“Voglio finanziare il Fatto Quotidiano”. La proposta irricevibile arriva alla fine dell’intervista all’onorevole Gianfranco Librandi di Italia Viva. Lo chiamiamo perché la sua storia diventerà presto un film che sarà distribuito su Amazon. Dal colloquio ne esce però un altro: quello di un deputato della Repubblica che, oltre ai partiti, si offre di finanziare i giornali per evitarsi cattiva pubblicità. La telefonata è registrata. Potrebbe sembrare solo una battuta, ma Librandi è tanto serio da spiegare come si fa, indicando le possibili “soluzioni“: “Noi facciamo fiere per illuminazioni, eventi importanti e li pubblicizziamo sui giornali. Si può fare anche con voi, no?”.
Il deputato-imprenditore esplicita anche i termini del “patto”: “Se lei non mi frega diventiamo amici, la prossima volta la chiamo io e ci troviamo, parliamo e facciamo tutto. È un consiglio che le do, visto che tutti e due siamo nell’agone politico, giusto?”.
Mica tanto, ma così pare a Gianfranco Librandi da Saronno, classe 1954, onorevole e titolare di un’azienda dei led da 180 milioni di fatturato, parte dei quali finisce regolarmente a partiti e candidati d’ogni colore.
La premessa è che, di questi tempi, il binomio politica-cinema non porta benissimo: il leader del suo partito Matteo Renzi è finito indagato (insieme a Lucio Presta) dalla Procura di Roma che ipotizza l’esistenza di “rapporti contrattuali fittizi” dietro i compensi percepiti dall’ex premier anche per il documentario dedicato a Firenze. Da qui parte l’intervista.
Sicuro di voler intraprendere la stessa strada?
Questo film non c’entra niente dal punto di vista dell’idea e pure del finanziamento. Non ho ricevuto e non ho pagato nulla, dunque il tema di Renzi non c’è.
Eppure il suo nome spunta (anche se da non indagato) nelle carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open, quando si scopre che passando dal Pd a Italia Viva ha portato una dote di 800 mila euro a Renzi.
Io finanzio da sempre il centrosinistra, ma le ribadisco che il parallelo con Renzi non c’è. Poi lui chiarisce sempre tutto, è solo accanimento contro di lui.
Un film su Librandi, benché vivente. Come le è venuto in mente?
In realtà non è un’idea mia, ma del regista Luciano Silighini (ndr: già dirigente di Forza Italia a Saronno, autore di cortometraggi come Uno di noi, la risposta berlusconiana al film Loro di Paolo Sorrentino).
Cosa si vedrà?
Non ho letto il copione, ma parlerà di mio padre, partigiano e patriota, e della storia che cinque anni fa ho raccontato nel libro Ce la puoi fare: l’ho scritto per dire che se ce l’ho fatta io che ero poverissimo ce la possono fare tutti. Per dare speranza ai nostri giovani. Le mando la copertina, a dimostrazione che non ce l’ho col Fatto Quotidiano.
Il film parlerà anche di politica?
No, magari un riferimento al fatto che sono anche deputato.
Dell’alterco, davvero da film, con i finanzieri? Li apostrofò peggio del Marchese del Grillo.
La mia azienda è sempre stata collaborativa col Fisco. Quella volta lì abbiamo ricevuto una visita un po’ “aggressiva”, sopra le righe diciamo, ma non ho mai detto “io sono un onorevole, un intoccabile, voi siete morti” e tutte le altre cose riportate dagli agenti e dai giornali.
Ovviamente li avrà querelati per aver riportato il falso…
No.
E com’è finito quell’accertamento?
Hanno trovato degli errori formali e abbiamo già chiuso. La mia è un azienda sana, che paga tante tasse, sempre di più perché cresce, e quindi questo è il nostro orgoglio: pagare le tasse.
E non solo quelle. Negli anni lei ha finanziato anche Tabacci, Parisi, il Pd, Gori, Bonaccini, Renzi, pure Calenda e fino a Fratelli d’Italia. Nel 2016 finanziò sia Sala sia la rivale Gelmini. Insomma, lei finanzia proprio tutti.
Voglio finanziare anche il Fatto Quotidiano.
Scusi, come?
Voglio collaborare, come posso dire… costruire insieme e allora si possono così trovare delle soluzioni. Noi facciamo ad esempio delle fiere per illuminazioni, facciamo degli eventi importanti e li pubblicizziamo sui giornali e si può fare anche con voi, no?
(silenzio imbarazzato…)
Però lei è proprio un bel tipo, io sono cordiale e le sto rispondendo giusto? Se lei non mi frega diventiamo amici, la prossima volta la chiamo io e ci troviamo, parliamo e facciamo tutto. Se mi frega invece siamo fregati; è un consiglio che le do, visto che tutti e due siamo nell’agone politico, giusto?