemia nel Paese ha ripreso a correre. I casi registrati oggi: oltre 5 mila contagi e 17 morti. Nella conferenza settimanale di monitoraggio del ministero della Salute, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha confermato che “l’incidenza è raddoppiata, l’impatto sui servizi sanitari è limitato ma la variante delta aumenta e diventerà dominante . Da qui l’importanza di completare il ciclo vaccinale e rispettare le misure di distanziamento e l’uso delle mascherine”. Rispetto alla settimana scorsa, l’indice Rt è salito da 0,91 a 1,26 e secondo la proiezione per la prossima settimana è a 1,55. Anche per il direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza “la situazione si sta complicando con un aumento dei casi in molti paesi europei, questo fa sì che gli italiani che vanno all’estero anche per vacanza rischiano di essere bloccati. Bisogna correre a vaccinarsi”. Oltre al racconto della giornata post-annuncio sul green pass, sul Fatto di domani faremo un confronto tra la curva epidemica dell’estate 2020 e quella dell’estate 2021, per vedere come sta evolvendo il virus.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
C’è aria di restaurazione. Da Renato Brunetta a Elsa Fornero, passando per tanti ex-Dc neanche tanto pentiti. Il nostro Focus di domani è dedicato a una cartografia politica del governo Draghi, con un’intervista allo storico Luciano Canfora e un’analisi di Barbara Spinelli.
Il G20 trova un accordo sul clima. Dopo un’accesa discussione, il summit di Napoli approva una mediazione sulle emissioni nei prossimi anni. Sul giornale di domani vedremo cosa contiene l’intesa.
Confermate le accuse per Luca Palamara. L’ex consigliere del Csm è stato rinviato giudizio a Perugia per tutte le accuse.
Ritmo, chitarra e telecamera. Intervistiamo Emir Kusturica, in concerto domenica sera a L’Aquila.
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