Prematuramente interrotta la liaison con Renato Farina, l’altro Renato, Brunetta, non s’è preso neppure un giorno di riposo e ha subito preso a tubare con un altro bel bocconcino: il professor Cassese. Il quale, da quando sono arrivati i Migliori, si dedica anima e corpo a scrivere sempre lo stesso pezzo: tutto ciò che fa Draghi è meraviglioso, adorabile, stupefacente, anche quando si tratta delle stesse cose che, quando le faceva Conte, erano spaventose, detestabili, orribili. L’altroieri l’arzillo giureconsulto un tanto al chilo, che un anno fa paragonava Conte a Orbàn per la proroga di tre mesi dello stato di emergenza, s’è prodotto nel suo quotidiano peana a Draghi che l’emergenza l’ha prorogata di cinque mesi. In particolare era tutto eccitato perché SuperMario convoca ogni tanto il Consiglio dei ministri: evento eccezionale, mai visto prima. Poi ha criticato il Parlamento, che s’è permesso di emendare un decreto del governo, cioè di fare il Parlamento. Siccome il decreto è di Brunetta, questi lo ha rassicurato sul Corriere: gli emendamenti non pregiudicano “la necessità di ristabilire il merito nella gerarchia della società italiana”. È l’essenza della sua riforma, sempre tesa alla “mobilità verticale”, ma anche “orizzontale” nell’ambito di un “sistema di selezione moderno, trasparente, efficace e finalmente adeguato agli standard internazionali”. Diciamolo: era ora che arrivasse lui a “privilegiare le esperienze e i risultati raggiunti e non le appartenenze politiche e di casta” (senz’offesa per la nidiata di Cassese- boys sparsi nella Pa e nelle anticamere dei Migliori). Poche balle: occorrono “élite competitive”, e lui modestamente lo nacque, “che sostituiscano le oligarchie castali” affinché “prevalga il merito rispetto alle cooptazioni”. Bene, bravo, bis.
A questo punto ci saremmo aspettati qualche esempio concreto della Nuova Meritocrazia Brunettiana. Tipo la nomina, purtroppo sfumata sul più bello, del “consulente giuridico” Farina-Betulla che, lungi dall’essere cooptato per appartenenze politiche (era deputato di FI) o castali (è di Cl), era il frutto di una lunga e rigorosa selezione in base agli standard internazionali per le sue competenze giuridiche acquisite sul campo: alla Procura di Milano, durante la finta intervista ai pm per depistare le indagini sul rapimento di Abu Omar, poi in Tribunale, durante il patteggiamento di sei mesi di reclusione per favoreggiamento in sequestro di persona. Un caso tipico di ripristino della meritocrazia, che però Renatino s’è lasciato sfuggire l’occasione di vantare al cospetto del prof. Cassese. E noi non ci diamo pace per cotanta modestia. A meno che, parlando di “mobilità verticale”, non sia scappato da ridere anche a lui.