Era appena arrivata a Riace per godersi qualche giorno di vacanza dopo un anno duro. Maria Rosa Pilliu, 71 anni, è morta, probabilmente per un arresto cardiaco poco dopo essere scesa dal pullman che l’aveva portata in Calabria con una comitiva di amici da Palermo. La sorella Savina, 66 anni, la teneva per mano fino a pochi minuti prima, come fa sempre da quando l’Alzheimer ne ha fortemente limitato l’autonomia. Sono state unite una vita. Di origine sarda, cresciute nelle casette di Piazza Leoni a Palermo, danneggiate dalle ruspe del costruttore Pietro Lo Sicco, poi condannato per concorso esterno per i suoi rapporti con la mafia. Presto orfane di padre e con una madre anziana, per 30 anni hanno lottato fianco a fianco in tutti i tribunali opponendosi alla prepotenza e all’arroganza mafiosa, insieme, da sole.
Come i lettori del Fatto sanno bene, talvolta lo Stato le ha abbandonate. Dopo avere vinto la loro battaglia in tutti i tribunali, il ministero non le ha riconosciute vittime di mafia e l’agenzia delle Entrate ha chiesto loro pure le tasse (22mila 840 euro) sul risarcimento di 800mila euro più interessi che il costruttore mai pagherà perché non ha più nulla: il suo patrimonio è stato confiscato dallo Stato. Una beffa kafkiana alla quale abbiamo dedicato con Pif il libro Io posso, uscito per Feltrinelli il 27 maggio e poi in edicola con Il Fatto in co-edizione con Paper First. Il libro è divenuto un caso editoriale, una sorta di “chiamata alle armi” che punta a cambiare il finale della storia usando i diritti, devoluti dagli autori alla causa. I lettori hanno risposto e il libro è ancora in classifica. Il primo obiettivo è centrato: pagare la cartella esattoriale. Più difficile l’altro: far rinascere le casette dove le Pilliu sono cresciute. Oggi sono diroccate mentre il palazzo abusivo costruito illegalmente svetta beffardo lì di fronte nel cielo di Palermo. Il sogno di Savina è farle rinascere come simbolo tangibile dell’antimafia vincente.
Per ritemprarsi dopo l’ennesimo anno di lotta, Savina pensava di fare un bel bagno con Maria Rosa nelle acque dello Ionio. “Non immaginavo fosse così doloroso rievocare ogni volta quei brutti ricordi”, ci aveva detto pochi giorni fa per spiegare la tristezza che sentivamo calare nella sua voce. Ora dovrà andare avanti da sola. Grazie al comune di Riace che ha accelerato le pratiche, Maria Rosa tornerà oggi a Palermo e il funerale probabilmente sarà all’inizio della prossima settimana.
Il libro Io posso è stato un piccolo raggio di sole nella fase finale della vita di Maria Rosa. Due mesi fa siamo riusciti a riportare le sorelle nella Biblioteca comunale di Palermo (GUARDA IL VIDEO) dove avevano visto per la prima volta Paolo Borsellino nel giugno 1992, mentre il giudice ricordava in un dibattito nel cortile di Casa Professa il suo amico ucciso un mese prima: Giovanni Falcone. In quel luogo lo avevano ascoltato, si erano commosse e avevano preso il coraggio per andare in Procura a parlargli delle angherie che stavano subendo. Maria Rosa era la sorella maggiore, quella che parlava per prima. Quando il 9 giugno scorso le sorelle sono entrate a Casa Professa è partito un applauso che sembrava un abbraccio. Chissà cosa avrà pensato Maria Rosa dietro lo sguardo perso. Una cosa è certa: ha visto Savina felice tra la gente amica e si è rasserenata. Quell’ovazione è stato l’ultimo tributo di Palermo a Maria Rosa. A un certo punto la moderatrice del dibattito, Elvira Terranova, ha chiesto a Savina: “In questi 30 anni qual è stato il momento in cui avete pensato di mollare?”. La risposta di Savina è stata: “Mai”. Ora senza Maria Rosa sarà più difficile ma Savina ha accettato pochi giorni fa l’invito alla Festa del Fatto il 4 settembre prossimo. Noi speriamo che ci sia perché le sorelle Pilliu restano. Nel libro Io Posso e nella mente di quelli che si sono indignati leggendolo.
Il funerale di Maria Rosa Pilliu si terrà martedì 17 agosto alle 11 nella chiesa della scuola don Bosco Ranchibile a Palermo